Pubblicato su Politica Domani Num 34 - Marzo 2004

Personaggi femminili nel Medio Evo
Il potere oscuro
La donna al potere nell'Impero bizantino tra complotti, politica e religione

di Alberto Foresi

Quando si parla di Medio Evo si pensa ad un'età oscura e si immagina che alla donna, in tale periodo, fosse riservato un ruolo marginale, privo di potere e prestigio. In realtà, contrariamente a quanto comunemente si pensa, anche nel Medio Evo molte donne riuscirono a raggiungere le vette del potere sino a ricoprire ruoli di primaria importanza. Se ciò è vero nell'Occidente medievale, lo è ancor di più nell'Oriente bizantino.
Pensiamo a Teodora. Ballerina di oscure e malfamate origini, almeno secondo Procopio di Cesarea, dopo il suo matrimonio con l'imperatore Giustiniano dimostrò una grande fermezza nel ricoprire la dignità imperiale, sostenendo il marito nei momenti più critici del suo regno e condizionandone, dato il suo eterodosso credo monofisita, la politica religiosa. Alla principessa Anna Comnena (1083-1153). Figlia del grande imperatore Alessio Comneno e moglie del Cesare Niceforo Briennio, alla morte del padre ordì una congiura per spodestare il fratello Giovanni, erede al trono. Fallito il complotto, fu relegata in un convento ove creò una specie di cenacolo letterario e filosofico. Giustamente ritenuta una delle donne più colte del Medio Evo, è annoverata, in virtù del poema epico da lei scritto per rievocare le imprese paterne, fra i massimi autori della letteratura bizantina.
Meno nota, ma non meno affascinante, è la figura dell'imperatrice Irene, vissuta a cavallo tra VIII e IX secolo. Moglie dell'imperatore Leone IV, alla morte precoce del marito, avvenuta l'8 settembre del 780, prese la reggenza in nome del figlio Costantino VI, che aveva allora solo dieci anni, in attesa che raggiungesse la maggiore età. In tali frangenti, Irene riuscì a sventare una congiura di palazzo guidata dal Cesare Niceforo, fratello del defunto imperatore, e obbligò, per evitare il ripetersi di simili azioni, tutti i fratelli maschi di Leone IV a farsi preti. Obiettivo primario di Irene sin dall'inizio della sua reggenza era porre termine alla politica iconoclasta allora in vigore a Bisanzio e restaurare l'iconodulia, obiettivo che fu perseguito con grande accortezza e diplomazia. In primo luogo indusse il patriarca iconoclasta Paolo a dimettersi (784), facendo eleggere al suo posto l'iconodulo Tarasio, il quale iniziò subito la preparazione di un nuovo concilio che avrebbe dovuto revocare le decisioni iconoclastiche del concilio del 754. Il 31 luglio del 786 si aprì il concilio nella chiesa costantinopolitana dei Santi Apostoli, ma i lavori furono immediatamente interrotti dall'irruzione delle truppe iconoclaste della guardia imperiale. Irene, nonostante ciò, non demorse dal suo intento: mandò le truppe iconoclaste in Asia Minore a combattere contro gli Arabi e trasferì nella capitale le truppe iconodule della Tracia. Contemporaneamente, lei e Tarasio si adoperarono per riconvocare il concilio, che si tenne nel 787 nella vicina città di Nicea. In tale concilio, il VII concilio ecumenico, fu condannata l'iconoclastia e restaurata nell'Impero la venerazione delle immagini sacre. Tuttavia gli elementi iconoclasti non erano ancora definitivamente sconfitti, come si vide nel successivo scontro tra l'imperatrice e suo figlio. Costantino VI. Il giovane, ormai giunto alla maggiore età, reclamava il pieno potere, che sua madre non era disposta a cedere. Nel contrasto intorno alle posizioni di Costantino si concentrò l'appoggio di tutti coloro che non approvavano la politica materna, prima di tutto gli iconoclasti. Dopo un'iniziale vittoria, nel 790 Costantino VI fu proclamato, con l'appoggio delle truppe fedeli alla legittimità dinastica, imperatore autocrate e Irene momentaneamente allontanata dal palazzo imperiale. Durante gli anni del suo