Pubblicato su Politica Domani Num 42 - Dicembre 2004

L'ultimo popolo nomade
Gli Awà Guajà e la strana storia della loro riserva
La ricchezza culturale e genetica del Brasile che le popolazioni indios rappresentano è stata riconosciuta dalla Costituzione brasiliana del 1988. Si afferma in essa il diritto degli Indios alla loro terra, alla loro identità e alle loro tradizioni e cultura e si esclude qualsiasi forma di inserimento coercitivo degli Indios in habitat e culture a loro estranei. Per garantire questo diritto costituzionale sono state assegnate a tutte le popolazioni indigene riserve nelle quali essi possono continuare indisturbati la loro esistenza. Il processo della delimitazione delle riserve avviene in due fasi successive: la demarcazione del territorio (delimitazione dei confini) e l'omologazione (riconoscimento giuridico mediante decreto presidenziale). Il processo non è stato completato e questa situazione ancora sospesa è spesso causa di tensioni e di conflitti molto aspri.

di M. M.

Sono poco più di 300 gli Indios appartenenti all'ultima popolazione nomade rimasta in Brasile. Sono gli Awà Guajà, gli ultimi Indios ad essere stati contattati: nel 1973 per la prima volta (l'ultimo gruppo è stato contattato solo 1999). Alcuni di loro, forse cinquanta, non sono ancora stati contattati.
Gli Awà Guajà sono stati sistematicamente eliminati, terrorizzati e cacciati fuori delle loro terre: la zona della foresta pre-amazzonica nello stato del Maranhão che si estende fino al porto di São Louí. Il loro territorio è stato tagliato esattamente a metà dagli 890 km di ferrovia che collega le ricchissime miniere di ferro del Carajàs fino alla costa. La zona è stata invasa da almeno 20.000 fra garimpeiros (cercatori di minerali preziosi) e minatori, fazendeiros (agricoltori latifondisti) e contadini, imprenditori e allevatori, richiamati dalle opportunità economiche della miniera e della ferrovia. Gente che mentre avanzava faceva piazza pulita davanti a sé, ricacciando gli Indios verso l'interno della foresta, uccidendoli e stravolgendone l'habitat con la distruzione di vaste zone ricche di vegetazione e di fauna, con il taglio indiscriminato di alberi da legname pregiato, con l'appropriazione illegale di vasti territori.
Due anni fa è stata demarcata l'ultima riserva indigena nello stato del Maranhão, quella degli Awà Guajà: 118.000 ettari di terreno, 38.000 dei quali occupati da una grande impresa agropastorile (agropecuária Alto Turiaçu); oltre a questa vi sono-vivono 300 famiglie di "invasori" che continuano con l'opera di sfruttamento della foresta e di distruzione dell'ecosistema. Le violenze di cui sono stati vittime gli Indios Guajà hanno provocato l'intervento di Amnesty International e una dura presa di posizione degli organismi internazionali. Il giudice federale ha ordinato la demarcazione immediata della zona. Il denaro era pronto: faceva parte di un totale di 13,6 milioni di dollari destinati ad attenuare le difficoltà provocate dalla costruzione della ferrovia del Carajàs (i fondi, tutti di investitori stranieri, erano stati previsti nel progetto stesso ed erano condizione per la sua approvazione). La demarcazione è avvenuta a tempo di record, in 40 giorni.
Ma la vicenda non è terminata: sono in ballo quei 38.000 ettari di riserva ancora occupati. Dietro le resistenze dei 300 "proprietari" si cela una strana, curiosa storia.
Per difendere l'immensa foresta amazzonica, il governo brasiliano ha affidato ad un sistema di vigilanza ultramoderno il controllo, dallo spazio, della regione: il SIVAM (SIstema di Vigilanza dell'AMazzonia). Il sistema si serve di tecnologie avanzatissime e la sua costruzione è stata affidata - con un contratto di oltre un miliardo di dollari - alla statunitense Raytheon, una compagnia diventata famosa per la produzione di missili Patriot. Una grossa parte del progetto ha avuto la copertura economica della Banca Export-Import di Washington (Ex-Im Bank, un gruppo economico siro-libanese), che finanzia i commerci internazionali di molte industrie USA. Scopo del SIVAM è prevenire gli incendi, le occupazioni illegali, il traffico di droga, i disboscamenti, e proteggere la foresta e le popolazioni indigene. Osservazione: la costruzione delle infrastrutture di base per il sistema informatico della Rytheon é stato costruito dall'impresa Shain-Cury, proprio quella che occupa i 38.000 ettari nelle terre dei Guajá (agropecuária Alto Turiaçu) con un contratto di 110 milioni di dollari.
In Brasile, per legge, è vietato a un singolo proprietario l'acquisto di più di 3.000 ettari di terreno. All'epoca dell'occupazione di quei 38.000 ettari le legge era in vigore: l'enorme estensione è stata acquistata da tanti prestanome, con tanti contratti perfettamente identici di 2.992 ettari ciascuno. Dietro quegli acquisti c'era proprio il gruppo finanziario che sostiene il progetto SIVAM.
Il giudice federale ha riconosciuto la nullità di tutti gli atti di proprietà (o perché fasulli o perché stipulati a demarcazione avvenuta). Il gruppo deve andarsene, ma chiede un indennizzo - due o tre milioni di dollari - per avere realizzato costruzioni e infrastrutture. È legittimo questo indennizzo? La sentenza del giudice è prossima, ma l'orientamento è che non ci sarà nessun indennizzo: la distruzione di oltre 10.000 ettari di foresta pregiata, non può meritare alcun indennizzo.

 

La FUNAI

La Fundação Nacional do Ìndio è l'organo governativo a cui sono affidate le politiche indigeniste, compresi gli studi per la demarcazione delle terre. In passato la FUNAI ha svolto un importante lavoro di educazione e di difesa dei diritti degli indios e di mediatore fra le popolazioni indigene e il governo centrale. Da quando però molti dei suoi compiti, a partire da quello dell'istruzione primaria e della demarcazione delle terre (che sono state ormai tutte demarcate), sono stati affidati ai governatori dei singoli stati1, l'impatto della FUNAI, la sua importanza e il suo prestigio sono enormemente diminuiti. Essa svolge oggi solo compiti di tipo amministrativo e anagrafico, oppure si occupa di piccola assistenza come il trasporto di ammalati o l'accompagnamento di anziani - "tutte cose che gli indios possono fare bene e meglio da soli", afferma Padre Claudio -.

Questo ridimensionamento ha privato la FUNAI della forza necessaria per esercitare sul governo la forte pressione di una volta nelle politiche importanti (come per l'educazione e per l'omologazione delle terre) ed ha tolto agli indios un autorevole organismo di appoggio delle loro rivendicazioni. Svuotata delle sue prerogative, si parla ora della soppressione dell'organismo e della creazione, al suo posto, di una commissione centrale dipendente direttamente dalla Presidenza della Repubblica.

Informazioni sulle attività della FUNAI e sugli indios del Brasile si trovano sul ricchissimo sito web - fra l'altro straordinariamente ben fatto - dell'istituzione governativa: www.funai.gov.br (in portoghese, con alcune sezioni in inglese). Da segnalare sul sito la parte dedicata alla storia e alla cultura delle popolazioni indigene, alle politiche indigeniste e la sezione dedicata al museo degli Indios.

1 Il Brasile è uno Stato federale composto da 26 stati e un distretto federale.

 

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