Pubblicato su Politica Domani Num 42 - Dicembre 2004

Brasile: fra gli Indios del Maranhão
Educazione ai diritti e coscienza del proprio peso politico. In un paese complesso come il Brasile gli indios danno lezione di dignità

di Maria Mezzina

L'intervista
In un'intervista esclusiva dal Brasile padre Claudio Bombieri fa un'analisi a tutto campo della situazione degli Indios in Brasile. Storia, cultura, tradizioni, organizzazione sociale, educazione e difesa dei diritti. Ne esce un quadro completo delle popolazioni indigene che popolano il più grande e il più ricco habitat naturale, quello della foresta amazzonica; un quadro che cercheremo di dare, sulla base della sua testimonianza, in queste pagine. Nel prossimo numero affronteremo la questione dei diritti degli indios alla loro terra. La soluzione costituzionale data a questa questione e le lentezze e inadempienze del governo si intrecciano con l'analisi lucida e severa che il missionario comboniano fa delle condizioni politiche interne e internazionali del Brasile.

 

Essere missionari fra gli Indios
In Brasile dal 1979, padre Claudio Bombieri, comboniano, lavora con gli Indios nella regione del Maranhão dal 1983. La sua missione consiste nella difesa delle popolazioni indigene e nella loro educazione: oltre venti anni di educazione ai diritti: diritto alla terra, diritto alla propria identità, diritto ad essere ascoltati nell'arena politica. L'amore di Cristo per l'umanità si esprime nella difesa di quelle genti - a serio rischio di estinzione - e del loro diritto ad esistere. Una difesa che ha come arma l'educazione e come arena la scuola.
La missione di padre Claudio è impegnata in un progetto di scuola media portata all'interno delle comunità indigene (come previsto dalla costituzione brasiliana) e nella formazione di Indios adulti. Il percorso educativo per gli adulti dura da 4 a 6 anni e si realizza attraverso settimane di formazione durante i mesi di riposo dal lavoro, a gennaio e a febbraio e poi a luglio.
Nella cura del prossimo più lontano e più bisognoso e nel proporsi come ponte per l'incontro fra realtà diverse, in situazioni spesso di grave conflitto, la missione si fa essa stessa Vangelo. L'evangelizzazione si realizza così nel portare agli Indios gli strumenti - pacifici ma tutt'altro che deboli o docili - della conoscenza e dell'istruzione, indispensabili per l'affermazione della loro dignità e la difesa dei loro diritti.

Un paese multietnico e multiculturale
C'è una grande complessità culturale in Brasile: 230 etnìe diverse; vere "nazioni" ognuna con una sua storia, con credenze e tradizioni proprie, e differenti organizzazioni sociali. Oltre al portoghese, la lingua ufficiale parlata nei grandi centri abitati, ci sono 190 lingue diverse, spesso incomprensibili l'una con l'altra. La diversità etnica e la pluralità culturale sono in Brasile un dato di fatto, una condizione permanente che dura da quando, migliaia di anni fa, alcune popolazioni asiatiche sono scese lungo il continente americano, per lo stretto di Boering, attraversando l'Alaska, giù fino alla Terra del Fuoco. In Brasile la diversità delle popolazioni si è incontrata con la diversità e la ricchezza di quello straordinario - e per ora ancora in gran parte inesplorato - ecosistema che è la foresta amazzonica. E qui, nella foresta, le popolazioni indigene del Maranhão si sono stabilite, vivendo in gran parte di caccia e spostandosi liberamente.
La classificazione degli Indios del Brasile in gruppi o etnìe distinte è così complicata che è una pura convenzione scientifica la suddivisione dei gruppi sulla base di ceppi linguistici comuni: Tupi, Macro-Jê, Aruak, Karib e un ulteriore gruppo formato da diverse altre lingue.
Una mappa estremamente complessa, quella degli Indios in Brasile. Con storie, lingue, culture, corpi mitologici, organizzazione e tradizioni diverse, ma alcuni tratti in comune: la fierezza di appartenere al proprio gruppo; le difesa del proprio habitat; il rispetto degli anziani - che sono i depositari e della cultura e hanno il compito di tramandarla alle nuove generazioni -; la cura per i bambini, considerati sacri; il ruolo delle donne.

