Pubblicato su Politica Domani Num 39/40 - Set/Ott 2004

Costituzione Europea
Preambolo senza radici
Per non scontentare nessuno, la Carta nella quale sono chiamati a riconoscersi oltre 450 milioni di cittadini, si apre con il silenzio

di Alessandro Lovato

Nel faticoso cammino di stesura del Trattato di costituzione Europea il preambolo è stato certamente uno dei passaggi più discussi. Esso può essere diviso in due parti. Nella prima c'è un generico richiamo ai valori religiosi e civili comuni a tutti i popoli europei; nella seconda è espressa la convinzione che l'Europa debba proseguire il suo cammino nel futuro "unita nella diversità".
Per ironia della sorte è proprio la parte riguardante il passato, quel passato pieno di divisioni, di violenze, di guerre e di egoismi nazionali (per il cui superamento è stato deciso di costruire l'Europa), che è tornato a dividere l'Unione Europea.
Andiamo con ordine.
Era il 28 maggio del 2003 quando fu trasmesso dal Praesidium agli altri membri della Convenzione il primo progetto di preambolo, scritto dal Presidente Valery Giscard d'Estaing. Nella prima parte di quella bozza si faceva riferimento a "retaggi religiosi e umanistici". Se i secondi furono citati esplicitamente: Tucidide, le civiltà greca e romana, il secolo dei lumi; la stessa cosa non si può dire per i primi. Non c'era infatti nessun riferimento al cristianesimo. Come era prevedibile ciò scatenò subito un vespaio di polemiche. Il Vaticano, per mezzo del suo "ministro degli esteri" Jean-Louis Tauran, giudicò la bozza un'operazione ideologica, un prepotente tentativo di riscrivere la storia. Con la Santa Sede si schierarono i paesi cattolici, Italia, Spagna e Polonia in testa, che accusarono d'Estaing di voler dare a tutti i costi all'Europa un'impronta illuminista. Un aspetto singolare della vicenda è che, poco tempo prima della pubblicazione della bozza, d'Estaing, in visita al Vaticano, aveva assicurato il Papa circa la presenza di riferimenti alle radici cristiane dell'Europa nella nuova Costituzione.
Due mesi più tardi, il 18 Luglio 2003, si chiusero i lavori della Convenzione. La nuova bozza costituzionale era diversa dalla precedente anche nella prima parte del preambolo. Sparivano infatti i riferimenti alle civiltà greco-romana e del secolo dei lumi. Rimaneva la frase di Tucidide e l'assenza di un riferimento alle radici cristiane dell'Europa. A difesa del suo operato il presidente d'Estaing affermò che con il cristianesimo sarebbe stato necessario citare tutte le religioni. I paesi cattolici ed il Vaticano risposero che se mentre il presente e per il futuro cristianesimo, ebraismo e islam possono essere considerate di diritto le principali religioni in Europa, nella storia la presenza dominante del cristianesimo è più che evidente. Secondo il Vaticano inoltre non citare le radici cristiane dell'Europa era un errore, una mancanza grave, appena mitigata dall'apprezzamento per l'approvazione di un articolo, il 51, a favore dello status delle chiese nelle differenti dimensioni nazionali. Il Papa in persona, in polacco, aveva gridato dalla finestra di piazza S. Pietro: "Non si tagliano le radici dalle quali si è nati". L'asprezza del pontefice era rivolta verso la Svezia, la Finlandia e soprattutto verso il Belgio e la Francia, ancor più colpevoli perché paesi di tradizione cattolica.
Tutta questa discussione sulla prima parte del preambolo era tuttavia solo uno degli ostacoli sul cammino della Costituzione Europea, e nemmeno il più grande: la questione della "maggioranza qualificata" infatti era certamente più spinosa perché Spagna, Polonia e alcuni paesi minori non volevano perdere i privilegi acquisiti nel trattato di Nizza . Questi paesi erano in larga parte gli stessi che chiedevano un riferimento esplicito alle radici cristiane.
Il 18 Giugno 2004 a Bruxelles il Consiglio europeo, guidato dal premier irlandese Bertie Ahern, approva finalmente il testo costituzionale. La Spagna e la Polonia vedono confermato il proprio peso in seno al Consiglio e l'Italia ottiene la firma della Costituzione a Roma.
Tutto bene sembrerebbe. Ma, e il preambolo?
Tagliata la frase di Tucidide, la tanto dibattuta prima parte è composta ormai di sole tre righe, con tanti saluti alle radici cristiane e a quelle socio-culturali dell'Europa. Resta solo un generico accenno ad eredità "culturali, religiose ed umanistiche", eredità, a quanto pare, così poco importanti da diventare merce di scambio.

1. "Trattato" e non "Costituzione", perché diventerà tale solo dopo essere stata approvata e ratificata da tutti i 25 stati membri.
2. Il Praesidium ha svolto un ruolo propulsore per la Convenzione e le ha fornito la base per i lavori.
3. Per maggioranza qualificata si intende almeno il 55% dei membri del Consiglio rappresentanti gli Stati membri partecipanti, che totalizzino almeno il 65% della popolazione di tali Stati.
4. Grazie al trattato di Nizza Spagna e Polonia, circa 40 milioni di abitanti per ciascuno, nelle votazioni del Consiglio hanno praticamente lo stesso peso di Germania, Francia, Italia e Regno Unito, che hanno fra i 60 e gli 80 milioni di cittadini a testa.

 

Homepage

 

   
Num 39/40 Sett/Ott 2004 | politicadomani.it