Pubblicato su Politica Domani Num 41 - Novembre 2004

Il "nuovo" ricercatore

Un giovane si laurea a 23 o 24 anni. Mettiamo che sia un giovane brillante, che vince subito un dottorato di ricerca. Sono altri 2 o 3 anni. A 27 anni, se resta all'università, campa con borse, assegni di istituto, e così via. Dopo i 30 anni ha già accumulato un'esperienza, un patrimonio di lavoro. Finora, se vinceva il concorso, aveva "solo" altri 3 anni di prova: a partire dai 33-34 anni poteva concepire progetti stabili di lavoro e di vita. Con stipendi abbastanza miseri ma sicuri.
Adesso è tutto peggiorato. Gli ultimi provvedimenti prevedono contratti quinquennali a termine, rinnovabili. Morale. Quel giovane brillante resta precario fino a 40-42 anni. E dopo? Dopo, se è molto fortunato, può diventare professore associato e iniziare la sua vita accademica. Ma, può anche rimanere in mezzo alla strada.
È una situazione tragica. Siamo precipitati indietro, peggio che negli anni '40. Allora chi non riusciva a rimanere all'Università, aveva almeno un posto garantito nella scuola media. Adesso non c'è più neanche questo.
La fuga [di cervelli] è tutto fuorché casuale: per meglio dire, è incoraggiata, voluta, organizzata da chi ci governa. Viene colpito al cuore il settore essenziale della ricerca: che è la ricerca di base. (...) Viene colpita a fondo, anche e soprattutto, la possibilità dell'innovazione. Solo sotto i 40 anni, solo finché si è giovani, si è generalmente in grado di innovare, almeno in campo scientifico. Dopo, è diverso...
[Da un'intervista a Margherita Hack, astrofisica]

 

Gli indicatori di efficacia e di efficienza

Il Gruppo di Lavoro ISI della CRUI ha condotto dal 2000 al 2002 uno studio sui dati relativi alle pubblicazioni scientifiche di istituzioni italiane per individuare un sistema di analisi utile per la valutazione della ricerca condotta nell'ambito del sistema universitario italiano.
Il database è stato usato sia per valutazioni interne di ateneo, sia per rendere confrontabili a livello nazionale i dati sulla produzione scientifica degli atenei italiani. Questo permette di posizionare l'attività di ricerca universitaria italiana nel quadro internazionale.

I dati hanno permesso di calcolare tre indicatori:
-l'Indice di impatto o Citation Impact
È il rapporto tra il numero totale di citazioni ricevute ed il numero totale di lavori pubblicati e può essere calcolato in riferimento ad un singolo autore, ad un dipartimento o ad un'istituzione. Il GdL ha scelto di utilizzare questo indicatore invece del più noto Impact Factor (dato dal rapporto tra le citazioni di una rivista, in un determinato anno per gli articoli pubblicati nei due anni precedenti, ed il numero degli articoli considerati) in quanto quest'ultimo fornisce una stima della produttività scientifica basandosi sulle citazioni attese, mentre il Citation Impact è calcolato sulle citazioni effettive di un articolo.
-l'Indice di produttività
È il rapporto tra il numero di pubblicazioni ed il numero di docenti; esprime il numero di lavori pubblicati nel periodo considerato dall'analisi. In caso di collaborazioni tra più atenei o tra atenei ed altri enti, la pubblicazione viene attribuita a ciascun ente coinvolto.
-l'Indice di presenza
È il rapporto tra il numero di citazioni ed il numero di docenti; esprime quante volte un ateneo viene citato, per ciascun docente/ricercatore afferente. Questo indice mostra, quindi, quanto una università sia in media presente nelle bibliografie.
[approfondimenti: www.crui.it]

 

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