Pubblicato su Politica Domani Num 35 - Aprile 2004

Olimpiadi Parallele per disabili
Nascita e filosofia delle Paraolimpiadi
Dalla terapia per la riabilitazione, ai trionfi delle medaglie olimpiche

A cura di Alessio Fatale

Lo sport per disabili ebbe inizio in Europa, in Inghilterra. Nel 1948 nel centro di riabilitazione presso l'ospedale di Stoke-Mandeville, nei pressi di Londra, venivano ricoverati i paraplegici ed gli amputati creati dalla seconda la guerra mondiale. Il Prof. Ludwing Gutman applicò anche lo sport alla terapia riabilitativa e di recupero della funzionalità degli arti residui dei disabili. Si trattava non solo di utilizzare lo sport come strumento di riabilitazione fisica, ma di una vera e propria nuova filosofia che superava il concetto della menomazione fisica come menomazione della persona.
Il successo dell'esperimento portò alla fondazione del centro sportivo per persone disabili, dando così via ai giochi internazionali di Stoke-Mandeville. Da allora i giochi internazionali vennero svolti ogni anno e vi parteciparono atleti di molti paesi.
Il movimento internazionale che ha poi dato origine alle Paraolimpiadi (Olimpiadi Parallele), è nato nel 1952 in Olanda. Nei primi anni '50, anche in Italia, sulla spinta del Prof. Antonio Malio, presso il Centro INAIL per modulolesi di Ostia Lido (Roma), era iniziata un'attività di sport-terapia per la riabilitazione basata anche sulla pratica e la competizione sportiva. Il centro di Ostia non aveva un vero e proprio campo sportivo: su una piattaforma di cemento si giocava a basket in carrozzina, su un prato si svolgevano gli allenamenti e le gare di tiro con l'arco, sullo stesso prato si facevano i lanci del disco e del giavellotto, in una casetta di legno si svolgevano allenamenti e gare di scherma e di bigliardo.
Fu il Prof. Malio il fondatore delle Paraolimpiadi. La prima Olimpiade per paraplegici, infatti, si svolse a Roma subito dopo le Olimpiadi del 1960. L'esperienza ha insegnato che non occorrono grandi impianti e che si ottengono risultati straordinari con la volontà e il desiderio di dare ai disabili il massimo di autonomia.
A partire dal 1976 vennero disputati anche i Giochi Invernali, in Svezia.
Il numero di atleti che partecipano alle Paraolimpiadi estive intanto cresceva enormemente: dai 400 di Roma nel '60 ai 3.195 di Atlanta nel '96. Alle Paraolimpiadi di Sydney risultarono accreditati più di 4.000 atleti in rappresentanza di 125 Paesi.
La pratica sportiva significa per tutti "salute", mantenere cioè al meglio il proprio stato di benessere psicofisico, per molti significa la gioia di raggiungere e di superare i propri limiti, per altri ancora significa combattere una gara continua con se stessi, oppure affermare la propria supremazia sportiva sugli altri che competono nella disciplina sportiva. Ma le motivazioni per le quali ognuno sceglie di praticare un'attività sportiva non sono solo di ordine personale: la ricerca del gruppo, la condivisione con altri delle ansie, del dolore delle sconfitte, dell'ebbrezza dei successi, il piacere del contatto con la natura, il gusto del gioco. In queste scelte non c'è differenza fra normodotato e disabili, semmai quest'ultimi vivono tutti questi desideri e queste sensazioni in modo più intenso degli altri.
Lo sport-terapia è di grande aiuto per il recupero dell'equilibrio psicofisico delle persone con difficoltà fisiche o mentali, ed è uno strumento prezioso per il loro reinserimento nella vita di ogni giorno. La pratica sportiva, infatti, stimola alla disciplina e all'impegno per raggiungere i risultati sportivi, stimola alla competizione e lo aiuta a superare gli ostacoli che incontra nel reinserimento sociale, porta al rispetto di se stesso, perché è proprio nel periodo del recupero fisico che l'individuo deve esprimere tutto il suo potenziale di impegno e volontà. Il disabile, nella gara con se stesso impara a superare la fatica, che è la sensazione dominante nel periodo della riabilitazione, e lentamente con lo sport-terapia scopre che dal suo fisico riesce a estrarre energie che non credeva di avere, impara a gestire, convivere e a rispettare il suo corpo.

[Fonte e approfondimenti: www.phb.it]

 

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