Pubblicato su Politica Domani Num 35 - Aprile 2004

Mostre d'arte
Poesia e sentimento nella pittura del 600
Giovan Francesco Barberi, detto Guercino, dal Palazzo Reale di Milano alla Stazione Termini di Roma

di Pier Giorgio Foresi

Venne chiamato Guercino per via di un accentuato strabismo e fu uno dei più grandi pittori della sua epoca. Il suo nome era Giovan Francesco Barberi ed era nato nel 1594 a Cento, una piccola città a metà strada fra Ferrara e Bologna. Praticamente autodidatta, nell'esercizio dell'arte aveva subito il fascino di uno o due esempi di grande pittura esistenti nel suo paese natale, in particolare una pala di Ludovico Caracci, insigne esponente della pittura emiliana del tempo, eseguita nello stesso anno della sua nascita. Nel 1617, Ludovico Caracci così si espresse nei confronti del pittore centese: "quivi (a Bologna) è uno giovane di patria di Cento che dipinge con tanta facilità di invenzione e gran disegnatore e felicissimo coloritore da far stupire a chi vede le sue opere".
Alla pittura del Guercino è dedicata una mostra che, proveniente dal Palazzo Reale di Milano, è ora aperta al pubblico, a Roma, in una sede inconsueta, vale a dire nell'ambito della Stazione Termini e, precisamente, nella cosiddetta "ala mazzoniana" - dal nome dell'architetto che la progettò negli anni trenta del secolo scorso e che costituisce un pregevole esempio dell'architettura del tempo -. I curatori della mostra, i cui spazi espositivi sono razionalmente organizzati ai fini della fruibilità da parte del pubblico, sono Massimo Pulini e Vittorio Sgarbi, sotto la direzione del massimo studioso dell'opera del maestro e, più in generale, della pittura emiliana del 600, Denis Mahon.
L'esposizione, cui è stato dato il suggestivo titolo "Guercino. Poesia e sentimento nella pittura del 600", raccoglie opere provenienti da istituzioni mussali europee e americane e si sviluppa secondo un percorso tematico che pone in risalto le diverse motivazioni ispiratrici dell'opera del maestro, anche se rende più difficoltoso la comprensione dello sviluppo cronologico. Sono altresì assenti esempi del disegno, altro campo in cui eccelse la sua arte, ma ciò è probabilmente dovuto all'esigenza di non ampliare eccessivamente gli spazi espositivi, già straordinariamente ricchi di splendida pittura.
Nella fasi di apprendistato, come già accennato, il Guercino educò la sua sensibilità e la sua capacità tecnica all'opera dei Caracci, i pittori operanti nella vicina Bologna, divenuti alfieri di un nuovo verbo pittorico di impronta classicista, nonché a quella dei pittori attivi a Ferrara - Dosso Dossi e lo Scarsellino - dai quali derivò la sensibilità tipicamente veneziana per il colore caldo e pastoso. Su queste basi sviluppò una formula compositiva ariosa e mutevole, sottesa dalla trama ferma, seppur invisibile, del disegno. Trasferitosi a Bologna, ove ricoprì la carica di "caposcuola pittorico" lasciata libera da Guido Reni, il maestro, nonostante l'età giovanile, ricevette commissioni da parte di personaggi illustri del mondo nobiliare ed ecclesiastico, realizzando in pochi anni una serie impressionante di capolavori, ben rappresentati nella mostra. Durante un suo soggiorno romano eseguì, tra l'altro, il "Carro dell'Aurora e la Fama", nella Villa Ludovisi, e altre tele ora visibili nei Musei Capitolini. A Roma non poté sottrarsi all'influsso di Caravaggio e della sua concezione dell'arte, fondata sull'imitazione della natura, dando vita ad una forma di naturalismo pittorico che si differenzia per la materia più morbida e pacata rispetto a quella lucida e drammatica del maestro lombardo. Tale influenza si evidenzia, in special modo, in alcune scene a mezza figura, come nel "Ritorno del figliol prodigo".
Successivamente il pittore cominciò a temperare i suoi impeti innovativi e tornò a meditare sulle poetiche classicistiche di derivazione caraccesca come erano state interpretate dai suoi conterranei, soprattutto Domenichino e Guido Reni, e, fatto rientro nella sua Cento, abbandonerà, progressivamente, le "macchie", vale a dire quella sua maniera di costruire figure ed oggetti, nuvole e paesaggi, per masse contrastate di ombra e di luce, che erano state la ragione della sua fama. Ne conseguì una lunga serie di dipinti, per lo più di natura devozionale, ispirati a motivi storici, mitologici, e ai poemi cavallereschi, commissionatigli dalle corti di tutta Europa, ma eseguiti tutti nella sua amata piccola patria, cui dedicò straordinari dipinti di paesaggio intrisi di vita popolaresca e di profonda poesia, uno dei quali, La fiera sul Reno, presente in mostra.

 

Notizie utili

Ingresso della mostra: all'inizio del binario 24 (lato via Giolitti).
Orario di apertura: tutti i giorni, dalle 10 alle 20, fino al 30 giugno 2004.
Costo del biglietto: 9,00 euro - Sono previsti sconti per le persone di età superiore ai 65 anni (7,50 euro), scolaresche e gruppi. I possessori di abbonamento Metrebus e Metrebus Lazio hanno uno sconto del 30%.

Per saperne di più è esaustivo il Catalogo della Mostra, ed. De Agostini, con splendide riproduzioni, acquistabile all'ingresso al costo di 35,00 euro (in brossura); in libreria, rilegato, a 50 euro.

 

Homepage

 

   
Num 35 Aprile 2004 | politicadomani.it