Le donne indie del Maranhão
Se agli uomimi e agli anziani spettano la trasmissione della cultura con il racconto delle tradizioni e della storia, le donne occupano ruoli importanti nelle società indigene.
Presso i Tupi-Guarani la donna è apparentemente più importante che presso i Macro-Jê e può diventare persino il capo del villaggio. Sono compiti delle donne la produzione, la semina, la piantagione, la trasformazione della manioca in farina e la produzione di piccoli articoli di artigianato; non però il disboscamento. È alla donna che è affidata interamente la cura e l'educazione dei figli alla vita sociale. E in una società dove il rapporto di coppia è facilmente incrinabile questo compito la pone immediatamente in una posizione privilegiata all'interno della comunità. Anche se questa loro autorità non è immediatamente palese.
Per esempio, nei villaggi Macro-Jê le capanne sono disposte in cerchio attorno ad una grande superficie circolare. Da ciascuna capanna parte un tracciato che termina su una piccola superficie destinata esclusivamente agli uomini: qui gli uomini si incontrano due volte al giorno per pianificare, programmare e per prendere le decisioni più importanti. Nessuna donna poteva finora occupare quello spazio (ora le cose stanno cambiando e la divisione non è più così rigida). La donna era quindi esclusa dalle decisioni? Niente affatto. Lì nella capanna, dove si svolge la vita di coppia è la donna che con le sue osservazioni e le sue discussioni influenza le decisioni del suo sposo; di più, l'uomo che raggiunge il recinto non è altro che il fedele interprete del pensiero della sua sposa presso il consesso degli uomini. Tornato a casa, l'uomo riferisce i suoi interventi e le decisioni prese, e se le decisioni non piacciono alla donna sarà costretto a subire i suoi rimproveri e, non di rado, anche le sue percosse.
In tutto il Maranhão, la maggiore libertà che ora hanno le donne delle popolazioni Indios permette loro di avere un ruolo più importante nella società in genere. La sua forza interiore, la sua indiscussa autorità in fatto di cura ed educazione dei piccoli, il coraggio e la forza d'animo dimostrata in tante vicende spesso drammatiche della storia più e meno recente, la sua capacità di iniziativa, il suo senso di responsabilità, la sua abilità a stimolare gli uomini ad essere più decisi e più coraggiosi, fanno della donna una riconosciuta e rispettata protagonista di ogni assemblea.

L'identità degli indios
È solo negli ultimi anni che nel computo della popolazione indios del Brasile si considerano anche quegli indios che vengono dai villaggi ma che sono ormai bene integrati nella cultura occidentale delle grandi città. È il risveglio della fierezza di appartenere alle originarie popolazioni indigene che si fa strada di nuovo, specie fra i giovani. Non senza conflitti però. Ai massacri e agli eccidi che dal 1500 sono continuati fino a circa venti anni fa, si sta sostituendo in modo quasi impercettibile, subdolamente, un'altra forma di svuotamento: le sirene delle opportunità tecnologiche ed economiche del mondo occidentale moderno sono arrivate fino nei più sperduti villaggi conquistando soprattutto i giovani, i quali non vogliono perdere le opportunità di sviluppo offerte dalla società.
"Abbiamo un concetto di identità statico, quasi pietrificato. In realtà ci sono molte identità che vanno mantenute. Identità tutte legittime perché rapportate alle situazioni e agli ambienti diversi nei quali l'individuo si muove", dice padre Claudio, che spiega così il suo concetto. Lo stato del Brasile, con la costituzione federale approvata nel 1988, stabilisce per gli indios un riconoscimento inedito: il diritto al rispetto della loro cultura e delle loro tradizioni. Anche la scuola deve adattarsi perché la società non può imporre le proprie strutture. Il principio non è sempre rispettato ma è un diritto costituzionale. Altre, allora, sono le basi delle tensioni e dei conflitti che vivono gli indios: l'infiltrazione di valori diversi spesso in contrasto con la loro cultura e tradizioni. L'infiltrazione avviene attraverso programmi economici di sviluppo e di modernizzazione tecnologica che producono cambiamenti strutturali profondi nelle relazioni sociali, nelle prospettive di opportunità. Sono cambiamenti che generano problemi all'interno delle comunità indios e contrasti e differenze intergenerazionali. Il giovane indio è confuso, l'anziano non comprende più e tutti e due sono irritati. Il conflitto sta in questo nuovo modo di rapportarsi con la "civiltà" e il disagio è arrivato anche nei centri più lontani. Un pericolo è lo svuotamento dei valori e lo smarrimento della identità individuale, l'altro, altrettanto grave, è la perdita della identità collettiva, minata alla base dalla tensione dei rapporti interni; con la possibile conseguenza della dissoluzione della comunità e della scomparsa del gruppo.
Una perdita gravissima e irreparabile.

 

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