Pubblicato su Politica Domani Num 41 - Novembre 2004

Una profonda diffidenza per il consenso
L'intervista (esclusiva) di PD
Una conversazione con Michele Surdi sul tema della libertà di comunicazione e il caso Indymedia

di Fabio Antonilli

Michele Surdi è ricercatore di Filosofia del Diritto presso la facoltà di Giurisprudenza dell'Università "La Sapienza". Nel 2001 esce il suo libro "Faida, contratto, patto", Giappichelli Editore, opera in tre saggi nella quale analizza le fasi che hanno caratterizzato la nascita e il declino dello "Stato moderno", inteso nella sua accezione weberiana1. Nello stesso anno collabora, in qualità di autore, alla collana "Posse", curata e diretta da Toni Negri. Nella collana sono pubblicati scritti di autori vari italiani e stranieri sui temi dell'attualità politica e sociale e sulle questioni teoriche ad essa intrecciate.

Politica Domani: L'azione della Fbi, su spinta italiana e svizzera, è da considerarsi un abuso di potere nei confronti di Indymedia?
Michele Surdi: L'azione della Fbi, da ciò che è trapelato, non viola alcun principio dello Stato di Diritto. I magistrati italiani, le cui rogatorie sono all'origine dell'azione stessa, sono, naturalmente, i tutori dello Stato di Diritto e vigilano sulla nostra libertà.

P.D.: Nel caso della chiusura di Indymedia è stato tirato fuori lo stesso pretesto usato dal Governo Bush per l'emanazione del Patriot Act2 . Anche la Russia di Putin sta andando nella stessa direzione: la nuova costituzione russa dà al capo di Governo molti più poteri di controllo e anche di indirizzo sull'attività della magistratura. Cosa dobbiamo aspettarci per il futuro?
Surdi: Dai governi possiamo aspettarci che facciano tutto quello che gli permetteremo di fare. Faccio notare, comunque, che il Patriot Act non ha impedito al tribunale federale di ordinare alla Fbi di restituire i dischi di Indy. Il tribunale italiano intanto vigila.

P.D.: Cosa è rimasto, oggi, della libertà di stampa e di espressione negli Usa di cui parlava Tocqueville nel suo "La democrazia in America", che è stata sempre il punto di riferimento per le democrazie liberali di tutto il mondo?
Surdi: Posto che Tocqueville dalla sua brevissima escursione in America avesse veramente imparato qualcosa, a mio avviso negli Usa la stampa svolge un'azione di cooperazione correttiva nell'azione di governo simile a quella svolta dai sindacati in Europa.

P.D.: Cosa intende dire con "un'azione di cooperazione correttiva nell'azione di governo"? Si riferisce, ad esempio, al ruolo che i sindacati hanno nelle politiche concertative?
Surdi: Sì, può essere un esempio. Ciò che voglio dire è che se democrazia significa gestione collettiva del potere, questa non può essere lasciata ai rappresentanti della collettività, ma va esercitata assumendosi personalmente il rischio, del fallimento, il pericolo del contrasto, la scomodità della responsabilità e, direi innanzitutto una profonda diffidenza per il consenso. Questo è infatti lo strumento primo di cui si serve il potere per comandare.

P.D.: Quanto è scomoda, oggi, per il potere politico, la forza comunicativa di internet, che azzera le distanze e avvicina gli abitanti della Terra?
Surdi: Teoricamente tanto scomodo quanto comodo. La vera domanda é: "Che volontà hanno i soggetti di agire in rete?" La comunicazione implica iniziativa e imputabilità, la richiesta prevalente (sia degli utenti Mediaset come degli elettori di Lilli Gruber) sembra essere, invece, di passività e plauso. In altre parole la richiesta di informazione si confonde con una richiesta di passività e di conformismo. L'esigenza generale é quella di obbedire in buona coscienza.

P.D.: Quale è il rapporto tra potere politico e mass media, e fino a che punto il primo può controllare il secondo?
Surdi: Non parlerei di rapporto quanto di "identità"; potere sui fatti è potere sulla descrizione dei fatti.

P.D.: Intende forse dire che potere politico e potere mediatico sono, semplicemente, la stessa cosa e che non esiste un'informazione che si ponga in contrasto col potere perché i media si piegano a questo?
Surdi: Esattamente. Una delle rarissime eccezioni è costituita da Indymedia che quantomeno svolge una funzione di opposizione. Il punto é che la sua funzione é debole quanto è forte l'esigenza di obbedire.

P.D.: Esiste una Authority "terza e indipendente" che controlla costantemente i siti internet?
Surdi: Non esiste perché non é possibile, di fatto e tecnicamente, controllare tutta la rete. Poi, per quanto riguarda la "terzietà", per quel che ne capisco, in politica non esiste. Basti pensare che l'ente che assegna gli indirizzi in rete opera sotto l'egemonia statunitense e si chiama Internet Corporation For Assigned Names and Numbers (www.icann.org, ndr).

1 "Lo stato moderno è un'associazione di dominio in forma di istituzione, la quale, nell'ambito di un determinato territorio, ha conseguito il monopolio della violenza fisica legittima come mezzo per l'esercizio della sovranità, e a tale scopo ne ha concentrato i mezzi materiali nelle mani del suo capo, espropriando quei funzionari dei ceti che prima ne disponevano per un proprio diritto, e sostituendovisi con la propria suprema autorità" - da "La politica come professione" saggio compreso nel volume Max Weber, "Il lavoro intellettuale come professione" (a cura di A. Giolitti), Torino, Einaudi.
2 Il Patriot Act è la legge che limita i diritti e le libertà degli americani per facilitare i controlli alle forze dell'ordine americane. È stato emanato immediatamente dopo gli attentati dell'11 settembre.

 

La notte di Indymedia

Ha fatto scalpore lo scorso mese di ottobre l'oscuramento di Indymedia, il sito di dimensioni mondiali che si è sempre distinto per la sua informazione non omologata, da parte dell'FBI. L'Intelligence statunitense ha sequestrato gli hard disk e i server della Rockspace (due a Londra e uno a San Antonio, in Texas) su cui si appoggiano molti siti di Indymedia.
Terrorismo informatico? No, semplicemente Indymedia (il primo esempio di giornalismo di base nel mondo) aveva pubblicato delle foto scattate il 3 giugno 2003, durante lo svolgimento del G8 di Evian, in Svizzera, nelle quali due agenti di polizia, camuffati da sfasciatori, apparivano tra i violenti "black block". Indymedia aveva reso noto anche i dati personali degli agenti. Una provocazione che ha scatenato la reazione dei magistrati europei che hanno aperto un'indagine. La richiesta di sequestro che è giunta all'FBI proveniva, infatti, dalla Svizzera e dall'Italia. L'istanza di rogatoria italiana è pervenuta dalla Procura di Bologna, la stessa che indaga sui pacchi bomba inviati a Prodi nel dicembre 2003 e sulla "Federazione Anarchica Informale" (FAI).
Dopo una settimana di black out forzato dei siti di 21 paesi (tra cui Francia, Germania, Gran Bretagna, Brasile e, appunto, Italia), c'è stata la restituzione degli hard disk.
Da Indymedia hanno fatto poi sapere che "la richiesta è stata, dall'FBI, interpretata in senso quanto mai estensivo perché ha proceduto a un sequestro vero e proprio, (..) ecco come si spiega la restituzione degli hard disk". F.A.

 

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