Pubblicato su Politica Domani Num 37/38 - Giu/Lug 2004

Per cosa abbiamo votato il 12 e 13 giugno?
Europa, la grande assente
I membri del Parlamento europeo sono stati eletti da cittadini per lo più inconsapevoli della posta in gioco

di Maria Mezzina

Campagna elettorale e mass media, votazioni e scrutini, risultati, dibattiti e ancora mass media. Certamente quella del 2004 ha mosso un'enorme quantità di energie. Eppure su tutto brilla, per la sua assenza, l'Europa.
Quelle che dovevano essere le più importanti elezioni per il futuro dell'Europa si sono risolte in qualcosa che assomiglia molto a un "fiasco". L'alta percentuale di astensionismo mette a rischio la più importante forma di partecipazione democratica alla vita dell'Unione. Alle istituzioni dell'Unione nei prossimi cinque anni spettano compiti di enorme importanza: definire l'assetto giuridico e amministrativo dell'Europa; fare scelte in campo economico, strategico e di politica estera cruciali per il futuro dell'Unione; sostenere, far ratificare dai rispettivi stati e porre in essere la Costituzione europea. I membri del Parlamento europeo sono stati eletti tuttavia da cittadini per lo più inconsapevoli della posta in gioco.
Almeno tre sono i motivi del fallimento:
(1) L'Europa, senza ancora una Costituzione approvata e in vigore è ancora qualcosa di evanescente.
(2) La campagna elettorale è stata confusa.
Si è parlato poco di Europa e molto di problemi nazionali. 425 liste diverse per 25 paesi, con una media di 18 liste per paese - da un minimo di 6 in Austria a un massimo di 43 nel Regno Unito (25 in Italia) - e la difficoltà di decidere fra tanti soggetti politici e tante proposte la cui diversità era difficile da comprendere.
Al colmo della confusione ci sono le liste nazionaliste e populiste antieuropeiste, scese in campo per conquistare seggi elettorali in una istituzione di cui contestano l'esistenza. È il caso dell'IKIP nel Regno Unito i cui eletti, ben 12 su 78, hanno dichiarato che non parteciperanno alle sedute del Parlamento. Ma è curiosa anche la confusione tutta italiana per cui in molti hanno votato per un non-candidato, Prodi, e altrettanti hanno votato per un altro candidato, Berlusconi, che aveva dichiarato che si sarebbe dimesso immediatamente, come poi in effetti ha fatto la stessa sera della elezione.
(3) Il sistema elettorale è troppo poco "europeo" e troppo eterogeneo, le regole sono diverse da paese a paese. L'armonizzazione delle regole e delle procedure di voto e di scrutinio è appena iniziata. "Non si può chiedere ai cittadini dell'Unione di eleggere un Parlamento comune se non si permette loro di percepire la dimensione europea del gesto che essi si accingono a compiere" dicono Deloy e Reynié in una bella analisi sul voto in Europa .
Anche se per tutti vale il sistema proporzionale, l'attribuzione dei voti è variabile: per esempio nel Regno Unito e in Irlanda del Nord si applica il sistema del voto di preferenza, nel resto del paese il sistema del voto di lista, che è anche quello più comunemente usato nei paesi dell'Unione.
Un certo numero di Stati adotta il sistema della circoscrizione unica, altri sono divisi in un numero variabile di circoscrizioni su base regionale (4 in Irlanda e Belgio, 8 in Francia, 11 nel regno Unito e 13 in Polonia), in altri ancora vale un sistema misto fra circoscrizione nazionale e regioni amministrative (Germania e Italia).
Alcuni Stati hanno una percentuale di sbarramento (3% in Grecia, 4% in Austria e Svezia, 5% in Germania, Francia, Polonia, Ungheria, Lituania, Repubblica Ceca e Slovacchia), altri no.
Ci sono ancora altre differenze rilevanti come l'età minima per essere candidati (18 anni in undici paesi, 21 anni in altri undici, 23 anni in Francia e 25 anni in Italia e in Grecia), l'obbligatorietà o meno del voto, la data e la durata della consultazione.
L'armonizzazione delle regole elettorali non è di secondaria importanza, come qualcuno potrebbe pensare, serve a distinguere le elezioni europee dalle "altre" elezioni. È quindi uno strumento importante per aiutare i cittadini a sentirsi tutti coralmente membri dell'Unione. Un po' come è avvenuto con l'uso della moneta comune, l'euro. Tutto ciò che è rispettoso della identità degli Stati membri deve essere mantenuto, tutto ciò che serve ad unire deve essere adottato.

i Corinne Deloy e Dominique Reynié, "Les élections européennes- 10-13 juin 2004" - Fondazione Schuman, Osservatorio per le elezioni in Europa (www.robert-schuman.org)

 

Homepage

 

   
Num 37/38 Giu/Lug 2004 | politicadomani.it