Pubblicato su Politica Domani Num 42 - Dicembre 2004

Ucraina
Una pedina sullo scacchiere
L'Ucraina è terra di conquista di giganti pronti a scendere in campo non appena il processi di privatizzazione sarà completato

di M. M.

"Gli oleodotti (le pipelines) che transitano nel territorio ucraino sono un irrinunciabile obiettivo per le grandi potenze, ma proprio le loro gestione può diventare un elemento di forza per rilanciare l'autonomia di Kiev dalla sudditanza psicologica con Mosca". É l'analisi di Michele Campana Rovito su equilibri.net (9 luglio 2003).
Nonostante la crescita del PIL del 4,8% nel 2002 e del 8,5% nel 2003 (dati dell'Istituto Statistico di Stato) e un tasso di crescita economica medio del 7,2%, negli ultimi quattro anni, il paese sta ancora soffrendo della grave crisi economica che lo ha colpito negli anni '90. Serviranno ancora, a questi ritmi, 8 o 9 anni per la piena ripresa. I salari, che pure sono cresciuti nell'ultimo anno del 22,8%, rimangono molto più bassi rispetto, per esempio, ai salari in Polonia: solo il 15%, il salario medio, a parità di potere di acquisto. Le pensioni sono ancora più basse, in genere un terzo del salario, mentre in Polonia arrivano fino al 70% del salario. Le imprese debbono pagare una tassa sulla sicurezza sociale le cui aliquote arrivano fino al 52%. Il lavoro nero è molto diffuso e con questo l'evasione fiscale.
Le ricette degli analisti economici sono, come al solito, due: riduzione delle tasse e privatizzazioni.
Escluse le prime, impraticabili a causa delle elezioni (ottobre 2004), il Governo ha portato avanti le seconde.
Le "microprivatizzazioni" (sono stati sospesi tanti privilegi fiscali di cui godevano gli apparati produttivi in qualche modo legati allo stato) hanno generato un fiorire di piccole imprese; nel campo della produzione di derivati leggeri del petrolio esse soddisfano la domanda interna. É infatti aumentata la raffinazione locale (+ 30%), che si è sostituita alle multinazionali straniere.
Fra le grandi privatizzazioni c'è la vendita della più grande impresa di estrazione del petrolio, la Ukrnafta, che produce il 93% del greggio estratto in Ucraina. La Privatbank (istituto finanziario tedesco con sedi in tutto il mondo) possiede il 41% della raffineria ed intende arrivare al controllo dell'impresa.
Estrarre olio vuol dire anche mantenere impianti di raffineria efficienti e all'avanguardia, tanto più che la produzione è destinata ad aumentare velocemente. Un'attività che richiede enormi investimenti. Nel caso dell'Ucraina gli investimenti finanziari, di "know-how" e di personale, sono di una tale entità che nessuna compagnia locale, neanche un gigante come la Lukoil riesce a soddisfare. L'Ucraina rimane pertanto terra di conquista dei giganti mondiali pronti a scendere in campo non appena il processo di privatizzazione sarà completato ed essi sapranno con chi trattare.
È a questo punto che il processo di sviluppo economico dell'Ucraina diventa una variabile geopolitica e si intreccia con il processo politico interno e internazionale.
L'Ucraina è attraversata per tutta la sua lunghezza da oleodotti e gasdotti che dalla Russia convogliano petrolio e gas fino al Mediterraneo verso l'Europa, e oltre, fino all'Atlantico verso gli Stati Uniti. Verso cioè i maggiori consumatori di energia. Il trasporto del greggio e del gas attraverso l'Ucraina è saldamente nelle mani della Russia che controlla la Ukrtransnafta (56% di share).
La Russia, caduto l'impero sovietico, rischia il dissolvimento sotto le spinte centrifughe di tanti suoi stati che premono per l'indipendenza. È il caso del Caucaso, una regione troppo ricca di giacimenti e troppo preziosa, crocevia di passaggio di oleodotti e gasdotti, sul quale la Russia di Putin ha imposto il pugno di ferro (emblematiche sono le vicende della Cecenia). Per evitare di rimanere isolata la Russia ha bisogno degli Stati dell'ex impero sovietico, molti dei quali sono già entrati in Europa e guardano agli USA con interesse, forse eccessivo. Con le altre nazioni, ancora in qualche modo nella sua sfera di influenza, ha stipulato un accordo di libero scambio, il GUAMM, sottoscritto anche dall'Ucraina per garantirsi i corridoi che le permettono il passaggio dai suoi giacimenti verso i paesi consumatori.
L'Ucraina diventa così la pedina di un gioco guidato da superpotenze.
Gli Stati Uniti hanno tutto l'interesse a limitare il più possibile l'influenza geopolitica della Russia, la quale cerca, invece, di consolidare e possibilmente accrescere la propria influenza. In questo scenario anche l'Europa ha una parte importante: pur non avendo interesse ad una sua ulteriore espansione, è però una prospettiva troppo allettante per le nazioni che guardano all'Europa e che sperano in una loro futura integrazione nell'Unione.
Le scelte politiche ed economiche dell'Ucraina, qualunque esse siano, sono destinate ad andare ben oltre gli interessi e le aspirazioni del suo popolo.

 

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