Pubblicato su Politica Domani Num 34 - Marzo 2004

Giustizia
Sofri e la grazia
Arriva in Parlamento la nuova legge

di R.P.

Adriano Sofri, Giorgio Pietrostefani e Ovidio Bompressi, ex esponenti di Lotta Continua, vengono arrestati all'alba del 28 luglio 1988. I tre sono accusati da Leonardo Marino, loro compagno nel movimento "Lotta Continua" di estrema sinistra, di aver ucciso il 17 maggio del 1972 a Milano il Commissario di Polizia Luigi Calabresi. Sofri e Pietrostefani sono indicati come i mandanti, mentre Bompressi come l'esecutore materiale. Marino indica se stesso come l'autista dell'agguato. Movente dell'omicidio la vendetta per la morte dell'anarchico Pino Pinelli volato giù dal balcone della Questura di Milano durante un interrogatorio, nella notte tra il 15 e il 16 dicembre del 1969, in circostanze mai ben chiarite. Da quel momento sul caso Sofri la giustizia si pronuncerà per ben 15 volte, un record. La condanna definitiva arriva il 24 gennaio del 2000 quando la Corte di Appello di Venezia rigetta, dopo tre mesi di camera di consiglio, la richiesta di revisione del processo. Per i tre vengono quindi confermate le condanne della corte di Cassazione a 22 anni di carcere. Per Leonardo Marino, al quale erano stati già riconosciuti benefici di legge, il reato viene dichiarato prescritto. Un'odissea processuale giustificata dalla debolezza dell'impianto accusatorio fondato sulla sola testimonianza di Marino, considerata di volta in volta, credibile o meno dalle varie Corti di Giustizia. È comunque fin dalla sentenza della Cassazione del 1997 che il caso Sofri diventa la base di partenza per il dibattito sulla grazia in Italia. Quella grazia che lo stesso Sofri si è sempre rifiutato di chiedere al Capo dello Stato. La domanda l'ha invece presentata per due volte Ovidio Bompressi, agli arresti domiciliari per una grave forma di anoressia, e per due volte lo Stato ha detto di no. Una richiesta, quella di Bompressi, che però non è mai giunta nelle mani di Ciampi, bocciata dal Ministro della Giustizia Castelli. L'attuale legge, prevede infatti che sia il Capo dello Stato a concedere la grazia ma su parere del Guardasigilli. Un visto di fatto vincolante, anche perché l'ufficio che si occupa di vagliare le domande di grazia, dipende dal Ministero della Giustizia. Un ostacolo che potrebbe essere superato dalla nuova legge che verrà votata tra il 9 e il 12 marzo alla Camera. Il Progetto di Legge Boato, dal nome del Senatore dei Verdi che l'ha proposto, prevede che il Capo dello Stato possa concedere la grazia "anche in assenza di domanda o di proposta" del Ministro della Giustizia, con un decreto controfirmato dal Presidente del Consiglio. Il provvedimento ha creato non pochi malumori nella maggioranza, con AN che parla di una legge ad personam, creata su misura per Sofri. In realtà la legge Boato ha l'intento di perfezionare il potere del Presidente della Repubblica di concedere la grazia, che ora è vincolato al Ministero della Giustizia e al suo apparato di burocrazia. Se la legge, come sembra, verrà approvata sarà quindi realmente Ciampi a decidere, come d'altronde prevede l'articolo 87 della Costituzione, se concedere o meno la grazia.

 

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