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Unione Europea
L'Europa del futuro, forte e "gentile" Intervista al prof. Marco Vitale Si conclude qui l'intervista "quasi immaginaria" al Prof. Marco Vitale. La prima parte è stata pubblicata sullo scorso numero (PD n.36, maggio 2004). EUROPA E USA La stretta collaborazione tra USA ed Europa è stata un tratto caratteristico degli ultimi decenni. Nessuno auspica o pensa che questa vicinanza di fondo possa o debba rompersi. Ma essa sarà molto più burrascosa che nel passato, per motivi oggettivi. L'Europa ha tante cose e tanti valori in comune con gli USA ma non coincide e non è totalmente subordinata agli USA come i neconservatori americani vorrebbero e come alcuni "gauleiter" europei cercano di realizzare. Come afferma Kagan, nel suo lucidissimo e crudo "Paradiso e potere", gli USA sono condannati a perseguire il ruolo di iperpotenza militare e tecnologica ed a guidare il mondo con la forza in un crudo approccio hobbesiano mentre l'Europa, sotto lo scudo difensivo della Nato, può coltivare il suo paradiso di un approccio kantiano basato sulla ragione, sulla tolleranza, sulla pace. Nelle parole di Kagan non manca un certo senso di scherno e di disprezzo verso quest'Europa gentile ed un po' effeminata, in un significato non dissimile dalla parola usata da Ramsfeld quando, nella guerra con l'Iraq, parlava di una "vecchia Europa", che non vuole prendersi impegni coraggiosi. Ma anche se questo tono può dare fastidio, esso aiuta a capire la realtà. Dice Kagan: "I leader americani credono che la sicurezza globale e l'ordine liberale - insieme al paradiso "postmoderno" dell'Europa - non sopravviveranno a lungo se gli Stati Uniti non useranno il loro potere nel mondo pericoloso hobbesiano che ancora si agita al di fuori dell'Europa. In conclusione, gli Stati Uniti, benché abbiano svolto un ruolo fondamentale nel condurre l'Europa dentro il suo paradiso kantiano, e ancora lo svolgano nel renderlo possibile, non possono varcare la soglia dell'Eden. Essi restano, con tutta la loro enorme potenza, impigliati nella storia, a vedersela con i Saddam e gli ayatollah, con i Kim Jing II e gli Jian Zenin, lasciando agli altri la maggior parte dei benefici". LA FORZA MILITARE Vede, Kagan afferma che gli USA "a volte devono agire unilateralmente, non perché abbiano la passione dell'unilateralismo, ma perché, con un'Europa debole, che ha rinunciato alla politica di potenza, non hanno altra scelta se non agire unilateralmente". È vero che l'Europa ha rinunciato alla politica di potenza, ma credo che questo, piuttosto che un male, sia una speranza per l'intera umanità, l'indicazione di una via possibile. È vero che l'Europa è militarmente debole. Ma l'essere militarmente deboli non autorizza a parlare semplicemente di un'Europa debole in generale. COLMARE LE DIVERSITÀ Vi sono due temi di natura economica in relazione ai quali dobbiamo prepararci a serie divergenze di visione e di impostazione con gli USA. Il primo è lo stesso concetto di sviluppo. Nessun presidente degli USA, rappresentante di un paese dove la competizione più esasperata è legge, potrebbe firmare l'articolo tre del Trattato di Costituzione europea con il suo riferimento esplicito all' "economia sociale di mercato", una categoria estranea alla cultura americana. Anche in questo campo dobbiamo smetterla di scimmiottare gli USA, di porci l'obiettivo di colmare il "gap" con gli USA. Dobbiamo disegnare il nostro sviluppo, con i nostri ritmi, con la nostra qualità di vita, con i nostri obiettivi. Il secondo tema è legato all'Euro. Il successo dell'Euro ed il suo emergere come seconda moneta di riserva a livello mondiale, creerà inevitabili tensioni ed anche momenti di conflitto con gli USA, abituati da decenni a vedere il mondo retto solo dal dollaro, "our money and your problem", secondo la ormai famosa definizione di un ministro americano. Queste divergenze potranno restare nei limiti di una costruttiva, anche se sofferta, dialettica, e potranno anche attenuarsi. Ma sono la realtà del nuovo mondo ed al tempo stesso una delle sfide per la nuova Europa. AVANZARE A PICCOLI PASSI Per affrontare le nuove sfide e cogliere le nuove opportunità l'Unione Europea non deve stravolgere le istituzioni attuali né il metodo graduale sino ad ora seguito. Il Trattato