regno, Costantino diede prova di tutta la sua incapacità di gestire il potere, instaurando un regime sanguinario e, contemporaneamente, praticando una disastrosa politica matrimoniale, perdendo in breve tempo l'appoggio di tutti coloro che lo avevano precedentemente sostenuto. Fu così che Irene decise di riprendere nuovamente nelle sue mani le redini del potere. Il 15 agosto del 797 Costantino venne ucciso su ordine della madre nella sala di porpora del palazzo imperiale, la stessa sala in cui, 27 anni prima, era venuto al mondo. Irene divenne la prima donna a governare l'Impero bizantino come autocrate, non come moglie o reggente di un imperatore, ed è significativo che negli atti ufficiali ella si definiva basileus (al maschile) e non basilissa (imperatrice), oltre al fatto di usare per la firma l'inchiostro porpora, prerogativa esclusiva dell'imperatore.
La vicenda di Irene si intreccia anche con i più importanti eventi che si verificarono in Europa in quel periodo. La notte di Natale dell'800, a Roma il franco Carlomagno, che aveva fatto del suo regno la più importante potenza della Cristianità occidentale, venne incoronato imperatore da papa Leone III, evento rivoluzionario in quanto era allora concordemente ritenuto che, come esisteva una sola Chiesa cristiana, poteva esistere un solo Impero. La consacrazione ad imperatore del Franco significava implicitamente che la Chiesa di Roma considerava l'Impero d'Oriente, dopo la deposizione del legittimo imperatore Costantino VI, vacante, con il conseguente irreparabile danno di tutte le aspirazioni di dominio in Occidente di Bisanzio. Ma, in realtà, sia pur in mano ad una donna, l'Impero bizantino era comunque esistente, indebolito nei mezzi ma sempre legittimo continuatore della tradizione imperiale romana. La presenza nel mondo cristiano di due Imperi ambedue, sia pur diversamente, legittimati era un evento senza precedenti di cui sia la Chiesa di Roma sia Carlomagno si resero ben presto conto. Costantinopoli si guardò bene dal riconoscere la legittimità del nuovo barbarico imperatore, il cui potere veniva così inevitabilmente indebolito. Né era sufficiente sostenere la vacanza dell'Impero o l'eresia in cui era caduto. Per porre rimedio a ciò, la diplomazia romana e carolingia, cercarono una soluzione matrimoniale alla vicenda. Nell'802 una delegazione diplomatica del papa e di Carlomagno giunsero a Costantinopoli con il compito di porgere all'imperatrice una domanda di matrimonio da parte di Carlo, affinché l'Oriente e l'Occidente fossero di nuovo uniti. Non sappiamo quale decisione volesse prendere Irene di fronte a tale proposta. Poco dopo l'arrivo della delegazione, una congiura di palazzo guidata da alti ufficiali dell'esercito e della burocrazia imperiale, tolse il potere ad Irene e mise sul trono il logoteta Niceforo Foca. Irene, personaggio che non sfigurerebbe in una tragedia greca, fu deportata nell'isola di Lesbo, ove morì poco tempo dopo.
Si concludeva così il primo regno di una donna a Bisanzio e, contemporaneamente, si creava nella Cristianità europea una frattura politica, religiosa, culturale e linguistica tra Oriente e Occidente che sarebbe durata nei secoli a venire.

 

Un po' di nomenclatura

Monofisismo: "dottrina eterodossa cristiana sorta nel V sec., che nega la natura umana di Cristo, riconoscendogli la sola natura divina; è ancora sostenuta dalle chiese copta, etiopica, armena e sira"

Iconoclastia: "movimento religioso e politico-sociale sorto nell'impero bizantino durante il sec. VIII, che vietava il culto delle immagini e ne propugnava la distruzione"

Iconodulia: "culto esagerato delle immagini sacre"
(dizionario Garzanti)

La controversia sulle immagini dell'VIII e IX secolo era scoppiata nell'Oriente bizantino ma presto si estese all'Occidente e fu risolta nel Secondo Concilio di Nicea

 

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