Pubblicato su Politica Domani Num 35 - Aprile 2004

Conflitti lontani
Cecenia. Dietro la guerra civile
Breve scheda sulle ragioni di un conflitto di cui non si vede la fine

di Maria Mezzina

La questione Cecena nasce dal processo di dissoluzione dell'ex impero sovietico seguito alla caduta del muro di Berlino (la sera del 9 novembre 1989). Tre le ragioni fondamentali all'origine del conflitto: ragioni politiche, ragioni strategiche e ragioni economiche.
Le ragioni politiche.
La repubblica della Cecenia-Inguscezia, con capitale Grozny, uno degli stati della Repubblica federale Russa aveva sempre goduto di ampia autonomia e indipendenza. La stessa Repubblica Russa, insieme ad altri 14 stati, era parte di un unico stato federale sovrano, l'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (URSS), formatosi nel 1922 in seguito alla rivoluzione bolscevica del 1917, che aveva sostituito il regime leninista all'impero dello zar.
Dopo la caduta del muro, cui avevano contribuito le aperture di Michail Gorbaciov, si scontrarono due diverse filosofie: mantenere l'URSS ridisegnando la struttura e la costituzione dell'ex impero, tesi sostenuta da Gorbaciov, Presidente dell'URSS, oppure lasciare che l'URSS si dissolvesse, tesi sostenuta da Eltsin, allora potentissimo deputato del parlamento della Repubblica Russa. I tragici episodi che portarono Eltsin al potere fecero prevalere questa seconda ipotesi. La Repubblica federale Russa proclamò la sua sovranità il 12 luglio del 1991 e con essa il primato della sua legislazione sopra quella sovietica e la piena sovranità sulle sue risorse naturali. Gorbaciov si trovò così senza più uno stato mentre Eltsin si trovò ad essere l'uomo più potente dell'ex impero.
La scelta della dissoluzione dell'URSS aveva messo in moto spinte centrifughe che trovavano terreno fertile nell'aspirazione all'indipendenza non solo delle Repubbliche dell'ex Unione Sovietica, ma anche all'interno di queste. La Repubblica Russa, in particolare, era (e lo è tuttora) a sua volta divisa in altre repubbliche, province e territori che godevano di ampia autonomia ed indipendenza e che cominciarono a premere per la loro rispettiva indipendenza. Nel novembre 1990 in una conferenza nazionale che riunisce i delegati di tutti i gruppi etnici proclama l'indipendenza e la sovranità della Cecenia. Nel '91 c'è il colpo di stato contro il governo comunista locale del generale Dudayev, eletto poi presidente. La Russia dichiara illegale l'elezione e invia a Grozny i suoi soldati. La gente chiude però tutte le vie di accesso, compreso l'aeroporto e i soldati russi tornano a Mosca.
Nel marzo 1992 gli Ingusci chiesero ed ottennero dalla Russia di separere l'Inguscezia dalla Cecenia e nella definizione dei confini sottrassero alla Cecenia, oltre ai territori abitati dalle etnie ingusci, anche una parte dell'Ossezia Settentrionale. Gli scontri che seguirono (ottobre 1992) costarono alcune centinaia di morti e 50.000 profughi ingusci.
Intanto in Cecenia l'opposizione filorussa, appoggiata dai servizi segreti russi, cercava, senza riuscirci, di estromettere Dudayev. Vista l'inutilità degli sforzi di cambiare la politica della Repubblica cecena dall'interno, attraverso una sostituzione dei vertici al potere, il governo russo decide di invadere la Cecenia con il proprio esercito. L'11 dicembre del '94, 40mila uomini con mezzi corazzati, aviazione e missili bombardano e distruggono la capitale Grozny. È l'inizio della tragedia.
È però anche l'inizio della strategia politica e dell'ascesa di Putin. Il giovane ex agente del Kgb, "eminenza grigia" del governo Eltsin, arrivato al vertice del potere grazie alla sua abilità nel "non apparire" - così lo descrivono i suoi detrattori - riesce abilmente a puntare sull'orgoglio nazionale del paese esaltando le operazioni vittoriose delle forze militari russe contro i ribelli indipendentisti ceceni.
