Pubblicato su Politica Domani Num 34 - Marzo 2004

Nuovo ordine mondiale
Aristide contro il gigante Golia
Con le sue idee, ha affascinato milioni di haitiani che lo hanno votato. Ma le sue idee erano, probabilmente, più grandi di lui e il primo presidente eletto in 200 anni se ne è andato

di Maria Mezzina

"Con tutto il rispetto all'amatissimo popolo di Haiti, devo dire a tutti coloro che potrebbero pretendere di applicare la stessa formula di Haiti al nostro Paese, che il Venezuela non è Haiti, né Aristide è Chavez, né Chavez è Aristide". Parla Chavez, contestatissimo Presidente del Venezuela, dopo le dimissioni di Jean Bertrand Aristide e la sua partenza per una località del Sud Africa, "per evitare un bagno di sangue". Chavez ha ragione. Tanto è corpulento, sanguigno, aggressivo, tonante e minaccioso il Presidente del Venezuela quanto è esile, scarno, riservato, dimesso e conciliante l'altro che ha appena lasciato.
Titid, così lo chiamavano affettuosamente i suoi sostenitori. È arrivato alla presidenza dalle sacrestie delle parrocchie. Prete cattolico, salesiano, sostenitore della teoria della liberazione, predicava dal pulpito e in mezzo alla gente contro la dittatura di Duvalier, a favore della democrazia e dei più poveri, contro il neoliberismo e le elite legate alle multinazionali e ai centri di potere soprattutto statunitensi, contro la corruzione e il narcotraffico. Con queste idee, percorrendo il paese a dorso di mulo, ha convinto, suscitato speranze e aspettative in un popolo che chiede solo di essere aiutato a risollevarsi in dignità dalla miseria che lo pone al quarto posto fra i paesi più poveri del mondo.
Jean Bertrand Aristide ha vinto nel 1991, con il 67% dei voti, le prime elezioni veramente libere che si siano tenute ad Haiti. Con la sua vittoria si era fermato il tragico esodo dei "boat people" che in 24.000, nel decennio precedente, tentarono di raggiungere le coste della Florida, respinti però dalla guardia costiera e rimandati ad Haiti, nonostante il terrore e le violenze che si consumavano sull'isola.
Il programma di Aristide non poteva piacere né alle vecchie elite dominanti, estromesse dal potere, né agli organismi internazionali, contro le cui imposizioni il neo-presidente si era sempre scagliato. Alcune famiglie di mulatti arricchitesi con il narcotraffico, si allearono con alcuni generali e con un colpo di stato militare rovesciarono il governo. Ancora sangue e violenze: nei quattro anni di dittatura militare furono uccise oltre 5.000 persone. Aristide fuggì e si rifugiò a Washington.
Stati Uniti e ONU decretarono un immediato embargo contro l'isola il cui risultato fu di impoverire ancora di più i più poveri e di ridurre l'economia alla bancarotta. Ricominciarono le traversate dei boat people e gli USA, preoccupati per la reazione dell'opinione pubblica e per le enormi perdite che a causa dell'embargo gli stessi americani stavano subendo, decisero di reintegrare Aristide alla presidenza di Haiti.
Titid tornò nel 1994. In cambio si era impegnato in un piano di trasformazione del paese in senso neoliberista, con una serie di riforme in palese contrasto con le idee e il programma di governo che lo avevano portato al potere.
Aristide cercò di mantenere certo equilibrio. Obbedì ad alcune delle richieste: la riduzione delle tasse sul riso proveniente dagli USA - causa del fallimento di moltissime piccole aziende agricole haitiane - e il mantenimento di una paga minima al di sotto del livello di sussistenza. Impedì però la privatizzazione dei beni dello stato, portò avanti il programma di alfabetizzazione e di servizi sanitari, specie per il controllo dell'AIDS, e raddoppiò la paga minima (che era di 1,60 dollari al giorno, persino più bassa di dieci anni prima). Andy Apaid, che si vorrebbe ora a capo di Haiti, è il ricco proprietario terriero (15 imprese agricole) che fu tra i più fieri oppositori della legge di innalzamento della paga minima sostenuta da Aristide.
Nel 1995 furono indette le elezioni presidenziali. Aristide non poteva costituzionalmente ripresentarsi e Réné Préval, a capo di una coalizione di tre partiti, vicino ad Aristide, vinse con l'88% dei suffragi. La coalizione però non riuscì a mettersi d'accordo: il primo ministro si dimise e il Presidente decise di governare attraverso decreti.
Le tensioni all'interno del paese dettero forza all'opposizione: la "Convergenza Democratica" - una coalizione di forze del tutto disomogenee che raccoglie, fra gli altri, oltre agli ex golpisti del 1991 guidati da Louis Chamblain, Guy Phillippe e Jean Pierre Baptiste, anche tanti delusi dalla politica di Aristide -, e il "Gruppo dei 184", neoliberisti guidati da Andy Apaid.
Gli ambienti della destra neoliberista americana appoggiavano l'opposizione, con i fondi dell'USAID (progetto "Sviluppare la democrazia"), per sostituire "democraticamente" Aristide.
Le piccole radio libere erano state sistematicamente distrutte nei quattro anni di dittatura militare e le grandi agenzie di stampa, quali Associated Press e Reuters, che hanno come punti di riferimento le radio locali, tutte di proprietà di membri dell'opposizione (Andy Apaid è il fondatore di Tele-Haiti) non potevano che dare informazioni drogate.
È questo lo scenario nel quale si arriva alle elezioni del maggio 2001, vinte da Aristide con il 92% dei voti. Le accuse di brogli elettorali riguardano l'elezione precedente, nel 2000, quando su 7.500 nuove cariche amministrative, risultò che per otto senatori del Lavalas, il partito del Presidente, la conta dei voti non era stata abbastanza chiara. Nonostante sette di loro si fossero dimessi, le opposizioni preferirono boicottare le elezioni del 2001, per evitare una sconfitta elettorale certa, per screditare il governo e provocare una rivolta popolare che lo costringesse alle dimissioni e riconsegnasse il potere nelle loro mani.
Intanto, a causa dei disordini e delle violenze, Stati Uniti, FMI e UE sospendevano gli aiuti economici destinati a risollevare l'economia del paese (fra cui 650 milioni di dollari stanziati dall'American Development Bank per programmi di sviluppo ed assistenza, che avrebbero dovuto essere impiegati in progetti di alfabetizzazione e di fornitura di acqua potabile e di servizi sanitari), rendendo la situazione del paese persino più drammatica, e facendo in questo modo il gioco dell'opposizione.
Gli ultimi eventi, il ritiro della fiducia da parte dell'amministrazione Bush, le dimissioni di Aristide, la sua fuga (o trasferimento forzato), l'entrata trionfante delle forze dell'opposizione, la consegna del potere, con l'approvazione di USA e ONU, nelle mani di persone come Chamblain, Phillippe e Andy Apaid, l'ingresso nell'isola di marines e forze di occupazione "di pace" internazionali, è cronaca di questi giorni.
Il controllo sul futuro di Haiti, la prima piccola repubblica libera di uomini liberi, è ancora sfuggito dalle mani dei suoi veri protagonisti, quell'80% di gente affamata che aveva votato Aristide perché aveva, ingenuamente, creduto nel suo messaggio di speranza.

 

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Num 34 Marzo 2004 | politicadomani.it