Pubblicato su Politica Domani Num 42 - Dicembre 2004

Cultura e territorio
Le stanche novità di fine anno
Velletri è una città simbolica, che ricorda, nella propria storia un "Teatro della Passione" e una "Casa della Ragione". Di tali segni storici poco è rimasto

di A.P.

In questi giorni viene annunciato l'inizio dell'uso del nuovo Teatro Comunale.
Non sarà certo ricordato come un novello "Teatro della Passione", ma potrebbe dare spazio alla produzione locale (ad opera dell'importantissimo teatro sperimentale di Velletri) ed offrire quelle anteprime che animavano gli inverni piovosi degli anni '70 e '80, quando esisteva l'Artemisio, e Velletri dava la cittadinanza onoraria ad Edoardo De Filippo.
Peccato però che non venga annunciata nessuna programmazione e che la gestione sia diventata una querelle politica. Non è infatti ancora chiaro chi gestirà la sala, che ruolo avrà la neonata "Associazione Teatro Stabile di Velletri", quale progetto c'è dietro l'adesione del Comune di Velletri a questa Associazione, che costo avrà l'utilizzo della struttura. Per ora si annunciano "pallette" e ballerine, la sempre presente Rita Pavone, e qualche festa di beneficenza. Sostanzialmente nulla di nuovo rispetto alle ultime feste dell'Uva. Un'occasione mancata.
Così può diventare evento anche l'apertura di una nuova libreria. Un luogo, tra l'altro, che potrebbe offrire un piacere da metropoli: poter gustare un caffé leggendo un libro appena acquistato.
All'inaugurazione della nuova libreria c'era sicuramente la Velletri bene borghese, riconoscibile e riproducibile, quella dei circoli tutti uguali, un po' esclusivi, un po' chiusi. Ma già tira aria di Natale, di shopping.
Eppure Velletri ha dietro alle spalle una delle tradizioni librarie e bibliofile più importanti della provincia. È una città che annovera nella sua Biblioteca migliaia di testi antichi (pergamene, testi del cinquecento, e anche un archivio storico che accompagna la storia della città dal medioevo al secolo scorso). La biblioteca ha chiuso, però, da mesi, l'accesso a questo fondo. E non ha saputo - fino ad oggi - creare cultura: quella che le appartiene e di cui va giustamente fiera. A Velletri, in luoghi quali il Convento san Francesco, oggi diroccato, si formavano futuri papi come Bonifacio VIII, ed erano ospitati testi fondamentali per la circolazione culturale dell'epoca. Uomini come Goethe raggiungevano la città per visitare la collezione Borgia, uno dei Musei più importanti del '700. Altri conventi racchiudevano biblioteche che si aprivano agli studiosi, ai pellegrini, ai viaggiatori.
È un ottimo esercizio di memoria storica sfogliare il lungo elenco delle opere dedicate a Velletri, raccolte da Valentino Romani (nel 1970) e completate da Roberto Zaccagnini (alla fine 2000).
Velletri ha sempre prodotto cultura e ha saputo mantenere una salda autonomia rispetto alla capitale, esprimendo, in alcuni casi, notevoli originalità.
Sfogliare ed assistere a gran parte di ciò che viene presentato come "produzione culturale" più recente deve allarmare: il pericolo della perdita di un'anima è reale, e l'inglobamento culturale della città nel magma indistinto della provincia è dietro l'angolo.

 

Glossario minimo sulla storia culturale di Velletri

Grand Tour...
... ovvero Voyage d'Italie o Italienische Reise, secondo la nazionalità del viaggiatore. Nato nel '700, come scoperta, quasi un'anticipazione dell'irrequietezza esistenziale del secolo successivo, diviene famoso grazie anche ai diari che spesso venivano redatti, sia in forma letteraria, che figurativa. Risalgono proprio a queste esperienze di viaggio la maggior parte delle raffigurazioni dell'Italia del XVIII e XIX secolo.
"E come in una straordinaria magia, arrivammo a Velletri", scriveva il 2 novembre del 1739 Charles de Brosses. Velletri era una meta comune, scelta spesso da viaggiatori che disponevano di tempo. Il Goethe arrivò a visitare il celebre museo borgiano, scrivendo che "sarebbe imperdonabile non visitare questo tesoro posto così vicino a Roma".

Il Teatro della Passione
Nell'attuale Piazza Martiri del Lavoro (anticamente chiamata Piazza S. Giacomo) sorgeva una delle opere più conosciute nell'antichità di Velletri, il teatro della Passione. Quando nel 1765 venne deciso di demolirlo, Stefano Borgia protestò fortemente e riuscì a realizzare un disegno del monumento. Oggi dell'antico teatro non rimane che il portone di destra (al civico 21).
Nell'edificio teatrale la confraternita del Gonfalone vi faceva rappresentare i fatti della vita e della morte di Gesù (da qui il nome) e le sacre commedie. La sua fondazione viene datata tra il XV e il XVI secolo. Nel 1563 vi si davano ancora rappresentazioni sacre.

La Casa della Ragione
Era la sede del Governo cittadino. L'edificio era sito nella decarcia di san Salvatore. Era uno stupendo modello di architettura medioevale, realizzato con rettangoli regolari di peperino interrotti da porte e finestre ornate da fregi.
Fino al XIII secolo vi risiedette il Magistrato cittadino. Venne distrutto nel 1869 e trasformato in trattoria.

 

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