Pubblicato su Politica Domani Num 33 - Febbraio 2004

Libri Consigliati


- David Maria Turoldo, Il mio amico don Milani
Servitium Ed., Sotto il Monte 1997, pp. 81, 8,20 euro.
"Un prete irretito fino alla fobia dal sospetto per gli intellettuali: visti come responsabili di una cultura imputabile al più grande tradimento: quello di essersi dimenticati dei poveri" (p. 27). "Io mi vergogno a scrivere quando so che, poi, mi leggerebbero tutti i borghesi: tutt'al più per fare quattro chiacchiere da salotto" (p. 29). Egli è un uomo che è "in lotta per il povero: non certo perché il povero diventi ricco, ma perché diventi un uomo libero, uno che conquisti da sé la sua libertà" (p. 27).

- Norberto Bobbio, Il dubbio e la scelta. Intellettuali e potere nella società contemporanea
Carocci Ed., Roma 2001, pp. 231, 9,30 euro.
Il "vecchio" torinese propone di evitare false generalizzazioni, contestualizzare i giudizi e distinguere fra essere e dover essere. [...] In tempi di crisi delle grandi prospettive di senso chi pensa per mestiere "deve tenere altra via: non fare scommesse sul futuro, ma cominciare a raccogliere alcune conclusioni dell'esame del passato. E metterle in discussione, per tentare altre strade, che tengano conto delle svolte storiche, e dei segni premonitori che le annunciano. La prima espressione della politica della cultura è il dialogo" (p.63).

- Tierno Monénembo, Il grande orfano
Feltrinelli 2003, 179 pp., 12,00 euro.

In Ruanda, nella primavera del '94, gli estremisti dell'etnia hutu massacrarono centinaia di migliaia di tutsi e di hutu che non la pensavano come loro.
Sotto i colpi dei machete morirono donne, anziani, bambini. Fu una carneficina che impressionò il mondo. I commentatori e gli osservatori internazionali tentarono di spiegare all'opinione pubblica i motivi di quella tragedia.
Ma come si fa spiegare un genocidio? Come si fa a raccontare le ragioni che portano a fare a pezzi i propri amici, i propri vicini di casa, i propri parenti? Forse, più di mille articoli o analisi storiche, per capire il dramma del Ruanda serve leggere questo romanzo, breve e intenso, dolce e crudele al tempo stesso.
Il protagonista si chiama Faustin Nsenghimana (di padre tutsi e madre hutu) ed è un quindicenne rinchiuso in una galera di Kigali in attesa di essere condannato a morte. La sua è una testimonianza senza filtri né retorica: il semplice e agghiacciante racconto di un bambino che ha visto l'orrore, che ne ha fatto parte. La crudeltà riaffiora faticosamente nella sua memoria e i ricordi si rivelano autentiche ferite dell'anima, lacerazioni indelebili della coscienza. È un romanzo che fa male: potente come un pugno, doloroso come una coltellata… Ma necessario come una boccata d'ossigeno.
[fonte: www.missionaridafrica.org]

 

Homepage

 

   
Num 33 Febbraio 2004 | politicadomani.it