Pubblicato su Politica Domani Num 34 - Marzo 2004

Editoriale
Scusate, parliamo di noi

di Maria Mezzina

Scusate se ci tiriamo via da quella finestra che teniamo aperta sul mondo e, per una volta, guardiamo di dentro e parliamo di noi. Nessun anniversario da festeggiare né una qualche speciale occasione, né un evento particolare. Semplicemente vogliamo parlarvi di noi.
Correva l'anno 2001, 34 numeri fa, il 10 gennaio usciva il primo numero di Politica Domani. Politica perché ci interessa la città, e la nostra città si allarga all'Europa e al mondo; Domani perché siamo proiettati in avanti.
Perché siamo nati? Per capirlo davvero dobbiamo fare ancora qualche passo indietro ed arrivare al 1994, l'anno delle grandi speranze e della grandi passioni; l'anno in cui nascevano Emergency e Vita (il nostro giornale modello, unico al mondo, come dice Le Monde) e una miriade di gruppi e associazioni cominciavano il loro cammino di impegno civile. La società civile che si risvegliava e si organizzava, dopo la paura degli anni '70, il torpore degli anni '80 e il fango di tangentopoli: scendere fra la gente e riscoprire quell'arte nobile, quella forma di carità, la più alta (Paolo VI), che è la politica. L'8 gennaio del 1994, nasceva a Velletri la Scuola di Formazione Socio-Politica. Allora molti di quelli che poi hanno fatto questo giornale giocavano ancora con le bambole e i trenini. Solo qualche anno più tardi, nel '98 e nel '99, quegli ex-ragazzini sono entrati a far parte della scuola che, dopo i primi successi, cominciava a "tirare a campare". Una ventata d'aria fresca. Ai 40enni e 50enni di una città di provincia, distratti da mille impegni contingenti e svuotati di futuro, sono subentrati i 16-17enni (alcuni loro figli) che trovavano nella scuola di formazione una ribalta adeguata alla loro voglia di conoscere, di impegnarsi, di essere protagonisti, di trascinare con loro un'intera città. Incontri, dibattiti, registrazioni, organizzazione, a tu per tu con chi ha fatto e continua a fare la Storia, noti e mono noti: Andreotti, Ratzinger, Anselmi, Mancino, Lattanzi.
Non bastava però. Non era possibile che tante energie, una tale carica di entusiasmo e di impegno, tanti temi di riflessione dovessero rimanere confinati nel cerchio comunque ristretto della gente che partecipava agli incontri e in un luogo soltanto. Gli ex-sedicenni, divenuti ormai maggiorenni, prendono una decisione "storica": occorre diffondere le idee e provocare alla riflessione quanta più gente possibile; occorre avere uno spazio per "parlare" di tanti altri argomenti importanti, che magari nessuno conosce perché sono fuori del giro dei mezzi di comunicazione di massa. Occorre inventare un giornale che sia lo strumento per diffondere conoscenze ed idee e sappia arrivare dovunque. Un giornale che parla di politica ma in modo alto e che è proiettato in avanti perché lo studio e il lavoro di adesso serve per preparare un futuro migliore: Politica Domani, appunto.
Un giornale impegnato, che sappia parlare a tutti, fatto da giovani, che sappia coinvolgere tutti.
Un giornale gratuito perché deve raggiungere tutti.
Chi c'è dietro? Chi finanzia? Sono le domande ricorrenti, ogni volta che presentiamo il giornale. Che è passato in tre anni da 4 a 24 pagine; dal formato A4 di un semplice foglio protocollo all'attuale formato 28x38; da 1.500 a 12.000 copie; da una sola città ad essere distribuito in 22 città e nelle università; dalla stampa in piano alla rotativa. Un progresso e una crescita di cui siamo fieri.
E dietro tutto questo c'è il lavoro volontario di un gruppo sempre aperto di giovani, la pazienza delle famiglie, la simpatia di tanti e tanta, tanta determinazione.
Soddisfazioni tante, incoraggiamenti tanti, persino dal presidente Ciampi che a settembre, due anni fa, ci ha scritto una lettera.
Ma questo non paga in denaro sonante e, allora, chi paga?
Finora il giornale è vissuto con i contributi che quà e là (diocesi, provincia, comune) riusciva ad avere, con la generosità degli ospiti della scuola di formazione, i quali spesso non hanno voluto neanche le spese di viaggio (e alcuni sono venuti anche da molto lontano apposta per noi) e con i preziosi abbonamenti di un piccolo gruppo di affezionati lettori, con un'immensità di lavoro gratuito e con il sacrificio di chi di quest'avventura è stato partecipe sin dall'inizio.
Ora tutto è cresciuto: l'età dei ragazzi, il gruppo, il giornale, le copie, le città dove arriva, l'ambizione di essere più incisivi e più presenti sul territorio, i nostri contatti, gli amici, i costi.
C'è ancora però chi ritiene che siamo solo un gruppo di bravi ragazzi, molto bravi e carini, ma solo bravi ragazzi, e non crede che sia poi una cosa così buona essere con noi, diventare parte di questa avventura ed aiutarci a crescere. Si sbaglia, quanto si sbaglia!

 

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