Pubblicato su Politica Domani Num 43 - Gennaio 2005

La terra degli indios
Un diritto garantito dalla Costituzione
Due idee di proprietà a confronto: il diritto naturale e il diritto individuale alla terra. Sarà la Costituzione del 1988 a stabilire un equilibrio fra i due diritti, ponendo fine ad una lotta che durava dal 1500. La lotta non è ancora finita, ma, almeno, i diritti sono stati chiariti

di M. M.

Il loro diritto alla terra è stato riconosciuto dalla nuova Costituzione brasiliana (1988). Si tratta di un diritto, però, che si scontra nel suo significato giuridico con due concezioni di proprietà radicalmente opposte: quella del mondo occidentale per cui la proprietà della terra è individuale ed esclusiva e quella degli indios per i quali non ci può essere alcuna proprietà della terra; perché la terra è un dono di Dio, è un bene collettivo e, quindi, non è commercializzabile. Per gli indios la terra è madre. Anche l'uso dell'aratro è un'operazione traumatica: i solchi profondi dell'aratro altro non sono che profonde ferite inflitte alla terra. I prodotti del campo coltivato non appartengono alla famiglia, ma all'intera comunità; così come i prodotti della caccia sono condivisi con l'intero villaggio.
"Perché così tanta terra per così pochi indios?". È la domanda ricorrente che si pongono coloro che vorrebbero costringerli allo stile di vita di noi occidentali: una casa, magari in un condominio di qualche decina di metri quadri e per tetto il cemento. La casa degli indios è invece da sempre il grande spazio aperto - come quello della foresta amazzonica - non delimitabile, non recintabile, libero e a disposizione di tutti. E la domanda è destinata a rimanere senza risposta; almeno finché non si arriva ad un compromesso efficace fra il diritto degli indios al loro habitat e alla loro vita e il diritto alla crescita, allo sviluppo e al progresso del paese.
La questione indios in Brasile si sta lentamente risolvendo. Un risultato costato decenni di impegno in un'opera di educazione delle popolazioni indigene di altissimo valore politico: nelle scuole dei missionari in Brasile, oltre a leggere, scrivere e imparare il portoghese, si sono formate persone consapevoli dei propri diritti che si sono fatte portavoce di questi diritti presso il governo e l'opinione pubblica del Paese, difendendoli fino, talvolta al sacrificio della vita.
Dall'epoca dei primi "conquistadores" - accolti dalle popolazioni indigene con simpatia - fino a circa venti anni fa le tensioni fra indios e popolazione "civile" sono spesso sfociate in eccidi e massacri. Molti indigeni, perseguitati, si sono allontanati impauriti dai loro territori abituali, ritirandosi sempre di più ai margini della foresta, se era il legno pregiato a muovere i loro persecutori, oppure verso l'interno, se il bottino era la loro stessa terra o la ricchezza del sottosuolo.
Ora, dopo il riconoscimento costituzionale, per gli indios rimasti (poco più di 300mila quelli che vivono nei villaggi o sono nomadi; oltre 700mila se si contano anche quelli che vivono nelle città) sono previste estensioni di terreno dove essi possono continuare con la loro vita, le loro tradizioni e la loro cultura.
Il sistema è quello della demarcazione e della omologazione delle terre. La prima consiste nel riconoscimento di una estensione di terreno - che viene delimitato nei suoi confini attraverso accurati studi di carattere storico, sociale e antropologico - come appartenente di diritto ad un determinato gruppo indio (demarcazione). Il secondo consiste nel riconoscimento giuridico, attraverso l'accatastamento delle terre demarcate; questo per evitare che esse possano essere tolte agli indios legittimi proprietari - per usucapione, visto che su quelle terre essi dimorano da migliaia di anni - attraverso forme di occupazione o forme di vendita, ambedue illegittime e quindi non valide (omologazione). È un compito enorme che deve tenere conto dei diritti sacrosanti delle popolazioni indigene e delle pressioni, oltre che di tutti coloro che vedono nelle terre degli indios un'occasione di cospicui guadagni, anche di una massa di contadini spesso disperati e ridotti alla fame per i quali non si è mai realizzata la riforma agraria promessa.
La costituzione del 1988 prevede la creazione di 655 riserve indigene. Ad oggi, risultano demarcate tutte le riserve; ma il processo si è concluso completamente, anche con l'omologazione, solo per poco più della metà. Per il 49% che ancora rimane non esiste un registro definitivo e così, anche in presenza di una demarcazione, investitori, fazendeiros e commercianti in legname pregiato continuano ad occupare e ad invadere le terre provocando conflitti con le popolazioni indigene che sono cacciate via dal loro territorio con la scusa che - dicono - i confini non sono chiari.

L'intervista
Nelle scuole dei missionari comboniani in Brasile, insieme all'alfabetizzazione, va avanti un importante lavoro di educazione alla legalità. Padre Claudio Bombieri, che abbiamo intervistato telefonicamente dal Maranhão, affronta la questione dei diritti degli indios alla loro terra. La soluzione costituzionale a questa questione e le lentezze e le inadempienze del governo si intrecciano con l'analisi lucida e severa che il missionario comboniano fa delle condizioni politiche interne e internazionali del Brasile.

Gli articoli che seguono sono il risultato della lunga intervista con Padre Claudio, la cui prima parte è stata pubblicata su Politica Domani n.42 (dicembre 2004).

 

Omologazione delle riserve degli indios compiute dagli ultimi 5 Presidenti del Brasile
Fonte: Istituto socioambiental (ultimo aggiornamento 02/12/2004)

Presidenti
(periodo)

Terre omologate

Estensione (ettari)

José Sarney
(apr.85/mar.90)

67

14.370.486

Fernando Collor (gen.90/set.92)

112

26.405.219

Itamar Franco
(ott.92/dic.94)

16

5.432.437

F. H. Cardoso
(gen.95/dic.02)

145

41.043.606

Luiz Inácio Lula da Silva (gen.03/ott.04)

47

7.184.405

TOTALE

387

94.436.153

 

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