Pubblicato su Politica Domani Num 36 - Maggio 2004

L'Unione che vogliamo
Un'Europa "gentile" al centro del mondo
Intervista quasi immaginaria al prof. Marco Vitale

a cura di Maria Mezzina

Il tema, l'Europa. Il compito, l'economia. L'occasione, un premio a Tommaso Padoa Schioppa per il suo libro "Europa, forza gentile". È da qui che partono alcune considerazioni di Marco Vitale, economista, sul ruolo dell'Europa nel contesto internazionale.
Sono riflessioni a 360 gradi, perché "I temi economici sarebbero campati in aria se non venissero radicati nel grande scenario dei rapporti dell'Europa con
a) i paesi che vogliono aggregarsi;
b) le grandi economie emergenti (Cina - India - Russia - Brasile);
c) gli Stati Uniti;
d) i paesi da pacificare e da sviluppare rientranti nella sua diretta sfera di influenza." (M.Vitale)

È su queste riflessioni che abbiamo costruito l'immaginaria intervista. Una lungo colloquio sul quale ritorneremo, per completarlo, nel prossimo mese di giugno.

L'EUROPA DEI MERCATI E DEI POPOLI
Prof. Vitale, dal trattato di Maastricht si sono levate voci molto critiche sull'Europa. C'era il timore che si stesse costruendo un'Europa dei mercati e dei mercanti anziché l'Europa politica dei popoli e delle nazioni.

Rispondo con le parole di Schioppa: "Dal maggio 1950, quando la proposta di mettere inizio all'avventura europea, e poi nelle tappe successive fino al passaggio, quasi mezzo secolo dopo, dalle monete nazionali all'euro, l'oggetto della costituzione europea è stato soprattutto economico. Ma la natura, il significato, l'impulso sono sempre stati e sono politici"1 Oggi, alla luce di ciò che è successo, forse, noi federalisti intransigenti, comprendiamo che certe rigidità istituzionali che ci animavano erano sbagliate e che il metodo del gradualismo e del funzionalismo era quello appropriato, l'unico possibile, in una realtà così complessa come l'Europa.
Dice ancora Schioppa: "L'Europa si è fatta realtà sul terreno economico. Se per misurare ciò che è stato costruito usiamo il metro dell'economia e guardiamo come è mutata la ricchezza delle nazioni, dobbiamo prima di tutto constatare il grande successo del progetto europeo. Nel 1960 l'economia europea (calcolata per i quindici membri attuali) era pari ad appena il 60 per cento di quella americana, mentre a partire dagli anni '90 la supera." 1

L'EUROPA CHE C'È
L'antica obiezione di un'Europa che non esiste non è ancora superata, anche se ora sono diversi i motivi che la sostengono. Cosa risponde lei a questa obiezione?

Oggi l'Europa esiste sul piano economico e su quello monetario, con una moneta unica ed una banca centrale. E questo fatto sta cambiando tantissime cose nel comportamento delle persone ed è diventato, a sua volta, potente fattore di unificazione. Sul piano dell'ordinamento giuridico e giudiziario esiste una Corte alla quale i singoli cittadini possono rivolgersi direttamente e con leggi europee sovraordinate alle leggi nazionali. Sul piano istituzionale vi sono istituzioni che certamente non rispondono ai dettami di un elegante disegno costituzionale, ma sono uno straordinario esempio della fantasia e della capacità creatrice della storia e, bene o male, funzionano. Sul piano culturale e dei grandi valori siamo sempre più uniti come anche la recente tragedia di Madrid ci ha fatto sentire e capire.

LE SFIDE FUTURE DELL'EUROPA
L'Europa ha vinto, definitivamente, in modo incruento, due sfide: la pace interna e la lotta contro il totalitarismo. Possiamo essere soddisfatti. Ma poi?

Bisogna guardare avanti. Oggi l'Europa esiste e rappresenta un piedistallo formidabile per andare avanti, ma viene a trovarsi in un nuovo contesto radicalmente diverso da quello nel quale è cresciuta, mattone dopo mattone, e ciò apre rischi e sfide radicalmente nuove. È a questi che dobbiamo indirizzarci e soprattutto indirizzare le nuove generazioni. [le sfide sono state vinte] grazie certamente alla forza dell'America e della Nato e al lungimirante intervento del Piano Marshall, ma anche grazie alla capacità dell'Europa di dar vita ad un continuo e miracoloso processo di integrazione nella pace e nella collaborazione, di sviluppare la propria economia, di realizzare un'economia sociale di mercato, di contenere e battere democraticamente i partiti comunisti interni, di fare dell'Europa "uno spazio privilegiato della speranza umana"2.
Svanite queste sfide e queste minacce che sono state anche propellente e collante del processo di integrazione europea, la nuova grande sfida è, paradossalmente, quella di governare il successo. Il successo chiama l'Europa ad uscire dal suo guscio e ad assumere un ruolo più importante.

PRESERVARE L'IDENTITÀ EUROPEA
Per essere più importante, l'Europa dovrebbe diventare anche più grande. Non vede lei pericoli in questo allargamento?

