Pubblicato su Politica Domani Num 43 - Gennaio 2005

Violenze in Roraima
La battaglia dei quattro villaggi indigeni
Riceviamo, con richiesta di far circolare, e volentieri pubblichiamo un articolo di un grande studioso e giornalista brasiliano

di Ribamar Bessa1

Erano le sei del mattino. Gli abitanti della comunità Jawari sono stati svegliati dagli spari, urla, rumori di macchine, mescolati al rumore degli animali. Non sapevano quello che stava succedendo. Spaventati, uscirono delle loro case, i bambini piangevano abbracciati alle gambe degli adulti. Hanno visto l'invasione dei loro villaggi. In prima linea, hanno visto i trattori come carri armati abbattere le loro case. Dietro marciava la fanteria formata da quaranta uomini bene armati che bruciavano le case appena abbattute, i vestiti, le amache, il cibo e gli orti, uccidendo le galline, i maiali e cani. Hanno ferito gravemente l'indio macuxi Jocivaldo Costantino con due colpi di pistola, uno ha raggiunto la testa. Dall'altra parte le truppe marciavano verso altre tre comunità indigene: Brilho do Sol, Retiro Sao José e Homologação.
Nei quattro villaggi gli invasori hanno bruciato o abbattuto 372 case. Non hanno rispettato la chiesa, la scuola e gli ambulatori, distruggendo microscopi, medicine, mobili e altre apparecchiature come i trasmettitori radio. Hanno isolato i villaggi, chiuso le strade di accesso, impedendo l'accesso delle persone e degli agenti sanitari della Funasa (Fondazione Nazionale di Sanità che agisce nell'ambito indigenista). In questa operazione di guerra sono riusciti a vincere la "battaglia dei quattro villaggi", senza subire nessuna perdita. Nessun ferito. Gli indios non avevano neanche un coltellino svizzero come difesa.
La scena codarda e brutale sembra il racconto di un passato lontano, all'epoca dei barbari massacri del periodo coloniale, quando i "bandeirantes" - veri squadroni della morte - praticavano tiro al segno sugli indios. In realtà è successo sotto i nostri occhi, il giorno 23 novembre 2004, due giorni dopo la visita a Roraima del ministro della giustizia, Marcio Thomaz Bastos. Meritava di occupare le prime pagine dei giornali, con editoriali indignati esigendo punizione per i criminali. Però il giorno dopo i quotidiani di Amazonas erano presi dalla revoca del mandato del deputato Cordeirinho, accusato di corruzione, mentre le testate nazionali scrivevano sul pranzo di Lula con i parlamentari del PMDB.
Cosa succede alla coscienza nazionale? Crimini barbari come questi si sono banalizzati così tanto da occupare un piccolo spazio nelle pagine interne e passano inosservati alla opinione pubblica. Non riescono più a risvegliare la nostra indignazione, la nostra santa ira, la nostra furia e vergogna. Sembra che sia stata anestetizzata la nostra solidarietà, annullandola e impedendoci di condividere il destino di popolo che da 500 anni si ostina a vivere, preservare culture e lingue che costituiscono il patrimonio non soltanto brasiliano ma della umanità.
Gli "eroi" della "battaglia dei quattro villaggi" in realtà sono banditi. Rimangono impuniti nonostante siano conosciuti. Il Consiglio Indigenista di Roraima (CIR) rivela che i "generali" al comando delle truppe sono tre grandi proprietari terrieri della regione. Uno di loro, produttore di riso, Paulo Cesar Quartiero, avrebbe sparato il colpo all'indio macuxi, secondo le denunce del fratello della vittima, il tuxaua Junior Costantino. Nel gruppo si trovavano anche alcuni indios mercenari pagati dai latifondisti.
