Pubblicato su Politica Domani Num 42 - Dicembre 2004

Polemiche al documento FAO sugli OGM
La FAO cambia volto
Il rapporto annuale della FAO, esplora il potenziale delle biotecnologie agricole, in particolare degli OGM, per rispondere ai bisogni dei poveri del mondo. Alcune reazioni a questo che sembra essere un vero voltafaccia dell'agenzia ONU

di Marianna Berti

Nel novembre 2003 Jacques Diouf, direttore generale della FAO, sosteneva: "Gli agricoltori africani hanno bisogno di acqua non di OGM" . Il 17 maggio scorso è stato pubblicato il rapporto annuale della FAO, "The State of Food and Agricolture 2003-2004", che ha creato molto scalpore per le dichiarazioni apertamente pro-OGM. Dall' "executive summary" apprendiamo che il rapporto FAO esplora il potenziale delle biotecnologie agricole, in particolare degli OGM, per rispondere ai bisogni dei poveri del mondo. La relazione conclude che le biotecnologie agricole possono aiutare i poveri, perché riducono la necessità di utilizzare sostanze chimiche tossiche, abbassano i costi di produzione per gli agricoltori, migliorano il contenuto nutritivo degli alimenti e migliorano il controllo sulle malattie di piante e animali. Vantaggi questi che possono aumentare di molto la produttività agricola e ridurre i prezzi degli alimenti. Gli investimenti del settore privato si concentrano però solo su quattro colture: cotone, mais, colza e soia. Prodotti essenziali, invece, come la cassava, le patate, il riso e il grano ricevono poca attenzione da parte degli scienziati. "Né il settore privato né quello pubblico hanno investito abbastanza nelle nuove tecnologie genetiche per le cosiddette "orphan crops", ha dichiarato Jacques Diouf.
Le reazioni delle ONG del settore e di coloro impegnati contro gli OGM sono state dure. Secondo Devinder Sharma, responsabile per la sezione Sviluppo dell' "Indian Express", la FAO è divenuta un'estensione dell'USAID (organizzazione statale USA per gli aiuti allo sviluppo, essenzialmente costituiti da alimenti OGM). Sembra, in effetti, che negli anni la FAO sia stata oggetto di fortissime pressioni da parte del governo statunitense e delle industrie biotech.
La ONG -Via Campesina, impegnata in campagne anti-OGM in Sudamerica, ritiene la FAO ormai venduta alla Monsanto, alla Sygenta e ai governi di certi paesi industrializzati, La "rivoluzione verde", proposta dalla FAO decenni prima come soluzione tecnologica per la fame mondiale, non ha impedito la crescita del numero delle persone che soffrono la fame. Una delle conclusioni principali della FAO sembra nuovamente essere che la fame nel mondo è un problema tecnologico, risolvibile con investimenti più efficaci nelle biotecnologie e nell'ingegneria genetica.
Per Luca Colombo della direzione tecnico-scientifica del Consiglio Diritti Genetici, il rapporto della FAO evidenzia dei problemi soprattutto di metodo. Dopo il World Food Summit 2002, la FAO aveva instaurato un dialogo con i membri della società civile (varie ONG, organizzazioni contadine e per la protezione dei popoli indigeni) . Questa relazione, invece, è stata prodotta senza consultare nessuna di queste realtà. Manca, inoltre, un'analisi rigorosa della realtà delle coltivazioni OGM: vengono citati numerosi esempi di successo di coltivazioni transgeniche, senza accennare ai casi di insuccesso. Secondo Colombo si parla in generale delle grandi industrie della biotecnologia, ma la FAO non affonda la critica e non fa riferimenti specifici agli effetti del controllo del mercato da parte delle grandi multinazionali del settore.
Un altro punto di vista interessante è quello del sudafricano Glenn Ashton (di SAFAGE). Per Ashton il problema sta in gran parte nella strumentalizzazione della relazione FAO. I media, infatti, più o meno condizionati dalle industrie, invece di riportare le notizie e commentarle, hanno colto l'occasione per aumentare sul mercato l' influenza di coloro che già dominano il commercio degli OGM. Sebbene il rapporto concluda che gli OGM possano essere parte della soluzione, la relazione dice anche che non sono assolutamente la "panacea" vantata dai loro sostenitori. Inoltre sottolinea la necessità di utilizzare criteri scientifici per valutare caso per caso qualsiasi effetto delle biotecnologie, specie in relazione all'ambiente. D'altro canto Ashton evidenzia come il rapporto non offra un panorama completo della realtà delle coltivazioni OGM. Sicuramente la scelta selettiva degli esempi citati nel rapporto, così come la scelta del linguaggio utilizzato, che ha permesso alla propaganda pro-OGM di strumentalizzare i contenuti della relazione sono gli elementi più preoccupanti; tuttavia non va ignorata l'assoluta mancanza da parte della FAO di smentite o di atti volti a precisare la propria posizione rispetto alle reazioni e alle polemiche seguite al rapporto in questione.

 

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