Pubblicato su Politica Domani Num 41 - Novembre 2004

Regione dei Grandi Laghi
Hi-Tech, ma a che prezzo!
Lo sfruttamento delle miniere di Coltan nella Repubblica Democratica del Congo

di Andrea orsi

Cellulari sempre più piccoli, console di videogiochi sempre più potenti, portatili con autonomie di ore: la base della new economy sembrava (e ancora sembra) dare le vertigini dell'infinito, della potenza a portata di mano. Un'economia, ci dicono, basata soprattutto sull'immateriale, sulle idee, sulle straordinarie intuizioni condivise a livello mondiale. Eppure dietro al boom tecnologico si nasconde la parte più tradizionale dell'economia umana, lo sfruttamento delle risorse del pianeta, le guerre, le torture e fiumi di sangue versato. Anzi, laghi di sangue, perché lo scenario è la regione dei grandi Laghi, in Africa Centrale.

Un qualsiasi internet café, 2001.
Un bollettino telematico, chiamato Embassy Network, offre prodotti strani, spesso fuori legge. Accanto ad una discussione sui visti Olandesi, appare un annuncio: "Quanto vuoi al chilo?" - chiede un signore anonimo. "Mandami almeno 100.000 USD e ne parliamo". Si pensa immediatamente a sostanze proibite, cocaina o qualche nuova droga sintetica. Nulla di tutto questo, si tratta di una polvere grigia, chiamata Tantlum, o Coltan. Sostanza sconosciuta ai molti, ma conosciutissima presso la Sony, la Ericcson, la Nokia, la Intel, presso tutte le grandi multinazionali del settore Hi-Tech. È un metallo che ha la preziosissima funzione di ridurre il consumo elettrico degli apparecchi quali laptop e cellulari, consentendo così al mercato di rinnovare l'offerta con strumenti tecnologici sempre più attraenti. Una sostanza illegale? No, assolutamente legale, esportata in buona parte dall'Australia e dal Brasile. Ma estremamente ricca di 'valore aggiunto', con un valore di mercato stimato in sei miliardi di dollari all'anno, con crescite vertiginose.
Con il boom dell'industria hi-tech la richiesta di Tantalio è aumentata con l'aumentare del fatturato delle industrie elettroniche e l'offerta dei paesi tradizionalmente produttori del metallo non è stata più sufficiente.
La Repubblica Democratica del Congo si è trovata, così, tra le mani una terza ricchezza, oltre ai diamanti e all'oro, il Coltan. Nel 2000 il prezzo (USD/pound) passò da 34 a 220 dollari. Era l'ultimo anno d'oro della new-economy, quando tutti credevano che il nuovo Eldorado avrebbe arricchito chiunque.

Nord Est della Repubblica Democratica del Congo.
Un bambino esce di casa prestissimo la mattina. La scuola è lontana, ma proprio di fronte a casa un nugolo di persone immerge le mani in un fango nero. Si avvicina e si unisce, insieme a centinaia di coetanei ai nuovi schiavi del Coltan. La zona è sotto il controllo di una delle tantissime sigle dell'eterna guerriglia dell'ex colonia belga: ci sono uomini armati che proteggono i piccoli aerei che portano lontano dal Congo quella preziosa polvere. Una scena che si ripete da quando la repubblica centroafricana è sconvolta dalla cosiddetta 'guerra mondiale dell'Africa', che dal 1998 ad oggi ha causato la morte di 3 milioni e trecentomila persone. Qui il 12% dei bambini non avrà neanche la possibilità di andare in miniera, visto che non raggiungerà il primo compleanno. Decine di migliaia di bambini, poi, conosceranno la guerra precocemente, arruolati a forza come piccoli soldati, addestrati allo stupro e alla tortura. Qualcuno di loro ha poi mostrato 'particolare valore', riuscendo a respingere perfino una missione dei Caschi Blu ONU.
Proprio l'ONU, due anni fa, lanciò l'allarme, divulgando l'esito di un rapporto che accusava le grandi imprese minerarie di chiudere tutte e due gli occhi sulla provenienza dei vari minerali e pietre preziose che arrivavano dalla regione dei Grandi Laghi.

Oggi il paese sta avviandosi, con grosse difficoltà, verso un processo di pacificazione e di ristrutturazione delle istituzioni democratiche. Si punta ad avere delle libere elezioni nel giugno del prossimo anno (c'è chi già parla del 2006, in realtà), ma tutto rimane ancora incerto. Se per i diamanti i produttori internazionali hanno accettato di firmare un accordo che permette di rintracciare con certezza la provenienza delle pietre, per il Coltan nulla è successo, salvo qualche dichiarazione di buone intenzioni.

Madame Coltan
Aziza Gulami Kulsum è una ricca e influente donna, di origine araba e burundese, che ha costruito una fortuna con commerci più o meno alla luce del sole, dai diamanti, all'oro e alle sigarette. I leader della RCD, la più importante sigla della guerriglia attiva nel nordest del Congo, le hanno chiesto di occuparsi del comptoir che gestisce l'acquisto dai mercanti locali del Coltan. Per anni Aziza è stata la principale finanziatrice della ribellione hutu in Burundi che dispone di basi segrete anche in Congo. Ora gestisce il commercio del Coltan, insieme alla guerriglia, ed è il riferimento per le multinazionali interessate al prezioso metallo. Madame Coltan, come è chiamata, compra il Tantalio da chiunque, anche dalle milizie Hutu ruandesi, che con questo commercio finanziano l'acquisto delle armi.