Le ragioni strategiche.
Nell'agosto del 1999 la Cecenia è di nuovo bombardata e invasa: un gruppo di ribelli ceceni aveva occupato alcuni villaggi della repubblica del Daghestan e vi aveva fondato uno stato islamico indipendente.
La violenza della risposta russa affonda però le sue radici in ragioni ben più profonde della necessità elettorale di puntare sull'orgoglio nazionale: la Cecenia è al centro della regione del Caucaso, una regione importante per collocazione geografica, crocevia fra l'Est Europeo, l'Asia e l'Africa, e per posizione strategica, al centro delle grandi vie di collegamento per il trasporto del greggio dall'est e dal sud verso l'Europa e da qui verso gli Stati Uniti. In quella regione sono molto forti le spinte verso l'autonomia: i popoli di quelle regioni, insofferenti del dominio sovietico prima e russo poi, aspirano da sempre all'autonomia . L'eventuale distacco della Cecenia dalla Russia e la nascita di un nuovo stato sovrano e indipendente provocherebbe reazioni a catena: altri nella regione potrebbero voler seguire la Cecenia e sarebbe in pericolo la stessa integrità della Repubblica russa, che rischierebbe di dissolversi così come si è dissolto l'impero sovietico. È, infatti, anche per questa ragione che la nuova costituzione russa, voluta da Eltsin e approvata nel 1993, concentra nelle mani del presidente tutti i poteri: nomina del primo ministro e potere di scioglimento della Duma (Parlamento).
La possibilità che si sviluppino nella zona movimenti indipendentisti forti è comunque remota grazie anche ai forti legami fra la malavita organizzata di là e il potere di Mosca. Questa connivenza è, infatti, di ostacolo al sorgere nella regione di gruppi forti guidati da leader autorevoli, capaci di unire le popolazioni attorno all'idea del diritto all'indipendenza.
Ragioni economiche.
La Cecenia è al crocevia delle grandi strade del petrolio, fra il mar Caspio e il mar Nero, tappe obbligate verso il Mediterraneo. È anche la regione più a sud della Russia, protesa verso i ricchissimi giacimenti di petrolio del medioriente. Attraverso le regioni del Caucaso viaggiavano tutto il petrolio e tutto il gas delle riserve del Caspio, da Baku (Azerbaijan) a Novorossijsk (Russia). Questi passaggi garantivano alla Russia il monopolio del settore energetico, corrispondente al 23% delle esportazioni della federazione russa e al 12% del suo PIL. Viaggiavano, perché ora gas e petrolio partono da Baku e raggiungono Supsa sul mar Nero passando più a sud, attraverso la Georgia. Altre vie del petrolio stanno aprendosi, attraverso la Turchia e il medioriente. Se la Russia vuole ancora poter contare qualcosa nel settore energetico deve poter contare sul controllo della Cecenia.

i Nel luglio del 1991 si riuniscono a Londra i paesi dei G7. Gorbaciov vi è invitato. Khol (Germania) e Andreotti (Italia) sono favorevoli ad una leadership di Gorbaciov, ma gli Stati Uniti sono freddi. Gorbaciov torna a Mosca senza una chiara legittimazione politica e senza gli aiuti economici sperati. Un mese dopo viene rapito con la moglie Raissa in un tentato colpo di stato. Liberato è accusato da Eltsin di connivenza con i golpisti. La notte di Natale del 1991 Gorbaciov, con un discorso letto in televisione si dimette.
ii 23 repubbliche, 6 territori, 49 regioni, 1 regione autonoma, 2 città federali, 10 aree autonome.
iii Si vedano gli articoli "Le guerre lungo l'oleodotto" e "Sogno di uno stato indipendente", Politica Domani n.31, dicembre 2003, pag.15.

 

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