Pubblicato su Politica Domani Num 39/40 - Set/Ott 2004

Creatività popolare
Argentina, il risveglio
Con la partecipazione alla vita sociale e politica la gente si è inventata un'economia informale che sta aiutando il paese ad uscire dal guado

di Fabio Antonilli

Dicembre 2001. L'Argentina vive una gravissima crisi economica. Il paese è in stato di assedio: in molti scendono in piazza per protestare, qualcuno perde la vita, altri assalgono i supermercati per svuotarne gli scaffali. Bloccati gli investimenti, finisce l'economia di modello liberista voluta dal governo di De la Rua. È allora che il popolo costretto dalla fame, inizia a scoprire il significato di "democrazia partecipativa".
Per troppo tempo la gente avendo delegato ai politici la gestione dei suoi interessi era sprofondata nella "ciènaga", la palude, uno stato di rassegnazione comune a quasi tutti i ceti sociali durante la dittatura (1976-83). La regista Lucrecia Martel, nell'omonimo film, indica nel "conformismo della rassegnazione" la causa che ha consentito alle ricette neoliberiste del FMI di essere imposte senza la minima resistenza popolare.
Oggi la situazione è radicalmente cambiata: assemblee di quartiere, blocchi stradali dei piqueteros (i disoccupati e lavoratori occasionali che ricorrono ai picchetti), i cacerolazos, i nuovi poveri della classe media che scendono in strada a manifestare percotendo le casseruole; l'Argentina sembra essersi risvegliata.
Tra le diverse forme partecipative, quella che ha catturato di più l'attenzione degli osservatori internazionali è stata l'occupazione delle fabbriche: al grido di "fabrica cerrada, fabbrica tomada!" (fabbrica chiusa, fabbrica occupata), i dipendenti che avevano perso il posto di lavoro in seguito alla chiusura della loro fabbrica, l'hanno occupata e, diventandone loro stessi i gestori, la stanno facendo rivivere.
Naomi Klein e Avi Lewis hanno girato un film-documentario, "La toma" ("la presa"), che racconta il fenomeno. Le occupazioni sono oggi circa 150; si tratta di imprese autogestite che, proprio perché sparse in tutto il Paese si sono organizzate in una sorta di direttivo al fine di coordinarsi a livello nazionale, senza tuttavia perdere i contatti con i piqueteros e con altre forme di assemblee popolari. In Argentina in seguito al "risveglio" sono anche nate forme creative di mercato, fondate su un'economia solidale informale, che vede come operatori le "fabricas tomadas", dove operai tessili di una fabbrica occupata, per esempio, cuciono lenzuola per una clinica occupata; un supermarket a Rosario, trasformato in una cooperativa operaia, vende farina ad una fabbrica di pasta occupata; fornai costruiscono forni con le mattonelle di una fabbrica di ceramiche occupata.
In un'intervista la Klein si è detta entusiasta. "Questo significa parlare di produzione! Non è sufficiente esporre teorie, è necessario dimostrare che esistono forme alternative per districarsi nell'economia di mercato; (..) "la Toma" ha significati distinti: prendere decisioni, pensare, prendere ciò che ci spetta, ciò che è nostro, recuperare la passione per le attività di pubblico interesse, che riguardano non solo la sfera pubblica in senso stretto ma anche quella privata".

 

Fabricas Tomadas

I casi di aziende occupate e sotto il controllo operaio, in Argentina, sono diversi.
C'è il caso della Zanon (padrone italiano) di Nequen, nella Patagonia Settentrionale, dove gli operai collaborano anche con la comunità locale degli indios Mapuche. Ci sono la fabbrica tessile Brukman, la metallurgica Baskonia, la tipografica Chilavert, la catena alimentare Grissinopolis, il panificio Cinco a Buenos Aires, la clinica Junin a Cordoba, il supermercato Tigre a Rosario, ecc.
Uno dei casi più esemplari è quello dei 1500 minatori di Rio Turbio (sud Patagonia), che hanno imposto allo Stato la riacquisizione della loro impresa privatizzata, che è stata riattivata sotto il controllo degli operai.

 

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