Chi compra il Coltan
Risalire la catena che porta dalle miniere, dove lavorano come schiavi bambini, donne e uomini minacciati dalla guerriglia, fino ai nostri cellulari è estremamente complesso. Sono decine gli intermediari, i mediatori, gli affaristi che si tuffano nel lucroso commercio, che riescono a mascherare le responsabilità che l'ONU cerca di denunciare, quando parla della attività mineraria come il "vero motore della guerra in Congo" (altro che lotte tribali…). Possiamo partire dai destinatari finali, dai paesi che maggiormente comprano e commerciano Coltan: USA, Germania, Belgio e Kazakistan. Proprio a Bruxelles c'è il principale Centro Studi dedicato al Tantalio, che riunisce molte società di estrazione mineraria specializzate in materiali per l'hi-tech. E a Bruxelles c'è ovviamente la sede dell'Unione Europea, che ha cominciato ad occuparsi da vicino della questione. Nel 2002 il gruppo dei Deputati Verdi al Parlamento Europeo aveva chiesto alla commissione se qualcuno avesse indagato sull'attività del cartello del Tantalio: Nielson e Monti hanno risposto che non era il caso, che le accuse dell'ONU non erano poi così 'dettagliate'.

In Congo arrivano l'ONU e l'UE. Si va verso la pace?
I recenti accordi di Pretoria portano alla dichiarazione di cessate il fuoco e al ritiro delle truppe dei paesi africani che avevano invaso il Congo. Viene stabilito un percorso che dovrebbe portare la RDC verso una pace definitiva, ma gli ostacoli che incontra il Governo Provvisorio sono molti. La guerriglia continua a controllare vaste zone del paese, soprattutto nel Nord Est ricco di minerali. Il 13 agosto scorso vengono massacrate 160 persone nel campo di rifugiati Tutsi a Gatumba, situata a 20 km dalla capitale del Burundi e a soli 4 km dalla frontiera del Congo. I ribelli hutu del Burundi rivendicano il massacro.
Anche le truppe governative della RDC mostrano tutta la ferocia di questa guerra. Racconta a Nigrizia Padre Elio Forronato, superiore dei comboniani delle parrocchie di Bambilo e Mbuma, nel Nord della Repubblica Democratica del Congo: "Si tratta di un saccheggio continuo attuato con violenze e percosse, maltrattamenti che possono arrivare ad essere delle vere e proprie sevizie e torture. È incredibile la crudeltà di questi soldati, a volte dei ragazzi che infliggono questi supplizi senza alcuna ragione reale, ma per una specie di sadismo che sembra far parte di una certa formazione militare… I soldati sembrano delle belve inferocite e affamate".
La situazione - nonostante la pace, almeno formale - sembra in ogni caso estremamente delicata e complessa. Nigrizia, l'estate scorsa, ha ipotizzato la possibilità di un terzo conflitto in Congo, mentre l'ONU ha deciso, il 16 agosto, di raddoppiare il proprio contingente.

Nessun parla più del Coltan...
Che fine ha fatto, intanto, il Coltan? Qualcosa è cambiato dopo il 2001, anno della denuncia ONU. Il prezzo è ritornato alla media precedente al 2000, grazie alla 'scoperta' in Brasile di notevoli giacimenti. Anzi, nella foresta amazzonica si è scatenata una vera e propria caccia ai giacimenti di Tantalio. La Paranapanema - principale società mineraria brasiliana - ha scoperto di avere tra le mani un tesoro, in una miniera in piena foresta pluviale, dove veniva estratta cassiterite. Una miniera che in passato ha suscitato proteste internazionali, visto che si trova a ridosso di una vasta area indigena.
Nel contempo molte multinazionali che erano state accusate dall'ONU di commerciare Coltan 'sporco', proveniente dai giacimenti controllati dalla guerriglia in Congo si sono affrettate a dichiarare che i loro fornitori sono altri. Non tutti, però, hanno preso una posizione decisa sulla questione. Il gruppo del Kazakistan Uba, che rapporti internazionali indicavano come uno dei principali terminali del traffico di Coltan, ancora oggi non specifica la provenienza del minerale lavorato. Altre società, tipo la statunitense Cabot, dichiarano che i minerali lavorati sono tutti di provenienza lecita e tracciabile "almeno per quanto è a nostra conoscenza". Ma ancora oggi sappiamo che circa il 10% del Tantalio in giro per il mondo viene sicuramente dal Congo, e risulta realmente difficile riuscire a ricostruire le complesse catene commerciali che sorreggono il commercio di metalli pregiati nel mondo.
E le interrogazioni dei Verdi al Parlamento Europeo? Tutto tace. Dopo la risposta secca dei commissari Nielson e Monti l'Unione Europea non sembra volersi occupare a fondo della vicenda. La UE sta dando un importante aiuto al Congo per la ricostruzione delle istituzioni democratiche, ma non sembra intenzionata ad approfondire la questione dei traffici minerari, con la sola eccezione dei diamanti, il cui commercio sembrerebbe oggi, sia pure in minima parte, regolamentato dai recenti accordi sulla tracciabilità.

L'impegno dell'UE
Nigrizia aveva chiesto ai parlamentari europei di firmare un impegno che li vincolasse ad occuparsi della regione dei Grandi Laghi, cercando di promuovere pace e giustizia per i popoli della Regione. Il Tribunale Penale Internazionale dovrà poi occuparsi dei massacri che hanno caratterizzato la storia del Congo negli ultimi sei. Qualcuno dovrà, prima o poi, affrontare la questione degli interessi economici che sono stati il vero motore della 'guerra mondiale dell'Africa'.
Nell'attesa possiamo sempre chiedere un impegno concreto ai nostri deputati europei che hanno firmato l'appello. È possibile leggere il testo e l'elenco dei firmatari su http://www.nigrizia.it/doc.asp?ID=6322.

 

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