Pubblicato su Politica Domani Num 41 - Novembre 2004

Wangari Maathai

 

"Le donne sono responsabili dei loro figli, non possono mettersi a sedere, perdere tempo e vederli morire di fame."
"Le donne africane in genere hanno bisogno di sapere che va bene per loro essere come sono. Va bene conoscersi per essere forti e per essere liberate dalla paura e dal silenzio."
"L'avere avuto la fortuna di un'istruzione superiore, specie fuori dell'Africa, ha ampliato il mio orizzonte originale e mi ha incoraggiato e focalizzare sull'ambiente, sulle donne e sullo sviluppo per migliorare la qualità della vita del mio paese in particolare e della regione africana in generale."
"In tutte le epoche il popolo dell'Africa ha cercato di liberarsi dalle forze che l'opprimono. È importante che una massa critica di Africani non accetti la sentenza che il mondo cerca di far loro ingoiare in modo che rinuncino a combattere e soccombano. La lotta deve continuare. È importante coltivare ogni nuova idea e ogni iniziativa che può fare la differenza per l'Africa."
"Tutti abbiano un Dio dentro di noi, e quel Dio è lo spirito che unisce tutti gli esseri viventi ed ogni cosa che è sul pianeta. Deve essere questa voce che mi sta dicendo qualcosa, e sono sicura che è la stessa voce che sta parlando a ciascuno su questo pianeta - almeno a tutti coloro che sembrano preoccupati del destino del mondo, del destino di questo pianeta."
"Noi possiamo lavorare insieme per un modo migliore, con uomini e donne di buona volontà. Perché ciò sia efficace, il mondo ha bisogno di un'etica globale con valori che danno significato alle esperienze di vita e, più delle istituzioni religiose e dei dogmi, sostengono la dimensione immateriale dell'umanità. I valori umani universali dell'amore, della compassione, della solidarietà, dell'aver cura e della tolleranza dovrebbero formare le basi per questa etica globale che dovrebbe permeare la cultura, la politica, gli scambi, la religione e la filosofia. Dovrebbe anche permeare la famiglia allargata delle Nazioni Unite."

 

Vita di un Premio Nobel

Kenyana, nata a Nyeri, è riuscìta a studiare fino a conseguire una laurea in biologia e un master negli stati Uniti. In Kenia, a Nairobi, ha lavorato nella ricerca all'Università dove ha preso il dottorato ed ha intrapreso la carriera universitaria, divenendo capo della facoltà di medicina veterinaria, la prima donna in assoluto nella storia dell'Africa.
Quando suo marito si candidò per le elezioni al Parlamento negli anni '70, lei cominciò ad occuparsi di organizzazione e di lavoro con la povera gente.
Nel 1977 fondò il Green Belt Movement (Gbm). Nel 1989 in un rapporto delle Nazioni Unite si leggeva che ogni 100 alberi che venivano tagliati in Kenya, solo 9 venivano ripiantati. I problemi connessi alla deforestazione erano enormi: erosione del suolo, inquinamento delle acque, difficoltà nel trovare legna da ardere, scarso nutrimento per gli animali. Il Gnm accorreva in aiuto piantando oltre 10 milioni di alberi e mobilitando soprattutto le donne dei villaggi del Kenya.
"Troppo istruita, troppo forte, troppo successo, troppo ostinata e con troppe cose da controllare", queste la ragioni del marito che ottenne così il divorzio.
È stata arrestata e imprigionata e persino ferita mentre piantava alberi nella foresta di Nairobi.
Quando, nel 2002, Mwai Kibabi vinse le elezioni e divenne presidente del Kenya al posto di Daniel Arap Moi (Wangari era diventata famosa per avere pubblicamente accusato Arap Moi di avere distrutto una foresta per costruire una sontuosa villa), la Maathai è diventata Ministro dell'Ambiente del nuovo governo.

 

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Num 41 Novembre 2004 | politicadomani.it