Pubblicato su Politica Domani Num 37/38 - Giu/Lug 2004

Dopo le consultazioni
Composizione del nuovo Parlamento europeo
I dati, gli schieramenti, le ragioni delle scelte

di Ma. Me

Gli elettori europei hanno assegnato la palma della vittoria Al Partito Popolare Europeo (PPE, centrodestra), che ha ottenuto279 seggi (di cui 66 provenienti dai dieci nuovi paesi membri dell'Unione). Segue a distanza il Partito Socialista Europeo (PSE, centrosinistra) con 199 seggi.
I partiti di destra (e centrodestra) sono stati i più votati in 14 stati su 25. La destra è avanzata ed è maggioritaria sulla sinistra in Lettonia (30 punti), nella Repubblica Ceca (22 punti), nel Regno Unito (14 punti), nei Paesi Bassi (10 punti), in Ungheria (11 punti) e nel Lussemburgo (10 punti). È avanzata anche in Germania (3 punti), nonostante la sonora sconfitta dell'SPD, grazie ai Verdi.
Alla sinistra sono andati 11 stati. La sinistra avanza sulla destra ed è maggioritaria in Portogallo (20 punti), Austria (14 punti), Svezia (10 punti), Malta (7 punti), Spagna (6 punti), Francia (5 punti), Danimarca (2 punti) e Italia (2 punti).
È mancato però un serio dibattito; le classi politiche con i loro leader, per incapacità e per convenienza hanno usato le elezioni europee come banco di prova per le rispettive politiche di governo nazionali. Il risultato è stato un voto di sanzione: un si o un no ai governi nazionali. È accaduto dappertutto. In questa logica vanno interpretati i risultati.
In molti casi il voto è stato di condanna, più o meno decisa, dei partiti e delle coalizioni al governo.
In Germania l'elettorato ha penalizzato il centrodestra (SPD) di Schröder che ottiene il risultato più basso dal 1953, mentre i verdi, al governo con l'SPD, avanzano di 5,5 punti percentuali. Vince l'opposizione di centrosinistra, Unione Democratico Cristiana (CDU-CSU).
In Francia il partito socialista (PS) stacca di oltre 12 punti l'Unione per un Movimento Popolare (UMP) al governo.
In Portogallo il partito socialista (PS) surclassa di oltre 20 punti percentuali la coalizione al governo (PSD/CDS-PP) di centro destra di Barroso,ora dimissionario e presidente designato della Commissione europea.
Voto sanzionatorio anche nella Repubblica Ceca, in Danimarca, in Estonia, in Lettonia e a Malta. Finlandia, Cipro e Slovenia puniscono, ma con moderazione i loro governi.
A favore del governo in carica hanno votato il Lussemburgo, l'Irlanda, i Paesi Bassi e la Slovacchia. In Spagna e in Grecia dove da solo qualche mese c'era già stato un cambio di governo, i risultati hanno confermato il governi in carica: in Spagna vince il partito socialista di Zapatero (PSOE) e in Grecia la destra di Nuova Democrazia (ND), ambedue con la stessa percentuale, 43%.
In Austria, Lituania, Polonia e Regno Unito il voto di sanzione si è rivolto verso i partiti nazionalisti e populisti: il governo è stato penalizzato ma l'opposizione non cresce.
Il voto dato alle liste nazionaliste e populiste (gli "altri" che hanno ottenuto in totale 66 seggi) - che tanto spazio hanno avuto sui media - è difficile da interpretare; le liste sono molte e molto diverse fra loro per ispirazione ideologica, per storia, hanno una varietà di obiettivi, spesso anche in antitesi fra loro. Alcune chiedono il ritiro dei loro paesi dall'UE, come il Partito per l'Indipendenza del Regno Unito (UKIP), o la Lega delle Famiglie (LPR) in Polonia, o il Partito della sinistra (Vp) in Svezia. Altre si dichiarano apertamente a favore dell'Europa e vogliono migliorare il funzionamento dell'Unione, come la lista per l'Europa Trasparente nei Paesi Bassi e la lista Hans Peter Martin in Austria. Altre ancora hanno obiettivi specifici come in Irlanda il Sinn Fein, che vuole che l'unificazione irlandese diventi una priorità per l'Europa; o come alcune liste dei nuovi paesi dell'est che chiedono la revisione del patto di adesione del loro paese.

 

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