Pubblicato su Politica Domani Num 37/38 - Giu/Lug 2004

Cosa si deve sapere a proposito dei trapianti
Da oltre 50 anni si eseguono trapianti clinici nell'uomo; si tratta ormai di un'importante realtà terapeutica. Eppure essa suscita paure, incertezze e dubbi. I trapianti di organi sono associati al concetto di morte e questo contrasta con il vissuto emotivo dei parenti del possibile donatore per i quali non si è ancora compiuto l'evento finale della 'morte'.
Per comprendere l'importanza non solo clinica ma anche sociale dei trapianti occorre che alcuni concetti basilari siano ben chiari. Ecco quindi le risposte alle domande che più frequentementesi fa gente comune.

Dr. Maurizio Valeri

Che cos'è un trapianto?
Il trapianto è la sostituzione chirurgica di un organo malato e non più funzionante con un organo sano prelevato da un donatore. Non può esistere un trapianto senza un donatore, il che implica l'esistenza di aspetti medici, etici, giuridici e sociali strettamente correlati alla donazione degli organi.
Il trapianto da un punto di vista sociale è sempre il risultato di un atto di solidarietà. A differenza di tutte le altre branche mediche, il successo dei trapianti si può ottenere solo se la nostra società acquista piena coscienza di questo valore.

Chi è il donatore di organi?
Ci sono due tipi di donatore di organi: il donatore vivente ed il donatore cadavere.
Il donatore vivente decide di donare una parte del proprio corpo ad una persona in attesa di trapianto. In questo caso possono essere donati o un rene (i reni sono organi doppi e si può vivere normalmente anche con un solo rene) o una parte del fegato (il fegato è in grado di rigenerarsi e dopo pochi mesi dalla donazione la parte prelevata viene reintegrata).
La donazione in questi casi avviene in piena libertà e su base altruistica solo tra persone che oltre ad essere tra loro compatibili, sono motivate da un forte legame affettivo come è dai genitori al figlio, da fratello a fratello, tra coniugi.
Solo un numero molto limitato di pazienti in attesa di un trapianto di rene o di fegato ha la possibilità di avere un trapianto da un donatore vivente idoneo.

Il donatore cadavere è la situazione di prelievo più frequente; gli organi possono essere destinati a più pazienti in attesa di un trapianto.
Chi è un donatore cadavere?

Ogni individuo in morte cerebrale è un potenziale donatore di organi. La morte di una persona viene identificata nella cessazione irreversibile di tutte le funzioni del cervello e questo può avvenire come conseguenza di un arresto della funzione cardio-respiratoria, la morte cardiaca, o per una lesione primitiva ed irreversibile del cervello, la morte cerebrale. Queste due definizioni di morte esprimono solo le modalità con cui viene diagnosticata la morte dell'individuo.
Nel caso del trapianto degli organi il donatore cadavere è un soggetto che, sebbene sia assistito mediante ventilazione artificiale, ha un danno cerebrale irreversibile tale da portare a morte tutte le cellule del cervello.
Il paziente in questo caso è in uno stato di incoscienza, non risponde a determinati stimoli, non ha più un respiro spontaneo e tutte le sue attività cerebrali sono perdute, come dimostra il tracciato dell'elettoencefalogramma.
Quando in un reparto di rianimazione un paziente presenta queste caratteristiche cliniche, la Direzione Sanitaria dell'ospedale deve convocare un collegio medico composto da tre specialisti, un rianimatore, un medico-legale e un neurologo, i quali dopo un periodo di osservazione di almeno sei ore confermeranno che il soggetto è in morte cerebrale e tutte le manovre rianimatorie saranno sospese.

Quando avviene la donazione degli organi?
Durante il periodo di osservazione, dopo che ai parenti del soggetto in morte cerebrale è stato spiegato che il loro congiunto è morto, viene chiesto se egli in vita era favorevole alla donazione dei propri organi dopo la morte o se loro non si oppongo al prelievo degli organi a scopo di trapianto.
In caso di non opposizione al prelievo al termine del periodo di osservazione il donatore verrà portato in sala operatoria per il prelievo degli organi, mentre in caso di opposizione il cadavere verrà trasferito in camera mortuaria.

Perché donare i propri organi dopo la morte?
Donare i propri organi dopo la morte significa salvare delle vite umane. Migliaia di pazienti ogni anno grazie al trapianto riprendono a condurre una vita normale, ritornano, dopo mesi o a volte anni di malattia, ad essere elementi attivi della nostra società. Tutto grazie alla solidarietà di quanti hanno scelto di compiere questo atto d'amore.

Come si esprime la volontà di donare?
Si può manifestare la propria volontà presso gli uffici competenti della Azienda ASL di appartenenza, e più semplicemente scrivendo su un qualsiasi foglio la propria volontà indicando nome, cognome, data luogo di nascita, codice fiscale e gli estremi di un proprio documento.
Ma la cosa più importante è informare sempre i propri congiunti riguardo alla scelta presa.
La società moderna ha determinato importanti cambiamenti nelle relazioni interpersonali riducendole a volte a contatti anonimi di singoli individui con entità astratte, come le istituzioni, gli enti e la burocrazia in generale.
La donazione degli organi può permetterci di riacquistare un corretto ruolo come individui in questa società in cui spesso predominano i principi materiali, facendoci sentire così meno soli e rendendo attuale quello che il poeta Marziale scrisse secoli fa quello che avrai donato questo sarà la tua ricchezza.

Centro Regionale Trapianti Lazio - valeri@uniroma2.it

 

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