Pubblicato su Politica Domani Num 35 - Aprile 2004

Memoria storica
Ushuaia, la "polis"
In fondo alla Terra del Fuoco, in Patagonia, c'è una città di italiani

di Lorenzo Landolfi

"Quando la memoria va a raccogliere i rami secchi, torna con il fascio di legna che preferisce". L'antico proverbio interpreta pienamente la tendenza diffusa di commemorare gli avvenimenti negativi piuttosto che altri, improntati, per esempio, a un sano patriottismo, che di tanto in tanto non guasta. C'è invece una parte di storia, la migliore, che rimane dimenticata. Appartengono a questa le vicende della città di Ushuaia e di Carlo Borsari.
Carlo Borsari era un imprenditore emiliano che, in accordo con lo Stato Argentino e lo Stato Italiano, decise di promuovere la costruzione di una città interamente abitata da italiani nella lontana Terra del Fuoco. Ogni dettaglio della spedizione e della pianificazione territoriale fu curato personalmente da Borsari e da tecnici di ogni genere. La costruzione venne affidata ad operai in cerca di lavoro provenienti da ogni parte d'Italia, che sarebbero diventati poi i cittadini stessi di quella città. Tuttora Ushuaia è una città fiorente di circa 29.000 abitanti, e conserva la sua sistemazione originaria.
A cosa serve parlare oggi di quest'avvenimento? Forse per dire che Ushuaia è simbolo dell'industriosità e dell'intraprendenza imprenditoriale del popolo italiano nel secondo dopoguerra. Un popolo che vuole lasciarsi alle spalle le difficoltà del passato e guardare al futuro, anche a costo di farlo a migliaia di km dalla propria terra. Ma non è solo questo: Ushuaia è nata con il coinvolgimento di tanti per il bene di tutti. Che vantaggi poteva avere Borsari nel promuovere in tutte le forme la vita di una città? Avrebbe potuto benissimo utilizzare i soldi della ricostruzione per mandare avanti la sua azienda. Ha scelto, invece, la città, la "polis".

Un esempio, da non dimenticare, per i "politici" di adesso.

 

Homepage

 

   
Num 35 Aprile 2004 | politicadomani.it