Pubblicato su Politica Domani Num 33 - Febbraio 2004

Diritti negati dei bambini
Un'esperienza drammatica
L'infanzia andrebbe vissuta in un clima sereno e rassicurante; vi sono però situazioni in cui essa è un'esperienza drammatica e viene spezzata sul nascere

di Fabio Cupellaro

Malattie, fame e sfruttamento
In 25 paesi del mondo oltre il 15% dei bambini muore prima di raggiungere i 5 anni di vita di età. Le cause principali sono la diarrea, il morbillo, il tetano, la pertosse,la polmonite: tutte malattie da tempo scomparse in Europa o facilmente curabili, ma che nei paesi del terzo mondo si diffondono ed uccidono perché mancano medici, ospedali, assistenza sanitaria, acqua potabile, istruzione e perciò conoscenza delle norme igieniche.
Un discorso a parte merita l'AIDS, di cui proprio i bambini e gli adolescenti sono le vittime più colpite: soltanto nel 2000 almeno 600.000 bambini al di sotto dei 14 anni hanno contratto il virus dell'HIV e nel 2002 oltre 4,3 milioni di persone sono morte di AIDS, di cui 500.000 bambini. Le zone più colpite sono i paesi dell'Africa subsahariana dove si trovano i tre quarti della popolazione malata.
Sono cronicamente sottoalimentate 800 milioni di persone al mondo, di queste circa 200 milioni sono bambini al di sotto dei 5 anni. La maggioranza delle persone sottoalimentate si trova in Asia e nel Pacifico, dove si vive con meno di un dollaro al giorno.
Inoltre 121 milioni di bambini sono privati del diritto di una istruzione di base, e sono soprattutto le bambine a pagare questo prezzo. La non scolarizzazione infantile è solo una delle conseguenze di un'altra piaga, il lavoro minorile: per pochi soldi sono reclutati piccoli operai che con il loro basso salario mantengono tutta la famiglia. Molti bambini sono impiegati in traffici illeciti o sfruttati nella prostituzione. Nel migliore dei casi i piccoli non vanno a scuola perché sono occupati nelle loro case a vigilare sui fratelli più piccoli, sugli anziani e i malati. Ma c'è un'altra più grave ragione che impedisce a questi bambini di andare a scuola: la partecipazione alle guerre. Si stima che più di 300.000 minori di 18 anni sono impegnati nei conflitti, arruolati sia nelle fila degli eserciti regolari che tra le diverse bande di guerriglia. Tra le zone più toccate da questo fenomeno troviamo soprattutto l'Africa, ma anche in Asia, in America ed in Europa non mancano situazioni di ingaggio e addestramento di piccoli soldati.
[Fonte: Agenzia Fides]

L'Africa, uno dei paesi più colpiti
Dai dati ufficiali emerge che è soprattutto in Africa che i bambini sono più sottoposti a queste drammatiche condizioni. Le ragioni sono diverse. In primo luogo pesano sulle popolazioni africane le conseguenze di più di un secolo di dominio coloniale che ha provocato profonde trasformazioni economiche, sociali e culturali. Lo sfruttamento delle risorse del territorio da parte dei paesi colonizzatori prima, e delle multinazionali straniere dopo, ha portato un forte flusso di valuta dai paesi africani verso gli stati industrializzati che finanziano queste imprese, con grave danno per l'economia locale. Inoltre, tracciando i confini delle nuove nazioni sorte dalle varie colonie sulla base dei loro interessi, spesso gli europei non hanno tenuto conto della composizione etnica delle popolazioni locali: gruppi etnici omogenei sono stati divisi, mentre popoli diversi tra loro sono stati riuniti entro gli stessi confini, scatenando così feroci conflitti etnici ancora in corso e difficilmente sanabili.
La responsabilità del dramma africano è anche dell'incapacità di alcuni governi locali: alcuni hanno tratto vantaggi personali dalla propria posizione, altri hanno sperperato enormi somme in spese militari, altri ancora si sono affidati ad amministratori inesperti o corrotti. Oggi l'economia di molti stati africani è basata solo sulla vendita di materie prime destinate ai paesi ricchi. Soltanto pochi paesi sono riusciti a creare impianti per la lavorazione e la trasformazione delle proprie risorse naturali; tutti gli altri sono costretti ad importare molti beni di prima necessità ed a indebitarsi sempre di più con i paesi occidentali.

Le conseguenze psicologiche
Il ritrovarsi orfani, le atrocità della guerra, le violenze fisiche e sessuali a cui molti di questi bambini sono sottoposti sono eventi traumatici che possono travolgere le capacità dell'individuo di avere comportamenti normali.
La ricerca psicologica ha messo in evidenza alcuni comportamenti tipici nelle vittime di traumi: le relazioni interpersonali sono difficili sia con le persone che si prendono cura di loro, sia con i coetanei, con i quali i bambini traumatizzati sono più aggressivi; i bambini presentano difficoltà di carattere affettivo e spesso manifestano crisi esplosive di rabbia; i piccoli hanno difficoltà nello sviluppo del Sé, in particolare nell'area della comprensione di sé, dell'autostima e dell'efficacia personale.
Non tutti i bambini traumatizzati sviluppano difficoltà, il 40% reagisce in modo positivo. Le risposte al trauma dipendono infatti da diversi fattori quali l'età dei bambini al momento dell'evento, il temperamento, il tipo di relazione genitore-bambino, la coesione familiare, la durata dell'esperienza traumatica, il tipo di stress traumatico.
L'analisi, tratta da Ammaniti, "Manuale di psicopatologia dell'infanzia", appare tuttavia inadeguata se applicata ai piccoli dei paesi più poveri, per l'enormità, la gravità e la durata dei traumi subiti.

 

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