Pubblicato su Politica Domani Num 42 - Dicembre 2004

Lungaggini e difficoltà

 

È appena scampato al rischio della vita due volte: la prima quando è fuggito dal suo paese in guerra e sotto dittatura; la seconda quando ha affrontato il viaggio clandestino che lo ha portato in Italia. A bordo di un gommone, su una carretta del mare, o magari nascosto nella cella frigorifera di un camion. Ma qui ha inizio un altro calvario.
Innanzi tutto l'identificazione. Chi fugge, specialmente se perseguitato, difficilmente ha con sé i documenti e l'identificazione può essere un problema. La prima sosta forzata nei CPA dovrebbe durare solo qualche giorno. Arriva invece anche fino a 40 giorni. Dopo le prime cure sanitarie, il cibo e i vestiti, c'è l'identificazione. Solo dopo potrà presentare la domanda per ottenere lo status di rifugiato. Intanto riceve un permesso di soggiorno per richiesta di asilo che dovrà rinnovare ogni tre mesi. La procedura dura in media oltre un anno; magari anche di più perché non si trovano i documenti, si perde il fascicolo, si fanno errori, oppure perché le comunicazioni non funzionano. In questo periodo non ha diritto al lavoro né a un alloggio: giuridicamente non esiste e non può fare contratti. Ha diritto però ad un compenso giornaliero, una sorta di "paghetta" di 17,56 euro al giorno. Ma solo per 45 giorni.
Con il permesso di soggiorno potrà trovare asilo nei centri di accoglienza (CPA) (solo però per un determinato periodo, che è inferiore a quello necessario per la "pratica"), oppure sarà ospitato da parenti, conoscenti e connazionali. Una fortuna, perché molti come lui - il 17,6 per cento - che non sanno dove andare, dormono all'aperto.
Ottenuto finalmente lo status di rifugiato o il permesso di soggiorno per motivi umanitari, non sa come fare per l'alloggio e il lavoro. Come molti rifugiati, non può pagare l'affitto, spropositatamente alto, che gli viene chiesto e non ha abbastanza denaro per il deposito iniziale. C'è poi la diffidenza del padrone di casa che teme che sia un ricercato o un criminale. Il riconoscimento dei titoli e delle qualifiche professionali è difficile e lento e non riesce a trovare un lavoro adeguato; e l'essere stato forzato lontano dal lavoro per tanto tempo nel periodo dell'inchiesta non aiuta. Così è costretto a lavori non adatti alle sue qualifiche e alla sua esperienza. Una condizione frustrante e un pessimo e inquietante segnale.

 

Sinodo Africano
"Accogliendo i voti del Consiglio post-sinodale, interprete dei desideri dei pastori africani, colgo l'occasione per annunciare la mia intenzione di convocare una seconda assemblea speciale per l'Africa del Sinodo dei vescovi". Così il Papa ha annunciato che ci sarà un nuovo sinodo per l'Africa. Il primo si era tenuto dieci anni fa a Roma. In un editoriale Nigrizia, la rivista dei missionari comboniani, si augura che il Sinodo sia celebrato in Africa e che, oltre che per l'Africa, sia anche il Sinodo dell'Africa. Si sta affermando lì una società democratica e partecipativa ed è in atto un vero e proprio Rinascimento africano: l'Africa diventa protagonista a livello mondiale e non è più "il povero di turno" in attesa dell'elemosina di quel Nord che, dopo averlo dilapidato per due secoli, ora pretende di imporgli ricette curative.

 

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