Pubblicato su Politica Domani Num 32 - Gennaio 2004

Conclusa con un quasi nulla di fatto la Nona Conferenza delle Parti
Milano, S.O.S. clima
Molta partecipazione ma pochi progressi.
E intanto la situazione peggiora e Kyoto non basta più

di Alessandro Lovato

Milano, 2-12 Dicembre 2003. Nona Conferenza delle Parti (Cop9). Partecipano oltre seimila delegati delle 189 nazioni che hanno sottoscritto l'accordo di Kyoto e i rappresentanti di 100 organizzazioni internazionali governative e non governative. Oltre al problema riguardante i "crediti" della riforestazione a Milano si è affrontato il problema del budget, i soldi che i paesi industrializzati dovrebbero donare ai paesi in via di sviluppo per consentire l'impianto di tecnologie pulite. Il ministro dell'ambiente Matteoli ha dichiarato di essere soddisfatto dei risultati, nonostante gli Usa abbiano ancora una volta rifiutato di ratificare il protocollo di Kyoto. Il risultato più importante è stato l'avvio del Fondo per i cambiamenti climatici istituito a Marrakesh e già ipotizzato dalla Cina nel 1997: scopo del fondo è finanziare l'impianto di tecnologie industriali a basse emissioni nei paesi in via di sviluppo e nei paesi a minimo sviluppo con un budget minimo di 410 milioni di euro, di poco, quindi, accresciuto rispetto ai 396 milioni provenienti da uno stanziamento già effettuato dall'UE. Su proposta italiana è stato fissato a 60 anni il periodo utile per i crediti forestali: diventa così possibile incentivare progetti forestali sostenibili di lungo periodo. L'Organizzazione Internazionale di Aeronautica Civile (Icao) dovrà ridurre le emissioni degli aerei. Il budget della Convenzione è stato aumentato a 35 milioni di dollari, destinati al trasferimento delle tecnologie nei paesi in via di sviluppo.
Se le foreste fossero filtri dell'aria e non semplici serbatoi di carbonio, se 35 milioni di dollari bastassero per trasferire tecnologie a bassa emissione nei paesi in via di sviluppo, con il ministro potremmo essere tutti soddisfatti, ma sfortunatamente così non è. Le nuove stime dell'Ipcc, appena pubblicate, sono decisamente catastrofiche. Si calcola che nella più ottimistica delle ipotesi, se cioè il protocollo di Kyoto venisse adottato da tutti, il livello dei mari salirebbe comunque. I sindaci delle quindici più grandi città costiere, tra cui Venezia, Rio de Janeiro, Dublino, Fukuoka, Beirut, Dakar, hanno scritto a Bush per chiedere un maggior impegno per contrastare il cambiamento climatico e i suoi fenomeni estremi. Inoltre solo lo scorso anno, un unico uragano arrivato sulle coste USA, provocò danni per 30 milioni di dollari, poco se confrontato con i 5,2 miliardi di dollari annui di danni (in media) negli ultimi 74 anni. Lo scenario è sconvolgente: probabilmente di Venezia potremo serbare solo qualche ricordo e dovremo abituarci alle catastrofiche conseguenze degli sconvolgimenti della natura.
Se Kyoto non basta occorre trovare, e subito, un nuovo accordo. Rimane il problema di convincere tutti a firmare un protocollo ancora più restrittivo di Kyoto. Si potrebbe pensare, come suggerisce Salvatore Mercogliano, direttore generale dell'Unione Italiana Industria Conciaria, a una forma di etichettatura, una "Ecolabel" che garantisca la qualità ecologica dei prodotti. A parità di design e di qualità dei materiali, dice Mercogliano, i consumatori preferirebbero i prodotti ecologicamente compatibili. Basterebbe comprare solo questi prodotti per costringere a ratificare Kyoto le nazioni che ancora non l'hanno fatto, colpendole paradossalmente nella produzione industriale, la stessa che hanno cercato anacronisticamente di salvare non firmando il protocollo.

 

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Num 32 Gennaio 2004 | politicadomani.it