di Costituzione approvato è più che sufficiente per far fare all'Unione un passo avanti, per consolidare quanto sin qui fatto, per evitare che l'allargamento porti ad una diluizione della sua essenza, e la trasformi in una sorta di zona di libero scambio o, peggio, in un'armata brancaleone senza principi ed obiettivi comuni, senza bussola. ECONOMIA E FINANZE Io non credo che l'Unione Europea abbia bisogno di un grande bilancio generale, che sarebbe anzi una iattura, un fattore di centralismo e di irrigidimento burocratico. La strumentazione economica dell'Unione Europea è più che sufficiente: moneta unica; sistema europeo di banche centrali facenti capo alla Banca Centrale Europea; politica di bilanci realizzata indirettamente attraverso i parametri del patto di stabilità; rigorosa tutela delle quattro libertà, della concorrenza e dell'economia imprenditoriale. Poche le modifiche che auspicherei: un'unica autorità antitrust a livello continentale; un'unica autorità di vigilanza sul sistema bancario a livello continentale; un rafforzamento moderato del bilancio esclusivamente per fronteggiare le esigenze della limitata forza unitaria di difesa, per sostenere la politica estera comune e per realizzare una politica di cooperazione più forte nei confronti dei paesi in via di sviluppo; un'imposta sugli affari di facile esazione prelevata direttamente dall'Unione. UN'EUROPA PLURICENTRICA La complessità del processo di ampliamento dell'Unione, la disomogeneità tra il nucleo storico e molti paesi aspiranti all'ingresso e tra gli stessi, rendono indispensabile una progettazione del processo di integrazione più duttile, articolato e flessibile che in passato. Todorov parla di un'Europa non a velocità diverse, ma a diversi centri concentrici. Nel primo cerchio entrerebbero gli Stati fondatori dell'Unione (Francia, Germania, Italia, Benelux) legati tra loro da un patto federativo più stringente che copra anche gli auspicabili sviluppi unitari in materia di sicurezza e relazioni con i paesi extra-europei. Il secondo cerchio concentrico radunerebbe i paesi ammessi nell'Unione europea nella sua forma attuale: un insieme di venticinque e, forse, sino a trentacinque paesi. I criteri di appartenenza a questo cerchio sarebbero un certo livello di sviluppo economico, un regime di democrazia liberale, un certo livello di garanzia giuridica, ma non sarebbe necessaria né la moneta comune, né i trattati comuni in tema di sicurezza e politica estera. Che in uno di questi paesi la religione dominante sia l'islam non è un ostacolo. Ciò che conta oggi in Europa non è il cristianesimo, ma il laicismo, dono, in parte, del cristianesimo. Il terzo cerchio sarebbe rappresentato dai paesi limitrofi, o, comunque, rientranti nella diretta sfera di influenza dell'Unione, per i quali il suo esempio, il suo metodo di lavoro, i suoi principi, più che i suoi aiuti finanziari, potrebbero essere preziosi. UNA LINGUA COMUNE Todorov afferma che con una lingua unica di lavoro l'Europa sarebbe un'istituzione molto più efficace, proposta che dispiace ai nazionalisti ma è dettata dal buon senso. " ... non si tratta di una novità radicale: nel medioevo, infatti, esisteva un'Europa delle élite grazie alla possibilità di comunicare in latino e al di là delle frontiere. Oggi una sola lingua può svolgersi questo ruolo: quella che io chiamo "inglese internazionale". Non è la lingua di Shakespeare o di Henry James. È quella che parlano, per farsi capire, tutti gli europei quando si recano nella maggior parte dei paesi del mondo fuori dal proprio. È quella che usano tra loro gli scienziati di tutti i paesi se vogliono conoscere l'evoluzione della propria disciplina. È quella con cui comunicano i giovani di un paese europeo quando sono in viaggio nei paesi limitrofi. Suppongo che sia perfino quella dei funzionari europei quando i microfoni sono spenti. Bisogna avere il coraggio di ammettere uno stato di fatto". iL'intervento di Marco Vitale, sul tema della Costituzione europea, si riferisce a un incontro-dibattito tenuto a Castel Goffredo il 26 marzo 2004 per il premio Acerbi 2003, assegnato a Tommaso Padoa Schioppa per il libro "Europa, forza gentile".
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Num 37/38 Giu/Lug 2004 | politicadomani.it
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