L'avvocatessa Joênia Batista de Carvalho, wapixana, laureata alla Università Federale di Roraima (UFRR) è la prima india avvocato nella storia brasiliana. Insegna Legislazione Indigena nel corso interculturale della UFRR. Come consulente giuridico del CIR si è rivolta al segretario dei Diritti Umani, Nimario Miranda e alla Polizia Federale: "Lo stato di Roraima ha una storia di impunità e di violenza contro le comunità indigene. Loro hanno già fatto cose simili in passato e non è successo nulla. Vogliamo che vengano puniti. Basta con l'impunità! Non servono le inchieste. Se queste persone rimangono libere continueranno a comandare azioni come queste. Vogliamo la prigione di questi leader. Se i colpevoli fossero indios ci sarebbe una caccia permanente". Lei ha ragione. Se un indio lanciasse una freccia - meritata - contro un proprietario terriero la stampa nazionale creerebbe un scandalo.
I villaggi assaltati distano 150 Km da Boa Vista (capitale di Roraima), sono dentro la Terra Indigena Raposa-Serra do Sol, la cui delimitazione è stata confermata da un atto del Ministero della Giustizia nel 1998 e attende soltanto un decreto presidenziale per essere definitivamente attuato. Dato che né Fernando Henrique Cardoso né Lula hanno fino ad oggi firmato il decreto i latifondisti hanno chiesto l'annullamento dell'atto del Ministero della Giustizia. La Giustizia Federale di Roraima, assolutamente schierata a favore dei latifondisti, ha determinato la restituzione delle terre ai produttori di riso, ma una recente decisione del Tribunale Supremo Federale ha cassato la decisione assicurando la permanenza delle comunità indigene fino alla decisione definitiva.
Lula non ha firmato il decreto e il merito della questione giuridica non è stato ancora discusso. Di conseguenza i latifondisti si approfittano di questa situazione per attaccare. "Loro stanno cercando di ricusare con la forza una decisione del massimo organo del sistema giudiziario brasiliano", ha dichiarato l'avvocato dell'Istituto Socio-ambientale (ISA), Raul Telles do Vale.
In un recente articolo l'antropologa Elaine Moreira, della Università Federale di Roraima ha riassunto con precisione il conflitto: "Il riconoscimento delle terre indigene come un'unica area mette in realtà due logiche in contrapposizione; una difende gli interessi privati dei produttori di riso e l'altra gli interessi sociali e culturali delle etnie che vivono nella regione. Qual è, in fin dei conti, la maggior ricchezza per lo stato di Roraima e per il Brasile: la diversità culturale, linguistica e dei saperi delle popolazioni indigene o le piantagioni di riso? Perché l'insistenza disperata di rimanere lì se secondo la EMBRAPA (Impresa Brasiliana di Ricerca Agricola e Allevamento) esistono più di 28.000 chilometri di terre libere e adatte per l'agricoltura nello stato di Roraima?".
Lula ha le lacrime in tasca ultimamente. Ha pianto per le dimissione di Frei Beto. Ha singhiozzato quando Riccardo Kotscho, il suo addetto stampa, se ne è andato, però non ha versato neanche una lacrima per la violenza commessa contro gli indios nella "Battaglia dei quattro villaggi". Se Lula non firma il decreto di omologazione delle terre indigene di Raposa-Serra do Sol come un'unica area continua, sarà evidente che lui è passato dall'altra parte, che ci ha abbandonato e che sta dalla parte di chi ha i soldi.

1 José Ribamar Bessa Freire è fra i più profondi studiosi ed esperti della questione indigena in Brasile. É il coordinatore del programma di studi sui popoli indigeni dell'Università degli Studi di Rio de Janeiro. Le sue aree di specializzazione sono: Storia sociale del linguaggio - Storia del Brasile indigena - Storia dell'Amazzonia - Etnoeducazione e Etnomuseologia.
2 Padre Gianfranco Graziosi, missionario della Consolata, parla di 23 case distrutte o incendiate (www.consolata.org). [n.d.r.]

 

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