Pubblicato su Politica Domani Num 34 - Marzo 2004

Haiti 1804-2000
200 anni di dittatura
La tragedia della piccola Repubblica delle Canarie costretta a passare da una dittatura ad un'altra mentre l'economia è strangolata e la povertà diventa sempre più diffusa

 

Haiti era stata appena liberata e già Toussaint, il signore di Hispaniola, per rilanciare l'economia, costringeva la popolazione al lavoro forzato con il terrore delle armi. Dessalines, il suo successore, fu assassinato. La sua posizione strategica, vicina al canale di Panama, in controllo del canale di Sopravvento, fra Haiti e Cuba, non poteva non interessare gli USA che nel 1915 la invasero e ne fecero una colonia. Ma già prima, dal 1849 al 1913, le navi da guerra americane erano entrate 24 volte nelle sue acque per "proteggere vite e proprietà americane". I nuovi conquistatori cambiarono la costituzione (che era ispirata ai principi della Rivoluzione Francese) e, per "aiutare il paese a saldare i debiti con le banche americane", abolirono le leggi che vietavano la proprietà della terra da parte degli stranieri. Il risultato fu la distruzione di una miriade di minifondi, la concentrazione della proprietà nelle mani di pochi che di fatto reintrodussero nell'isola il sistema della schiavitù e la fuga verso i centri urbani di centinaia di migliaia, soprattutto giovani rimasti senza alcun futuro e nessuna speranza. Più tardi il colpo di grazia all'agricoltura fu dato dalla trasformazione dei grandi latifondi agricoli in terreni sui quali si stabilirono le imprese di produzione manifatturiera delle multinazionali, passate, nel ventennio fra gli anni '60 e '80, da 13 a 154. Gli imprenditori stranieri erano attratti sull'isola dalla bassissima paga dei lavoratori haitiani, "abili e docili, disposti ad essere pagati 20 centesimi per una giornata di lavoro pesante contro i 3 dollari per una stessa giornata di un lavoratore di Panama", si leggeva, ancora nel 1927, sul quotidiano economico di New York.
I rapporti privilegiati fra gli Stati Uniti e l'elite mulatta provocarono la nascita del movimento del "Noirisme", il "diritto di essere neri", che rivendicava l'orgoglio della cultura africana di origine e della religione vudù. Intanto, con le tensioni e le violenze continuavano le stragi: quella più grave si ebbe nel 1937, quando in soli tre giorni il dittatore Trujillo fece uccidere 20.000 haitiani. Fino alla dittatura di François Duvalier, capo del Noirisme (1957-1971), si susseguirono in rapida successione piccoli dittatorelli, eletti e deposti. Papà Doc, così veniva chiamato François Duvalier, si circondò di 300.000 volontari della "sicurezza nazionale" rastrellati fra i delinquenti comuni. La dittatura di Papà Doc fu sostenuta dagli USA con 40,4 milioni di dollari: le elite dominanti infatti erano tutte legate al Dipartimento di Stato Americano. Alla sua morte (1971) gli successe il figlio Jean Claude, Baby Doc. Premuto da Carter, il giovane Duvalier aveva introdotto riforme più rispettose dei diritti umani, per ottenere privilegi commerciali e finanziari: Haiti sarebbe infatti dovuta diventare la Taiwan dei Caraibi. Ciò nonostante, dal 1971 al 1985 furono commessi 40.000 omicidi. Le sommosse popolari contro il sanguinario dittatore costrinsero gli USA a ritirare il loro appoggio a Duvalier e a favorire la transizione a un governo militare.
La situazione economico-sociale di Haiti, già grave per il malgoverno e le dittature, fu resa ancora più grave dal FMI e dalla BM: per "risanare" l'economia il governo dovette adottare le misure ultraliberiste dei famosi "programmi di aggiustamento strutturale": furono privatizzati i servizi, ridotte al minimo le spese per l'istruzione e favorita l'"espansione delle imprese private". Tutto ciò portò al declino della produzione agricola, degli investimenti, dei commerci e dei consumi e all'aumento della povertà (nel 1986, il 60% della popolazione aveva un reddito pro capite di meno di 60 dollari l'anno, pari a 16 centesimi al giorno). Intanto il tasso di malnutrizione e la mortalità infantile aumentavano, l'ambiente continuava ad essere devastato e le speranze degli haitiani andavano distrutte.
La società haitiana era pervasa da movimenti di opposizione popolare sostenuti specialmente dall'ala più radicale della Chiesa cattolica, la "ti-legliz" (chiesa popolare) che aveva un alleato formidabile nella emittente cattolica Radio Soleil. È in questo scenario che si fa notare Jean Bertrand Aristide, prete cattolico salesiano che diventa leader della "ti-legliz". Il Papa stesso, nella sua visita ad Haiti nel 1983, con le parole, "in questo paese le cose debbono cambiare", sembrò dare una patente di ufficialità al movimento ecclesiale di opposizione a Duvalier.
La transizione voluta dagli USA e dall'esercito fu accompagnata dalle solite stragi. Le elezioni del 1987 furono rimandate di un anno: Manigat, Namphy, Avril, Abraham, Trouillot si succedettero in un alternarsi di colpi di stato e di violenze. Finché, nel 1990 Ertha Pascal Trouillot, membro della Corte Suprema e prima donna Presidente ad Haiti indice le elezioni per il dicembre 1990. Vince Jean Bertrand Aristide, il piccolo prete di parrocchia, con il 67% dei voti. Il suo programma è di quelli che accendono le speranze dei più poveri ed aprono i cuori dei più disperati, che in Haiti sono l'80% della popolazione; ma è un programma palesemente antiliberista e contro gli interessi delle classi dominanti e i dettati degli organismi internazionali: lotta alla corruzione e al narcotraffico, alfabetizzazione capillare e passaggio dalla "povertà estrema" alla "povertà dignitosa".
Haiti vede in lui il suo salvatore. Ma per poco.

 

Curiosità

Haiti: alcune cifre
Meno di 28 mila kmq, 8 milioni di abitanti, 95% neri e 5% mulatti e bianchi. L'80% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà con meno di un dollaro al giorno. La disoccupazione è altissima, al 65%, e chi lavora percepisce appena due dollari al giorno. AIDS è diffuso: 250.000 sieropositivi (dati del 2001).
Religione: l'80% sono cattolici, il 16% protestanti; ma oltre la metà della popolazione pratica i riti vudù.

Il vudù
Il vudù è l'anima profonda del popolo haitiano. Il grande scrittore haitiano Jacques-Stephen Alexis diceva che gli spiriti si sono amalgamati con il corpo della nazione e ne fecondano la terra. Esitono migliaia di "società vudù". Ad Haiti tutto è influenzato dal vudù: la politica, la cultura, le speranze stesse. Una volta le preghiere degli schiavi neri si rivolgevano agli spiriti vudù perché li liberasse dalla schiavitù. Oggi gli dei vudù vengono evocati perché liberino Haiti dalla schiavitù della povertà.

Fond-des-Blancs
A due ore dalla capitale, nascosto sulle montagne, esiste un villaggio, Fond-des-Blancs, dove è possibile incontrare haitiani biondi e con gli occhi azzurri. Sono i discendenti del reggimento polacco che rifiutò di partecipare al massacro di 600 neri ordinato dal generale Leclerc, incaricato dal cognato Napoleone di ristabilire la schiavitù sull'isola. Quando l'imperatore nero Dessalines proclamò l'indipendenza di Haiti nel 1804, si ricordò di quelle centinaia di polacchi ed offrì loro una città e una patria.

 

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