Pubblicato su Politica Domani Num 35 - Aprile 2004

Letture
Best seller
La politica di Bush sembra diventare sempre più indigesta A tutti, specie agli americani (grande popolo)

di mia

È appena uscito in libreria un libro scritto da Richard A. Clarke, ex consulente del governo per l'antiterrorismo. Clarke ha lasciato il suo incarico per contrasti insanabili con la politica antiterroristica dell'entourage di Bush, e per questo è stato boicottato, isolato e accusato di irresponsabilità. Le "attenzioni" a cui è stato soggetto Clarke dipendono dal fatto che è suo l'ultimo best seller americano, "Against All Enemies: Inside America's War on Terror". Nel libro l'ex agente segreto punta il dito contro il Presidente e l'accusa è pesante: Bush, ossessionato dall'idea di abbattere il regime di Saddam, avrebbe trascurato di prendere adeguate misure per evitare l'attacco alle torri dell'11 settembre.
Il libro, uscito il 22 marzo, è andato letteralmente a ruba e le prime 300mila copie sono finite in un solo giorno. Ne è stata fatta una immediata ristampa ed ora guida le classifiche dei best sellers.

 

Dal libro "Against all enemies"
(traduzione del redattore)

"Io credevo di dover partecipare a una serie di incontri per studiare quali potevano essere i prossimi attacchi, dove fossero le nostre vulnerabilità, che cosa potevamo fare nell'immediato. Invece siamo incappati in una serie di discussioni a proposito dell'Iraq. All'inizio non mi riusciva di credere che stavamo parlando di qualcosa che nulla aveva a che vedere con la cattura di Al Quaeda. Poi ho capito quasi con un acuto dolore fisico che Rumsfeld e Wolfowitz si stavano preparando ad approfittare di questa tragedia nazionale per promuovere la loro agenda a proposito dell'Iraq. Sin dall'inizio dell'amministrazione, in realtà già da molto prima, stavano premendo per una guerra con l'Iraq. I miei amici del Pentagono mi raccontavano che si diceva che avremmo invaso l'Iraq entro il 2002.
La mattina del 12 l'attenzione del D.O.D. (Dipartimento della Difesa n.d.t.) già cominciava a distogliere la sua attenzione da Al Qaeda. La C.I.A. ora accusava esplicitamente degli attacchi Al Qaeda, ma Paul Wolfowitz, delegato di Rumsfeld, non era convinto. Era un'operazione troppo sofisticata e complessa, disse, per essere stata concepita da un gruppo di terroristi, senza l'appoggio di uno stato - doveva averli aiutati l'Iraq.
[...]
Più tardi, la sera del 12, lasciai il centro per le video-conferenze e lì, mentre mi aggiravo da solo nella stanza dei bottoni, c'era il presidente. Sembrava che volesse fare qualcosa. Prese alcuni di noi e chiuse la porta che dava sulla sala delle conferenze. "Guardate - ci disse - so che avete molto da fare e tutto ... ma io voglio che voi, al più presto, rivediate tutto, tutto. Vedete se è stato Saddam a far questo. Vedete se vi è coinvolto in qualsiasi modo."
Ancora una volta fui colto di sorpresa, incredulo, e si vide. "Ma, signor Presidente, è stato Al Qaeda".
"Lo so, lo so, ma vedete se vi era implicato Saddam. Semplicemente guardate. Voglio conoscere ogni frammento".
"Assolutamente, indagheremo ancora." Stavo cercando di essere più rispettoso, più disponibile. "Ma sa, abbiamo cercato parecchie volte un possibile appoggio di stato per Al Qaeda e non abbiamo trovato alcun reale contatto con l'Iraq. Per quanto poco, vi è in gioco l'Iran, così come il Pakistan, l'Arabia Saudita, lo Yemen."
"Cercate in Iraq, Saddam," disse ostinatamente il presidente e ci lasciò."

 

Homepage

 

   
Num 35 Aprile 2004 | politicadomani.it