Pubblicato su Politica Domani Num 35 - Aprile 2004

Pensieri in libertà di un professore arrabbiato che "ci crede"
Per un buon livello di analfabetismo
Sottrarre i giovani ad attività potenzialmente sovversive come leggere, scrivere e far di conto è una scelta di grande valenza sociale. Una sana curiosità intellettuale metterebbe a rischio gli equilibri della nazione

di Gianfranco Faillaci

Nulla è più ingeneroso della gazzarra scatenata contro Letizia Brichetto Arnaboldi Moratti, titolare del Ministero dell'Istruzione (e non più "Pubblica Istruzione": era troppo lungo). I genitori ce l'hanno con lei perché taglia le ore di scuola ai loro figli. I professori si lagnano perché ha spedito a casa qualche migliaio di supplenti e mandato in soffitta l'antiquato principio della "continuità didattica" (che infliggeva ai ragazzi per anni e anni i medesimi insegnanti, privandoli dello spettacolo edificante di un sano e dinamico turn-over in cattedra). Tutti si lamentano che la scuola somigli sempre più a una catena di montaggio, in cui ai professori riesce impossibile programmare seriamente il proprio lavoro, e gli studenti sono trattati come bulloni indifferenti alla mano che deve stringerli; e in molti si ostinano a difendere l'insegnamento, per giunta pubblico, come se fosse una professione produttiva e non un semplice costo per lo Stato.
Costoro non comprendono che sottrarre i giovani ad attività potenzialmente sovversive come leggere, scrivere e far di conto è una scelta di grande valenza sociale. Se non bastasse la fiducia ispirata dai tre cognomi della ministra - l'ultimo dei quali assicura all'Istruzione successi pari a quelli mietuti negli ultimi anni dall'Inter - si dovrebbe almeno avere l'onestà di ammettere che la sua politica, che sottrae risorse al pubblico per girarle ai diplomifici privati, mira allo sviluppo di un bene essenziale alla pubblica felicità: vale a dire alla crescita della stupidità.
Lo spaventoso scenario di un Paese fatto di gente che conosca il significato delle parole, il virus della curiosità intellettuale e della libertà di pensiero critico metterebbe infatti a rischio gli equilibri della nazione. Se dovesse di nuovo diffondersi uno strumento odioso come il vocabolario, una parola come "comunismo" tornerebbe a significare solo e soltanto "teoria e prassi economico-politica, supportata dall'analisi marxiana della società capitalista". Crollerebbe allora la mirabile strategia dialettica resa celebre nel secolo passato da un fine giurista come Totò Riina, e poi largamente imitata dalle Alpi alle Piramidi (alle Piramidi, in verità, un po' meno): ossia quella tecnica che consiste nel qualificare come "comunista" ogni giudice che indaghi su mafia, tangenti, malaffare, così da screditarlo pubblicamente e additarlo all'odio popolare.
Senza un buon livello di analfabetismo (che non è indispensabile per essere stupidi; però aiuta) molti posti di lavoro sarebbero in pericolo. Emilio Fede, per dirne una, si troverebbe di fronte a una secca alternativa: o emigrare su Marte in cerca di qualcuno che lo prenda sul serio, o rassegnarsi alla flessibilità e provare col cabaret. Guai poi se, oltre alla lingua, i ragazzi si mettessero pure a studiare la storia; un campione di democrazia e libertà come Bush non potrebbe più dichiarare guerra a un orribile dittatore come Saddam, che subito tutti vorrebbero sapere come mai quell'orribile dittatore abbia prosperato per decenni con il democratico sostegno americano. Di fronte a un Osama bin Laden, molta gente prenderebbe a domandarsi come mai un simile soggetto sia stato così a lungo foraggiato dalla Cia. Di fronte a un paese come la Cina - che in materia di diritti umani è rimasto fermo a piazza Tien an Men - qualcuno potrebbe chiedersi perché l'Occidente continui a farci affari. O addirittura perché mai un sincero democratico come Berlusconi si batta perché l'Europa tolga l'embargo e si metta a vendere armi a Pechino. E così via dubitando, fino a chiedersi se per caso non ci sia un mondo reale dietro il velo dei teleschermi. Davvero, non ci sarebbe nulla di più destabilizzante che la diminuzione della percentuale di stupidi o di ignoranti. E per quanto madre Natura operi in questo campo con sapiente generosità, un governo responsabile come il nostro non può certo permettersi di restare a guardare senza dare il suo apporto.

 

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