Pubblicato su Politica Domani Num 37/38 - Giu/Lug 2004

Elezioni 2004
Vincitori e vinti
Una promessa non mantenuta mette in crisi i partiti al governo. Si cambia?

di Roberto Palladino

Fino al 1993, prima che un referendum decretasse il passaggio al maggioritario, si diceva che il proporzionale era il sistema elettorale ideale per i partiti, perché vincevano tutti. Tutti venivano rappresentati e l'elettore votava più il partito che un'alleanza di governo. Un metodo, quello della coalizione, alla base invece del meccanismo maggioritario. Il maggioritario, diversamente dal proporzionale, stabilisce subito vincitori e vinti, che confluiscono perlopiù in due diverse coalizioni, almeno teoricamente "blindate", grazie a cui chi governa dovrebbe avere una maggioranza garantita per i tutti cinque gli anni della legislatura.
Le elezioni europee di un mese fa, a metodo proporzionale, hanno riproposto il concetto del tutti contenti e tutti vincitori. Contento il centrosinistra ed il listone Prodi, contenti Lega, An e UDC, contento il socialista De Michelis di quel 2% che lo ha reso eurodeputato. Ma c'è chi ha sbagliato diffondendo un dato inoppugnabile per il confronto che avrebbe stabilito vincitori e vinti. Quel 25% che Berlusconi aveva decretato come percentuale di vittoria, Forza Italia non l'ha raggiunto, fermandosi al 21%. Nessuna faziosità o malizia quindi nel dire che il partito del premier, semplicemente, ha perso. E dove c'è un vinto c'è inevitabilmente un vincitore. In questo caso il centrosinistra, che pure non ha avuto un risultato troppo brillante, ha deciso di restare sulla sponda del fiume, attendendo che i conti li facesse la maggioranza da sé.
Quel mancato 25% non deve essere sfuggito soprattutto ad An e all'UDC, che hanno deciso di riaprire quella verifica di governo chiusa sulla carta da molto tempo ma che aveva, in realtà, lasciato a bocca asciutta sia il partito di Fini, in attesa delle famose deleghe economiche, che quello di Follini, sovrastati dall'alleanza Lega - Forza Italia. Un'affinità elettiva che si reggeva soprattutto sul "buon ministro padano", Bossi dixit, Giulio Tremonti. Superministro, visto che riassumeva in sé sia il dicastero delle Finanze che quelle dell'Economia. Insomma il ministro più potente del governo Berlusconi. Ed è proprio lui, Tremonti, la prima testa a cadere nella verifica di governo. Tutto finito? No. Berlusconi decide di assumere l'interim dell'economia di diventare così Presidente del Consiglio, Ministro delle Finanze e dell'Economia. Un po' troppo devono aver pensato An e UDC per uno che è già l'uomo più ricco d'Italia e uno dei 100 magnati del mondo. E così si ricomincia da capo con vertici e contro vertici. Tutto questo con l'ultimatum di Follini: "O cambia la situazione oppure il 16 luglio all'assemblea del partito proporrò l'appoggio esterno". Niente più ministri e sottosegretari quindi, ma una spada di Damocle che rischia di far cadere la maggioranza in qualsiasi momento (ricordate Rifondazione?).
Mentre andiamo in stampa c'è grande attesa per i tre tavoli su federalismo, economia e linea politica che inizieranno domenica 11 e andranno avanti ad oltranza fino quando non si troverà una soluzione nel Polo, che sia crisi ed elezioni o una nuova armonia che consenta a Forza Italia, An, Lega e UDC di finire la legislatura. Vincitori e vinti quindi. Vatti a fidare del proporzionale.

 

Il Percorso

12 e 13 giugno 2004: le elezioni europee danno come unico verdetto la sconfitta di Forza Italia che si attesta al 21%. Quattro punti in meno rispetto al 25% previsto da Berlusconi. Il Listone non sfonda, tengono gli altri partiti del centrodestra. Deludono Di Pietro e Occhetto.

21 giugno: In Forza Italia serpeggia il nervosismo e Silvio Berlusconi parla di brogli elettorali nei seggi a favore del centrosinistra. L'opposizione chiede che Pisanu venga a riferire alla Camera ma il Viminale risponde di non avere l'autorità in materia. No comment di An, mentre l'UDC parla di parole riferite alla poca preparazione dei rappresentanti di Lista del Polo.

24 giugno: Berlusconi conferma la fiducia ai due coordinatori Bondi e Cicchitto. La Lega chiede che venga portato avanti il federalismo. L'Unione Europea lancia l'allarme sui conti pubblici italiani: necessaria una manovra di 7 miliardi di Euro per mantenere il patto
di stabilità ed evitare il 5 luglio l'early warning da parte dell'Ecofin, l'ammonimento ufficiale dell'UE quando i conti di uno stato che adotta l'Euro scendono sotto i parametri di Maastricht.

27 giugno: I ballottaggi alle amministrative regalano al centrosinistra la vittoria storica alla provincia di Milano. Forti malumori nel centrodestra. Follini in un'intervista a "Repubblica" rilancia il proporzionale parlando di fine della monarchia nel centrodestra.

2 luglio: Al termine di un burrascoso vertice di maggioranza il ministro dell'economia Tremonti annuncia le proprie dimissioni. L'uomo simbolo del governo Berlusconi aveva ricevuto forti pressioni da AN. Berlusconi assume l'interim del superministero dell'Economia.

5 luglio: rinviato il Consiglio dei Ministri, Berlusconi illustra ai ministri economici europei la manovra da 7 miliardi e mezzo di Euro, per evitare l'early warning. Berlusconi convince Bruxelles che risparmia all'Italia l'ammonimento ufficiale Il nostro paese resta comunque un sorvegliato speciale. Berlusconi afferma che non sa quanto durerà l'interim all'economia.

6 luglio: An e UDC chiedono che venga nominato al più presto il nuovo ministro dell'Economia. Follini minaccia: se le cose non cambiano, il 16 luglio all'assemblea del partito proporrà l'appoggio esterno al governo. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento Giovanardi annuncia che Berlusconi sarà in Aula il 14 luglio per riferire sulle dimissioni di Tremonti.

7 luglio: Vertice a tre tra Berlusconi, Fini e Follini. Si decide di iniziare dalle 20.00 di domenica 11 luglio un megavertice di maggioranza con tre tavoli distinti su economia, linea politica e federalismo. Berlusconi annuncia che l'interim non durerà molto.

9 luglio: Il Consiglio dei Ministri approva la manovra economica. Molti tagli alle spese e aumento delle sigarette.

 

Homepage

 

   
Num 37/38 Giu/Lug 2004 | politicadomani.it