Pubblicato su Politica Domani Num 34 - Marzo 2004

Haiti
300 anni per la libertà
Terra di schiavi neri importati dall'Africa, l'isola dei Caraibi si affranca, prima nel mondo, dal colonialismo occidentale

di Maria Mezzina

Taíno. Li chiamarono Taíno, "i gentili", Colombo ed i suoi, quando sbarcarono nell'ottobre del 1492 sulla piccola isola dei Caraibi, che battezzarono subito Hispaniola, la piccola Spagna. I Taíno erano gli Amerindi che in 400.000 abitavano la piccola isola di Hayti o Ayiti, una delle più belle dell'arcipelago.
In 16 anni si erano ridotti a 60.000, decimati dalle malattie e dai lavori forzati nelle miniere d'oro cui erano stati costretti dagli spagnoli insediatisi nell'isola. Finché, alla fine del 1519, esauritesi le miniere e rimasti in 500, se ne andarono sulle montagne con Enriquillo, il loro capo ribelle.
Nel 1697 l'isola viene ceduta alla Francia che, per sostenere l'economia delle coltivazioni della canna da zucchero e dell'allevamento del bestiame, vi trasferì in massa gli schiavi africani, fino a 20.000 l'anno finché la popolazione raggiunse i 580.000 abitanti, di cui 500.000 schiavi neri, 60.000 fra mulatti e schiavi liberi e 20.000 coloni bianchi.
Nel 1789, la Francia rivoluzionaria, che aveva solennemente approvato la Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo, impone alla minoranza bianca della piccola isola di liberare i neri dalla schiavitù e di concedere loro il diritto di scegliersi da soli il loro governo. L'ordine della Repubblica Francese tarda ad essere eseguito: i bianchi costringono i mulatti liberi a combattere contro le bande di schiavi ribelli neri, i marrons, che, rifugiatisi sulle montagne, incitavano alla rivolta gli altri schiavi neri. Le ribellioni sono sistematicamente represse nel sangue finché, nel 1791, dopo l'ultima più sanguinosa rivolta (10.000 schiavi e 2.000 coloni bianchi uccisi e 100 piantagioni date alla fiamme), l'intera isola si ribellò e i ribelli, guidati da François-Dominique Toussaint L'Ouverture, conquistarono il controllo dell'isola.
Alla rivolta partecipavano con le loro rivalità anche le potenze europee: la Spagna dei Borboni appoggiava i coloni bianchi, la Francia rivoluzionaria i mulatti, al cui capo Rigaud aveva affidato il governatorato dell'isola. Toussaint, a capo dei ribelli neri, si destreggiò alternativamente fra spagnoli e francesi, sfruttando gli interessi degli uni e degli altri, pur di conquistare la libertà definitiva dei neri e l'indipendenza dell'isola. Firmò un accordo con la Gran Bretagna che, nel 1793, approfittando delle difficoltà di Francia e Spagna, spinta dalle ricchezze del luogo - zucchero, indaco, cotone e caffè - aveva invaso l'isola; scrisse persino al presidente americano John Adams promettendogli, in cambio di un suo intervento a favore dei neri, di negare ai francesi l'uso dell'isola come base per le loro operazioni nel Nord America (la Francia di Bonaparte guardava infatti con interesse alla Louisiana).
Il governo di Toussaint, che aveva abolito la schiavitù e avviato l'isola verso il rilancio economico durò poco. Gran Bretagna, Stati Uniti e la Francia di Napoleone Bonaparte non potevano ammettere l'esistenza di un paese libero dominato da ex schiavi in cui era stata abolita la schiavitù. Fu inviato nell'isola il generale francese Leclerc con oltre 20.000 uomini. Toussaint, indebolito dalla defezione di Dessalines e Christophe, suoi luogotenenti, cercò di venire a patti con Leclerc ma fu da questi arrestato e inviato in Francia dove morì in carcere di fame e di stenti nel 1803. Tuttavia i 20.000 uomini del generale, più che dagli uomini di Jean Jacques Dessalines, furiosi per il trattamento a cui fu sottoposto Toussaint, furono sconfitti dalle malattie.
Intanto la guerra scoppiata fra Gran Bretagna e Francia spinse quest'ultima a rinunciare alle sue mire espansionistiche sulla Louisiana e permise all'isola di diventare il 1 gennaio 1804, la prima repubblica nera delle Americhe, "la prima repubblica libera di uomini liberi" (Noam Chomsky), con il suo nome antico, Haiti, "il paese delle montagne", così come l'avevano chiamata i primitivi Amerindi, sterminati dai conquistatori bianchi.

 

Homepage

 

   
Num 34 Marzo 2004 | politicadomani.it