Pubblicato su Politica Domani Num 43 - Gennaio 2005

La produzione e il commercio
L'olivo nel mondo greco
Il grano, il vino, l'olio circolano da un punto all'altro del Mediterraneo greco. Un commercio favorito da una sostanziale evoluzione della navigazione

di A.F.

Nelle grandi proprietà era necessaria una manodopera numerosa per espletare tutte le mansioni: venivano utilizzati sia schiavi, sia braccianti liberi, i "teti", che venivano assunti per particolari lavori e, principalmente, per la mietitura, la vendemmia e la raccolta delle olive. Nella Grecia omerica ed esiodea le industrie alimentari conservano un carattere esclusivamente domestico, non finalizzato allo sfruttamento razionale delle materie prime che la natura può fornire all'uomo né al commercio dei prodotti. La farina, il vino e l'olio, gli alimenti tipici del Mediterraneo, sono ancora preparati nell'ambito delle mura domestiche.
Fra IX e VII secolo a.C. i Greci, spinti dalla mancanza di terra coltivabile, portarono a compimento una grandiosa espansione, fondando numerose colonie nel Mediterraneo orientale e in quello centrale. Attraverso i Dardanelli e il Bosforo raggiunsero il Ponto Eusino e, attraverso lo stretto di Messina, il Mediterraneo occidentale. Alla Grecia propriamente detta si aggiunsero così la Grecia asiatica, e la Magna Grecia, le cui poleis si concentravano nell'Italia meridionale e in Sicilia. I Greci, con la loro espansione, non soltanto diffusero le loro istituzioni politiche e sociali, la loro filosofia e la loro arte; essi, attraverso la loro attività e il loro lavoro, trasformarono le condizioni economiche di numerosi paesi, entrarono in contatto diretto con alcuni stati orientali, con regioni produttrici di derrate e di materie prime, e queste nuove relazioni finirono per modificare la loro economia originaria. La Magna Grecia, ad esempio, offriva agli immigrati greci pianure fertili e rinomate per i favolosi raccolti di grano, di uva e di olive, dove il bestiame trovava abbondante foraggio. Gli Elleni portarono in questa regione la loro esperienza nell'agricoltura e nell'allevamento, sviluppando rapidamente uno sfruttamento intensivo di tutte le risorse agricole e pastorali. I nuovi territori erano i più fertili di tutto il bacino del Mediterraneo. Alla colonizzazione si aggiunse un altro fattore importante, il disboscamento delle foreste, causato dal bisogno di legno, necessario per la falegnameria e per l'edilizia, nonché per la costruzione delle navi. A ciò s'aggiunga il dissodamento dei terreni prima destinati al pascolo e poi destinati ad uso agricolo. L'estensione delle terre coltivabili non si risolse solo a beneficio dei cereali: i Greci preferirono infatti sviluppare le culture arboree, in primo luogo quella dell'olivo e della vite. Legislatori e capi di stato, quali Solone, Pisistrato, Gelone di Siracusa, raccomandarono e incoraggiarono le piantagioni di vigne e frutteti. Questa tendenza, comune sia a privati che a governanti, viene solitamente attribuita al desiderio di lucro: l'esportazione del vino e dell'olio, infatti, rendeva più di quanto non costasse importare cereali. Inoltre la presenza di colture arboree, considerato il regime delle precipitazioni nel bacino mediterraneo, attenuava gli effetti della loro violenza, assorbendo parte dell'acqua piovana e rallentando il dilavamento. Numerose città greche, fra le quali Atene, mentre erano obbligate ad importare grano, avevano una produzione vinicola ed olearia in grado di soddisfare pienamente la richiesta interna e di consentirne l'esportazione.
In quest'epoca notevole sviluppo si riscontra nei commerci marittimi: il grano, il vino, l'olio circolano da un punto all'altro del Mediterraneo greco, dall'Italia meridionale e dalla Sicilia alle coste della Crimea e dell'Armenia, dal delta del Nilo all'Adriatico settentrionale. Una simile attività marittima non si spiegherebbe senza una sostanziale evoluzione dell'arte della navigazione: le navi descritte nei poemi omerici, le imbarcazioni destinate al cabotaggio stagionale menzionate da Esiodo, erano di gran lunga superate. I Greci, allora, per navigare attraverso il Mediterraneo, erano in grado di costruire navi capaci di imbarcare circa 250 tonnellate di merci, nelle quali venivano impiegati, simultaneamente o alternativamente, i due sistemi di propulsione allora conosciuti, il vento e il remo.

 

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