Pubblicato su Politica Domani Num 33 - Febbraio 2004

Africa
Fumetti in nero
L'arte della vignetta satirica nel continente più oppresso e vessato del mondo

di Leonardo Caponera

Un tratto di matita su un foglio di carta. Un tempo per l'Africa questo significava un nuovo confine, tracciato su spazi vuoti (africani), da colonialisti senza scrupoli (europei) e marcato sul posto con linee di sangue (africano). Con la liberazione dai vecchi padroni bianchi per passare ai nuovi padroni neri (complici dei bianchi), invece, quel tratto di matita è usato per raggiungere il popolo incolto, per affascinarlo con le linee gradevoli del fumetto e l'ilarità delle battute, ed imprimergli nella mente una sorta di coscienza.
La satira nasce nelle menti e nelle voci degli uomini, durante tempi non liberi, e viene stampata su carta, in tempi di democrazia.
La penna ferisce più della spada, e la satira abbassa i potenti al livello delle persone comuni, come loro soggetti allo sberleffo, come loro ripresi quando sbagliano. Una vignetta è molto di più di una decorazione, un momento di svago nella lettura di un giornale: una vignetta è più facilmente comprensibile per le masse, molto più piacevole allo sguardo, di più facile diffusione rispetto ad un articolo, altrettanto pungente: la battuta, infatti, penetra nelle menti, e vi si radica, cova sotto le ceneri, mette in discussione l'autorità, e si realizza nella risata liberatoria.
È per questo che la satira non è mai ben vista dai potenti, di qualsiasi parte politica, che vogliano per sé il controllo dello stato e delle menti. A signori del genere andò l'Africa indipendentista. Non solo i dittatori, ma anche i "democratici" sudafricani pre-abolizione dell'apartheid, censurarono televisione, radio e stampa. Con esse, anche la satira vignettistica, che fino a dieci anni fa rimaneva proibita ai disegnatori e ai lettori africani.
La censura ha molte strade per sortire i suoi effetti: attraverso la forza diretta, con la proibizione del governo e la repressione dei disobbedienti (è il caso di Al'mata,vignettista dell'Observateur, minacciato dalla polizia di Mobutu per una caricatura); attraverso l'autocensura, operata dallo stesso autore per paura di rappresaglie; e attraverso la strada economica : vignette e vignettisti troppo audaci non vengono commissionati, né finanziati, né accettati da chi ha i mezzi per stampare. È questa la censura più diffusa, più efficace, che ha stretto per decenni l'Africa, e mostra segni di ripresa anche in Europa.
In questo modo, la censura sortiva i suoi effetti, ed impediva non solo lo sviluppo, ma anche la nascita della vignetta satirica in Africa. Di fatto, fino a dieci anni fa, in molti paesi africani non era immaginabile che figure politiche di rilievo fossero ridicolizzate su quotidiani ufficiali, anche se indipendenti.
Esistevano, tuttavia, delle brevi storie a fumetti, destinate alla celebrazione di personaggi politici e di nazioni nuove. Fumetti, certo, con argomento politico, ma asserviti al potere dello stato, al soldo del committente, lontani da quella libera espressione di idee che deve caratterizzare la vignetta.
Lentamente, però, l'Africa stava procedendo verso la strada della democrazia, rallentata dalla colonizzazione politica prima, ed economica dopo. Così, nei paesi più liberi, alcuni giornali cominciarono a dare spazio ai vignettisti, che si trovarono di fronte alla difficoltà di introdurre un nuovo codice per un pubblico diverso da quello europeo, avvezzo a leggere vignette. Le prime vignette furono semplici, rozze, basate per lo più sulla derisione a causa di difetti fisici, per poi addentrarsi pian piano a livelli di satira più elevati.
Oggi i principali giornali satirici dell'Africa sono: Le Marabut, le Journal de Jeudi, Gbich, dell'area francofona. Si tratta di una satira ancora neonata, ancora in via di sviluppo, ancora è molto lontana dall'avere sviluppato uno stile personale ed indipendente, ancora molto legata ai modelli europei. Eppure, nel leggere queste vignette, si trova la stessa risata amara, la stessa rabbia covata sotto il tratto della marita, la stessa sferzata pungente al potere che abbiamo disimparato ad apprezzare noi europei, ormai viziati da troppi anni di democrazia per capire l'importanza di un tratto di matita su un foglio bianco. Per l'Africa, invece, quel segno di matita è l'inizio di una nuova era politica: dopo l'umiliazione della colonizzazione e l'oppressione della dittatura, gli albori della libertà. Fisica e mentale.

 

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Num 33 Febbraio 2004 | politicadomani.it