Pubblicato su Politica Domani Num 33 - Febbraio 2004

Costituzione Europea
Il nodo del voto
Le ragioni del fallimento dell'accordo sulla Costituzione europea, durante la Presidenza italiana

di Alessandro Lovato

La questione riguardante il voto a maggioranza qualificata del Consiglio Europeo è stata una delle ragioni principali che hanno portato al mancato accordo sulla bozza costituzionale redatta dalla Convenzione.
Il trattato di Roma del 1957 aveva già previsto la possibilità per il Consiglio, dopo un periodo di transizione, di prendere decisioni a maggioranza qualificata, per esempio in materia di politica agricola comune e di politica dei trasporti. I paesi fondatori si accorsero infatti fin dal principio che il voto all'unanimità avrebbe frenato le ambizioni della nascente comunità. La riforma dell'Atto Unico Europeo del 1986, il trattato di Amsterdam del 1996, ma soprattutto il trattato di Nizza del 2000 riconobbero l'importanza del sistema di voto a maggioranza qualificata, estendendolo ad un numero sempre maggiore di atti legislativi. Ciononostante il diritto di veto è rimasto per alcune materie, quali, ad esempio, la nomina delle istituzioni dell'Unione e le procedure elettorali.
L'attuale maggioranza qualificata è quella sancita dal trattato di Nizza con il quale è stato riponderato il numero di voti attribuito a ciascun paese, in particolare per i paesi più popolosi, affinché la legittimità delle decisioni del Consiglio potesse essere mantenuta in termini di rappresentatività demografica.
La Convenzione europea nella redazione della Costituzione, precisamente nell'articolo 24 del testo, ha nuovamente modificato il sistema di voto introducendo la "doppia maggioranza". Ciò ha scatenato in seno alla Conferenza intergovernativa le ire di Spagna e Polonia. Questi due Stati vedevano infatti ridursi il loro peso elettorale nelle decisioni del Consiglio Europeo. Francia e Germania invece, relativamente penalizzate dal trattato di Nizza, hanno appoggiato la modifica. Così la Conferenza Intergovernativa, presieduta dall'Italia, si è spaccata in due blocchi. Si è arrivati a parlare persino di "Europa a due velocità" vista la gravità della divisione.
È interessante per questo motivo riportare l'opinione al riguardo di Giuliano Amato, vicepresidente della Convenzione. Secondo Amato la doppia maggioranza avrebbe dovuto essere approvata già a Nizza. Allora però non se ne fece niente perché i francesi volevano ad ogni costo difendere la parità politica con la Germania, nonostante la differenza demografica fra i due paesi. Venne quindi imposto un sistema di ponderazione dei voti su base politica non demografica che diede a Spagna e Polonia, con circa 40 milioni di abitanti, praticamente lo stesso peso, nelle votazioni, che avevano la Germania, la Francia, l'Italia e il Regno Unito, che hanno fra i 60 e gli 80 milioni di cittadini. L'ironia della vicenda, secondo l'ex presidente del Consiglio, è che oggi sono gli stessi francesi a riproporre la doppia maggioranza, rinunciando alla parità con la Germania.
L'articolo 24 della bozza costituzionale è stato contestato anche dalla gran Bretagna, per la "passerella". Il Consiglio, secondo l'articolo 24, può decidere all'unanimità di votare a maggioranza qualificata su un determinato tema. Questo stratagemma, che a prima vista può sembrare un controsenso, in realtà tende a creare le condizioni per eliminare totalmente il voto all'unanimità. Per questo motivo la gran Bretagna, tradizionalmente il più "indipendentista" tra gli stati membri, ha espresso le sue reticenze. Di parere opposto Romano Prodi, presidente della commissione europea, secondo il quale "L'unanimità con 25 Stati significa non decisione". D'altro canto con l'ingresso di nuovi Stati nell'Unione è molto più probabile che il diritto di veto venga esercitato con il risultato di frenare il potere decisionale dell'Unione Europea.
Nell'ultima Conferenza intergovernativa di Bruxelles sono tornate alla ribalta sotto nuove forme le antiche divisioni tra "federalisti" e "intergovernativi": tra chi auspica un'unione politica e chi invece la vuole più "atlantista".
In questo clima non certo disteso, come ha agito la presidenza italiana? Berlusconi si è sempre detto ottimista, convinto di poter raggiungere un accordo di alto profilo. In realtà l'ultima riunione della Conferenza intergovernativa è durata solo un'ora, nonostante la presidenza italiana avesse potuto trattenere i capi di Stato e di governo in sessione plenaria per almeno un altro giorno. Nella riunione di Bruxelles e, più in generale, durante tutto il semestre di presidenza italiana, è sembrato che non si sia compresa l'enorme importanza storica della firma della Costituzione. L'Italia che si è espressa con questa presidenza e che ha fallito nel compito di guidare l'Europa verso la Costituzione, non è nemmeno una lontana parente dell'Italia del 1957 che, dopo la tragedia della seconda guerra mondiale, aveva ospitato a Roma la firma dell'istituzione della prima Comunità Europea.

 

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Num 33 Febbraio 2004 | politicadomani.it