Pubblicato su Politica Domani Num 34 - Marzo 2004

Scuola di Formazione Socio-Politica
Culture e religioni per la pace
Iniziato il 22 febbraio il ciclo su "Pace e globalizzazione"

di Alberto Carroccio

Un lunedì sera denso di contenuti e di altissimo profilo. È quello che si sono persi le persone che non hanno potuto prendere parte al dibattito-conferenza di Paolo Siviero sul ruolo delle religioni per la pace tenutosi il 22 febbraio.
Dunque anche stavolta lo spessore dell'evento è stato assicurato dalla competenza e passione dell'oratore e dal tema trattato, di grande attualità.
Paolo Siviero, giovane collaboratore dell’arcidiocesi di Milano per il dialogo interculturale ha iniziato col presentarci il suo ambito di lavoro all'interno dell'associazione internazionale"Religioni per la pace". Dopo una breve presentazione degli scopi e delle finalità di un movimento rappresentato anche presso l'ONU, il discorso si è incentrato sul ruolo che le religioni hanno nel processo di pace. E per cominciare è stata sottolineata l'importanza che le religioni mettano in comune una visione positiva della pace che appartiene ad ognuna di esse: è questo infatti secondo il nostro interlocutore il loro possibile ruolo "politico" e "laico" nel costruire attivamente la pace.
Ciò è reso possibile dal "Miracolo" che secondo Siviero esse sono in grado di compiere: di creare cioè un'attenzione rivolta all'altro e non solamente a se stessi.
All'interno del processo di globalizzazione le religioni hanno il compito di valorizzare il valore del locale: in questo senso è stato introdotto il termine GLOCALE, contrazione di globale e locale, a significare l'importanza che l'esperienza particolare investe in un ambito generale. È infatti dal locale che si deve partire: è nel locale che la pace diviene un atteggiamento che nasce dall'interrelazione, un essere in pace, condizione fisica, reale, di relazione, spirituale, tale da valorizzare la dignità dell'uomo.
Dunque la pace non è solo assenza di guerra, non si impone dall'alto. Pena l'accettare la guerra per la pace, la guerra dichiarata appunto alla guerra.
Qual è infine l'atteggiamento del singolo? Intanto iniziando col prendere atto che la pace si costruisce a partire dai comportamenti quotidiani e personali, poi il passare da un'idea di società multiculturale, che è una passiva accettazione dello stato delle cose, ad una di interculturalità, dove le diverse culture vengono valorizzate.
Per concludere, è piaciuta la risposta data sull'opportunità dell'ingresso indiscriminato di persone di altre religioni, in particolare musulmane. Se è vero infatti che la religione influenza anche la mentalità delle persone e che ciò potrebbe portare a visioni profondamente discordanti sui piccoli e grandi temi, è altrettanto vero che un atteggiamento di identità in dialogo consente di superare tali problemi. Si produce con il dialogo una nuova identità culturale, non frutto di un semplice sincretismo, quanto piuttosto di una nuova e maggiore valorizzazione del proprio credo e della propria cultura che si rivolge all'altro in un atteggiamento positivo e aperto.

 

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