Pubblicato su Politica Domani Num 42 - Dicembre 2004

Curiosità
CPA e CPT
Centri di Prima Accoglienza e Centri di Permanenza Temporanea

 

La gestione dei centri di prima accoglienza dove vengono trasferiti i profughi al loro arrivo in Italia è complessa e spesso caotica. Sono responsabili il Comune, le forze dell'ordine, la prefettura, la Croce Rossa, le ASL, le ong, le aziende locali. Una Babele di competenze e di lingue. È qui che il profugo è costretto a rimanere fino all'identificazione, quando riceve un permesso temporaneo di soggiorno, dopo quasi due mesi. E per compagni ci sono l'isolamento, la promiscuità, il superaffollamento, i disagi.
Vietati i rapporti con gli enti di assistenza e di tutela per i profughi fino al completamento dell'iter di identificazione, il centro diventa una sorta di prigione all'aperto. L'identificazione fatta senza l'assistenza di interpreti adeguati e di legali diventa un vero pericolo per il rifugiato. "Se durante la fase di identificazione o successivamente a questa ricorrono degli elementi che possono indurre gli organi di polizia a ritenere che ci si trovi di fronte a persone che devono essere respinte, queste verranno inviate in uno dei Centri di Permanenza Temporanea", è scritto in un rapporto dell'Università della Calabria1. Gli interpreti non vanno molto per il sottile: lavorano per le forze dell'ordine e sono più propensi a respingere anziché ad accogliere.
I Centri di Permanenza Temporanea (CPT), un regalo della legge Turco-Napolitano, sono luoghi di identificazione degli stranieri privi di permesso di soggiorno e di quelli in attesa di rimpatrio. Non più di 60 giorni la permanenza nei CPT. Dal 2002, però, con la Bossi-Fini aumentano e si inaspriscono le restrizioni. I centri sono diventati così delle vere e proprie prigioni. Nessun contatto con l'esterno. È vietato l'accesso anche alle organizzazioni umanitarie. "Il centro di permanenza dei profughi di Lampedusa, nei pressi dell'aeroporto, è recintato con filo spinato e sorvegliato da telecamere e poliziotti armati. L'ingresso è vietato ai giornalisti e ai fotografi. Nessun operatore può riprendere all'interno. Le domande sulle condizioni dei profughi non ricevono risposta. All'inizio del 2004, un rapporto dei Medici senza frontiere (Msf) ha denunciato il centro perché non offriva cure mediche ai malati gravi e i gabinetti erano intasati. I profughi dormivano sul pavimento perché non c'erano più brande", si legge in un rapporto pubblicato da Internazionale (8-14 ottobre 2004).

1 Iniziativa comunitaria Equal - Progetto Asylumisland, "Richiedenti asilo e strutture di accoglienza in Provincia di Crotone", A cura di Luigi Commisso e Mirella De Franco - Rende, maggio 2003.

 

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