L'Unione Europea sta vivendo un momento storico. I paesi limitrofi al nucleo storico dei sei paesi firmatari dei Trattati di Roma del 1957, già allargato a 15, premono per diventare parte dell'Unione. Già dieci paesi sono entrati3, mentre altri dieci sono prossimi alla soglia per un totale di oltre 500 milioni di persone. Ci sono persino personaggi, che straparlano, configurando un'Unione Europea allargata alla Russia. Questo processo di aggregazione è positivo; è frutto del successo, ma va governato. Oggi persino i confini geografici dell'Europa diventano incerti. Tanti anni fa nella piazza dell'isola greca di Castel Orizon, prospiciente alla costa turca, vidi dei cartelli, in varie lingue, che dicevano. "Qui inizia l'Europa". Quando la Turchia entrerà nella Unione, quei cartelli andranno rimossi. Ma dove li metteremo? Se i confini geografici diventano incerti, cosa sarà dei valori unificanti, dei confini istituzionali, della politica monetaria unificata? Che diavolo di Europa ci aspettiamo mettendo insieme paesi guidati da politiche come quella espressa con grande franchezza dal presidente polacco "Alexander Kwasniewski" nei seguenti termini (Herald Tribune, 24 gennaio 2003) : " Se questa è la visione del presidente Bush, questa è anche la mia"?. Il rischio, dunque, di una diluizione del processo di integrazione europea, ammucchiando disordinatamente paesi che non ne hanno condiviso il travaglio creativo, che non si sono confrontati con i valori fondanti ma sono mossi da pura convenienza mercantile, è molto alto. È urgente, dunque, che si arrivi rapidamente alla firma del Trattato che istituisce una Costituzione per l'Europa4.

I PARTNER PRIVILEGIATI
Con l'Unione, l'Europa diventa - o diventerà - un'entità politica, sia pure dai confini incerti. Quali, secondo lei, dovranno essere suoi partner privilegiati?

L'Unione Europea, pur nella nuova ampia configurazione che va prendendo corpo, deve avere dei precisi confini. Ma al di là di questi vi sono ad Est paesi come l'Ucraina e la Bielorussia ed al Sud paesi come quelli del Maghreb con i quali, per ragioni di vicinanza e di sfera di influenza, dovrà coltivare rapporti e collaborazioni particolari. Anzi al Sud tutta l'Africa deve diventare interlocutore privilegiato dell'Europa. L'Europa dovrà affrontare altri compiti, altre responsabilità, altre opportunità complesse e difficili dalle quali non deve rifuggire se vuol superare quell'immagine di "un'Europa vecchia, decrepita, introversa" che tanti le accreditano. Sono compiti di dimensione e complessità tali da superare le possibilità dei singoli Stati europei; per essi deve essere presente l'Unione Europea, con voce unica e convergente con le singole energie.

IL PROGETTO DI COSTITUZIONE EUROPEA
Come giudica dal punto di vista economico-sociale il progetto di Costituzione per l'Europa di Giscard d'Estaing?

Da ex federalista fondamentalista convertito trovo il lavoro fatto dal gruppo guidato da "Valery Giscard d'Estaing" eccellente. Anche in materia economico-sociale il progetto di Costituzione è, sul piano costituzionale, ottimo. Esso, infatti, delinea un progetto di sviluppo ragionevole basato "su una crescita economica equilibrata, un'economia sociale di mercato fortemente competitiva che mira alla piena occupazione del progresso sociale e ad un elevato livello di tutela e di miglioramento della qualità dell'ambiente". Il progetto combatte l'esclusione sociale e le discriminazioni; promuove la visione economica, sociale e territoriale e la solidarietà tra gli Stati membri; riconferma le libertà fondamentali di circolazione delle persone, delle merci, dei servizi e dei capitali e garantisce la libertà di stabilimento, costituisce il sistema delle banche centrali che fa capo alla Banca centrale europea la cui indipendenza "nell'esercizio dei suoi poteri e nelle sue finanze" è costituzionalmente riconosciuta; riconosce la necessità di un commercio internazionale "libero ed equo", pone la persona al centro della sua azione.
Questa è l'Europa. Chi è dentro a questi principi è in Europa; chi è fuori è fuori, qualunque sia la contiguità fisica. Tutto ciò è più che sufficiente sul piano costituzionale; per il resto lasciamo fare alla politica.

LE ECONOMIE EMERGENTI DI ASIA ED AMERICA LATINA
Molti ritengono che le economie emergenti dell'Asia e dell'America Latina costituiscano una grave minaccia per l'economia europea. Lei cosa ne pensa?

Nei decenni che hanno visto la costruzione dell'Europa tutte le partite si giocavano tra USA ed Europa, con l'ingresso in scena, a cavallo tra gli anni '70 e '80, del Giappone. Oggi Cina, India, Russia, Brasile rappresentano altrettanti soggetti chiave di un nuovo sviluppo e, quindi, allo stesso tempo nuovi competitori e nuove minacce, ma anche nuove straordinarie opportunità ed occasioni di sviluppo. Le singole forze produttive e sociali europee (in primo luogo le imprese) devono svolgere il loro ruolo per cogliere queste opportunità e contenere le minacce. Ed i singoli stati europei devono collaborare e sostenere i rispettivi operatori. Ma la dimensione continentale di questi soggetti e la complessità di certe partite economiche da giocare (vedasi le recenti prese di posizione di alcuni di questi paesi continentali in sede di WTO) sono tali da richiedere politiche di convergenza e di sussidiarietà, da parte degli Stati nazionali. Indispensabile è poi un'Europa che sappia parlare ed agire unitariamente o, perlomeno, in modo coordinato e convergente. Credo che il presidente della Commissione Europea coadiuvato dal ministro degli affari esteri potranno, in questo senso, svolgere un ruolo prezioso.

1 Tommaso Padoa Schioppa, "Europa, forza gentile".
2 Progetto del trattato che istituisce una Costituzione per l'Europa
3 Estonia, Lituania, Polonia, Cechia, Slovacchia, Ungheria, Slovenia, Malta e Cipro.
4 Gazzetta Ufficiale dell'Unione Europea n.c. 169 del 18 luglio 2003

 

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