Pubblicato su Politica Domani Num 35 - Aprile 2004

Il nuovo può venire solo dai giovani e non è una banalità
Formazione e politica
Per capire, progettare e agire

di Alessandro Lovato

Il 31 Marzo si è parlato di formazione politica. Forse perché c'è stata una sostituzione di ospite (e di tema) all'ultimo momento - fra noi e l'ospite previsto si è posto il Presidente Ciampi che aveva convocato l'On.le Bianchi proprio per il giorno e l'ora del nostro incontro - la partecipazione è stata piuttosto scarsa. Eppure il tema era interessante e particolarmente adatto a far saltare sulla sedia più di qualche navigato politico locale.
In una sala resa ancora più bella dalla presenza della splendida personale del maestro Sebastiano Sanguigni, il relatore, Giulio Cascino, già direttore del personale dell'Eni, ha voluto subito creare un ambiente colloquiale invitando i presenti accanto a lui.
La politica è "la più alta forma di carità", è questa la definizione di politica data da Paolo VI. La politica, quindi, come impegno totale verso gli altri e verso il proprio paese. Oggi la parola "politica" è stata svuotata ed è diventata sinonimo di ruberia, di truffa, di raggiro, di interesse per i propri affari. Il Dott. Cascino ha fatto parecchi esempi di questo imbarbarimento del termine "politica". Basti uno fra tanti: "In quel concorso Tizio è stato preferito a Caio per motivi politici". La corruzione della parola politica è stata la conseguenza della corruzione degli uomini della politica. Non sono mancati (e non mancano) esempi di politici corrotti a tutti i livelli: dal piccolo assessore comunale al più blasonato parlamentare. Tuttavia non si può gettare nel fango tutta la politica soltanto per colpa di alcuni disonesti. Come non ricordare, infatti, i fondatori della Repubblica, i partecipanti alla Costituente? Come scordare i "professorini", Moro, De Gasperi, Fanfani, che giovanissimi hanno condotto l'Italia fuori dalle rovine della guerra?
Un'altra grave confusione riguarda il rapporto tra politica e potere. Il potere deve essere considerato solo uno strumento, di cui la politica si serve per migliorare la società, e non il suo fine e la confusione dipende dal fatto che non sono ben chiare le "dimensioni della politica". Come ben descritto su uno schema consegnato ai presenti, nella politica si possono individuare quattro dimensioni che appartengono ai vari momenti del pensare e dell'agire politico: La dimensione dei valori e delle ispirazioni, quella del progetto a lungo termine, il momento del programma e, infine, il momento dell'azione vera e propria.
A questo punto emerge dal nostro ospite la sua cultura di cristiano, confortato in questo dall'ambiente amico che lo ascolta. Nella dimensione dei valori e delle ispirazioni sono delineati i contorni di due personaggi a metà tra storia, religione e mitologia: Abramo ed Ulisse. Il primo sa accettare i propri limiti, sa amare, sa servire l'altro, sa donare e soprattutto sa di essere come gli altri e di dipendere dagli altri. Il secondo, invece, punta sulla sua volontà di autorealizzarsi, vuole sconfiggere i nemici per riprendersi, anche con la violenza, ciò che era suo.
Ulisse e Abramo rispecchiano due diversi codici di valori, due filosofie diverse. Non c'è una filosofia giusta ed una sbagliata, sono semplicemente diverse. La politica del momento segue ora una ed ora l'altra ideologia, e la sua scelta si rispecchia nelle azioni di tutti i giorni. Sta tutta qui l'importanza della formazione politica: capire dalle azioni di un governo cosa c'è alla base, saper guardare oltre, verso le aspirazioni senza tempo, come Abramo e Ulisse.
E, dopo aver capito, bisogna partecipare. Soprattutto bisogna partecipare. Non si fa infatti politica guardando la televisione, magari "Porta a Porta". La politica è quella che si vive nelle discussioni delle assemblee di partito; politica è discutere mettendo a confronto le nostre idee con quelle degli altri.
Tutto bene. Però, cosa fare quando i partiti sono pietrificati dalle mani di vecchi e consunti segretari, ciechi e sordi alle richieste di cambiamento? Secondo Giulio Cascino basterebbe che almeno una ventina di giovani prendessero la tessera di un partito per mandare all'aria le vecchie immobili gerarchie intermedie, delle sezioni locali, accusate - a ragione - di alzare e difendere con ostinazione una barriera fra la base del partito (i suoi elettori) e i livelli più alti dello stesso partito, quelli che sono impegnati in Parlamento.
Il problema è però trovare questi giovani, e fare in modo che tornino, come quelli di un tempo, a partecipare alla vita politica attiva. Magari si potrebbe cominciare dagli incontri della SFSP. Magari i giovani impegnati nella scuola potrebbero, davvero, fare la differenza.

 

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Num 35 Aprile 2004 | politicadomani.it