Pubblicato su Politica Domani Num 35 - Aprile 2004

Europa
Dopo le bombe di Madrid
Gli effetti degli attentati in Spagna sugli equilibri politici internazionali

di Roberto Palladino

Un mese fa le bombe a Madrid. Duecento morti, millequattrocento feriti per il più grave attentato avvenuto sul suolo spagnolo ed europeo. La Spagna, "amica" storica della presidenza Bush, nazione interventista nel conflitto iracheno, viene così "punita" dalla sempre più precisa e puntuale logica di chi si cela dietro il marchio di Al Qaeda . Piccoli gruppi, uniti in rete, che forse non hanno neanche più bisogno di un'unica testa pensante ma che agiscono dietro direttive di massima, seguendo un piano contro un nemico comune. Oltre ai grandi e tristi numeri dei morti, gli attentati di Madrid stanno producendo una sequenza di effetti che vale la pena analizzare.
In primo luogo il cambiamento del risultato elettorale. Prima delle bombe era chiaro che i Popolari del premier uscente Aznar sarebbero stati riconfermati alla guida del paese. Con loro la Spagna avrebbe mantenuto la linea filoamericana ed i soldati in Iraq. Le bombe hanno provocato la reazione del popolo spagnolo sentitosi ingannato per l'attribuzione di tutta la responsabilità all'ETA da parte del governo, e arrabbiato contro chi ha portato all'intervento militare in Iraq. Una partecipazione che, come si legge nella rivendicazione di Al Qaeda, è stata la causa principale degli attentati.
Il nuovo governo del socialista Zapatero ha annunciato, come promesso in campagna elettorale, che se entro il 30 giugno non nascerà una forza multinazionale in Iraq sotto l'egida dell'Onu, la Spagna ritirerà le proprie truppe dal paese. Alle parole di Zapatero sono seguite quelle del Presidente della Polonia, che ha detto di sentirsi ingannato dai servizi segreti americani, e che per questo al più presto ritirerà le proprie truppe dal suolo iracheno. E siamo alla seconda conseguenza.
Il terzo effetto delle bombe di Madrid è la ripresa del dialogo sulla Costituzione Europea. Le due nazioni più contrarie al varo della Carta erano proprio la Spagna e la Polonia. Zapatero, dopo aver annunciato il ritiro dall'Iraq, ha parlato della necessità del varo al più presto della costituzione europea. Come dire l'ostacolo più grande alla carta che sancirà, ancorché simbolicamente, la nascita della nuova Europa è stato rimosso. Il Consiglio di Europa di Primavera, svoltosi a metà marzo, ha colto la palla al balzo: la Carta si farà a giugno, subito dopo le elezioni europee.
Ma non è finita qui. Sono in molti a pensare che dopo la svolta a destra che il mondo occidentale ha avuto tra la fine degli anni '90 e gli inizi del 2000, ci si prepari ad una nuova virata a sinistra. Le ragioni ci sono tutte. Che si parli di congiuntura sfavorevole o meno, la crisi economica ed il terrorismo internazionale hanno reso gli anni delle presidenze Bush, Aznar e Berlusconi, un periodo che in molti vorrebbero volentieri dimenticare. La Spagna in questo senso potrebbe rappresentare il primo paese ad aver deciso per la svolta. I risultati delle elezioni regionali francesi, che hanno assegnato una vittoria schiacciante alla sinistra, potrebbero essere già una prima conferma.

 

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