Pubblicato su Politica Domani Num 41 - Novembre 2004

"La cattiva educazione" di Pedro Almodòvar
Cinema degli iconoclasti
Superare i pregiudizi per poter apprezzare un grande narratore, che sa raccontare bene come pochi altri, costruendo un complesso intreccio noir capace di tenere in pugno lo spettatore senza mai ricorrere alla retorica o alla volgarità

di Luca di Giovanni

Di pari passo con l'evoluzione del costume, negli ultimi quarant'anni anche il mondo del cinema ha vissuto delle trasformazioni importanti, liberandosi dai tabù, percorrendo in modo sempre più esplicito sentieri prima proibiti, toccando argomenti inesplorati, trattando temi scottanti.
Da quando, verso la metà degli anni '50, alcuni valorosi pionieri della provocazione, maestri europei come Preminger, Wilder, Kazan, Hitchcock, osarono sfidare l'obsoleto codice di autocensura "Hayes" che Hollywood si imponeva, le storie raccontate al cinema sono diventate via via sempre più realistiche, crude, quotidiane, verosimili.
Maestri del cinema moderno come Scorsese, Coppola, Polanski, Altman, Kubrick (e in Italia Fellini, Ferreri, Pasolini) negli anni '60 e '70 ci hanno raccontato la disperazione, l'abbrutimento, lo squallore, la follia della condizione umana come nessuno aveva fatto in precedenza, inventando un nuovo linguaggio per rappresentare la violenza, il sesso, la morte, l'alienazione, temi sconosciuti al grande pubblico.
Ora che tutto è stato detto, rappresentato, reso esplicito, spettacolarizzato nell'era della pornografia televisiva, dopo quarant'anni di attacchi diretti alla morale e al perbenismo borghese, alla fine di un lento percorso di scalfittura nato insieme al cinema stesso, quando gli attacchi erano per forza di cose indiretti, ma non meno efficaci, e gli iconoclasti si chiamavano Chaplin, Stroheim, Welles, Rossellini è possibile ancora stupire e provocare senza essere gratuiti ed autoreferenziali?
Campione indiscusso del postmoderno, artista pop stravagante ed eccessivo, Pedro Almodòvar continua a stupire ad ogni film. Il suo gusto camp per l'eccesso, il suo mondo poetico sghembo e stralunato, il suo talento visionario e la sua ironia grottesca hanno fatto scuola e sono diventati il suo marchio di fabbrica.
I suoi film, popolati di madri coraggio, gay, travestiti, feticisti, sono permeati dalle sue ossessioni ed hanno un tocco immediatamente riconoscibile.
Per un regista che "fa cinema da vent'anni con la stessa passione", come dice la didascalia che chiude il suo ultimo film "La mala educaciòn" con una esplicita dichiarazione di poetica, è importante non ripetersi, riuscire a rischiare sempre di più senza però autocompiacimento, stando attenti a mantenere intatta la coerenza con la propria opera precedente, senza tradire il proprio percorso artistico.
Almodòvar nella sua carriera si è sempre mostrato coraggioso e disposto a mettersi in gioco, anche a costo di qualche scivolone; nonostante abbia rischiato di risultare meno sincero quando ha alzato il tiro nei suoi lavori più ambiziosi, anche i suoi due film più premiati e di maggior successo, "Tutto su mia madre" e "Parla con lei", sono di ottima fattura.
Con "La mala educaciòn" Almodòvar aggiunge un altro straordinario tassello al suo caleidoscopico mosaico sulla Spagna della movida post-franchista, regalandoci quasi due ore di pura emozione cinematografica.
Il mio consiglio è di prendere con le molle le solite critiche, grette e prevenute, di chi ha accusato il regista spagnolo di aver girato un pamphlet anticlericale rancoroso e blasfemo, per la sola ambientazione di una parte del film in un collegio salesiano, dove si consuma la passione pedofila di un prete per il bambino protagonista; c'era da aspettarselo, viste le critiche e le campagne denigratorie che in tempi recenti hanno accolto eccellenti film di "argomento religioso" come "L'ora di religione", "Il miracolo" e "Magdalene". Evidentemente, nel 2004, ci sono ancora argomenti e temi che danno fastidio per il solo fatto di essere stati trattati.
Se riuscite a superare questi pregiudizi, potrete apprezzare nell'ultima fatica di Almodòvar il talento di un grande narratore, che sa raccontare bene come pochi altri, costruendo un complesso intreccio noir capace di tenere in pugno lo spettatore senza mai ricorrere alla retorica o alla volgarità.
"La mala educaciòn" è uno dei suoi film più ispirati e riusciti, che spero faccia venire a chi lo guarda la voglia di (ri)scoprire anche la filmografia precedente di Pedro Almodòvar, che conta capolavori poco conosciuti come "Donne sull'orlo di una crisi di nervi", "Il fiore del mio segreto" e "Carne tremula".

 

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