Pubblicato su Politica Domani Num 32 - Gennaio 2004

Cinema
Kurosawa Kiyoshi, regista a tutto campo
Le opere del regista giapponese spaziano dalle commedie leggere all'horror. Ma nei suoi film più importanti sui protagonisti, antieroi, pesa la solitudine e l'angoscia dell'incertezza di un'esistenza vissuta in una società destinata a fallire

di Alessandro De Angelis

Kurosawa Kiyoshi è oramai riconosciuto come uno dei più interessanti registi giapponesi contemporanei, apprezzato in tutti i maggiori festival europei. Il regista è anche saggista e docente di cinema alla Eiga Bigakko di Tokyo.
Nato a Kobe nel 1955, studia cinema alla Rikkyo Daigaku sotto Hasumi Shigehiko, critico cinematografico e rettore dell'Università di Tokyo.
Durante gli anni '70 gira alcuni film in super 8, ma è con gli anni '80 che inizia la sua produzione ufficiale. Diventa assistente di Somai Shinji e, iniziando dal basso, gira film horror ed erotici a basso costo, molto lontani dai capolavori degli anni '90. Già in questi film comunque si riscontra un'ironia e una tendenza alla sperimentazione propria dei lavori successivi e la presenza di attori che ritorneranno nei suoi film migliori: Osugi Ren, Suwa Taro, Doguchi Yoriho e, soprattutto, Aikawa Sho e Yakusho Koji, intenso protagonista di quasi tutti i suoi capolavori.
Il più famoso dei suoi primi film è certamente Doremifa musume no chi wa sawagu (L'eccitazione della ragazza do-re-mi-fa, del 1985). La giovane protagonista (Dôguchi Yoriko), un'ingenua ragazza di campagna segue un musicista in una strana università di Tokyo. Qui, in una sorta di viaggio iniziatico, sarà introdotta in un mondo complesso e sensuale del quale imparerà a far parte abbandonando tutta la sua ingenuità. Kurosawa è un grande ammiratore di Godard, la cui influenza sulle sue opere appare già da questo film: il gusto per la sperimentazione, le ambientazioni, i paesaggi deserti, gli interni spogli nei quali vagano come perduti i protagonisti, il senso dell'umorismo. Tutti elementi propri del Kurosawa maturo.
Seconda metà degli anni ottanta, il regista si sposta verso l'horror. Collabora con Itami Juzô, autore di Suito homu (Sweet home), un horror commerciale molto lontano dall'atmosfera tipica del thriller alla Kurosawa. L'influenza di Itami non giova a Kurosawa.
Il vero successo arriva negli anni novanta. Tra il '95 e il '96 gira sette film: i sei episodi della serie Katte ni shiyagare, divertenti commedie, e il terzo episodio della serie Door, decisamente più inquietante. Gli episodi di Katte ni shiyagare, benché commedie, dimostrano già l'abilità del regista nell'uso delle sequenze, della profondità di campo e della carrellata laterale. Le trame sono semplici, i protagonisti sono due sfortunati e romantici antieroi, eppure il regista è abilissimo nel passare con disinvoltura dal thriller alla commedia.
Nel '97 il regista gira in sole quattro settimane Fukushu (Vendetta), uno yakuza eiga dalla trama abbastanza scontata ma dalla regia personale e di forte impatto emotivo, e il suo seguito, una seconda puntata più originale e interessante. Infine gira Kyua (Cure), il suo film più conosciuto, che riscuoterà grande successo in tutti i maggiori festival mondiali. In Kyua il regista realizza un cinema profondo e intenso, in cui la razionalità della forma rivela tutta l'irrazionalità dell'essere umano.
Nel '98 arriva un altro grande successo Ningen gokku (Licenza di Vivere): la storia di un ragazzo che si sveglia dopo un coma di dieci anni e vede con gli occhi di un bambino la disgregazione del mondo che lui conosceva. Nel film, commovente, il protagonista, un antieroe ai margini del mondo, non riesce a capire la realtà intorno a lui e cerca di darle un ordine impossibile che è destinato a cadere.
Nel '99 Kurosawa gira il film forse più complesso della sua carriera, Karisuma (Carisma). La sequenza iniziale farebbe pensare a un film di genere; la pellicola però si trasforma in una specie di opera metafisica nella quale, volutamente, non è possibile trovare una visione univoca. Nel film, come negli altri emerge il senso di inquietudine e di smarrimento di chi è costretto a vivere in una società allo sbaraglio. L'ombra dell'apocalisse si stende su tutte le successive opere del regista.
Nel '99, in Vana illusione, un'interessante storia d'amore ambientata in un futuro post-giapponese, Kurosawa lavora con i suoi studenti. Con il passare degli anni il suo cinema si fa sempre più illusorio e impalpabile.
Nel 2001 il regista giapponese gira Kairo. Ricompaiono temi cari al regista: la morte e la solitudine, l'ambiguità e l'incertezza delle scelte e del proprio ruolo, l'impossibilità di portare ordine in un mondo affidato al caos.
Fra gli ultimi lavori del regista ci sono: Akarui mirai (Bright Future), presentato al Tokyo FilmEx, una specie di film d'autore su commissione che concorrerà poi nella selezione ufficiale di Cannes 2003, e Doppelganger (settembre 2003) che segna un ritorno alle atmosfere horror.

 

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Num 32 Gennaio 2004 | politicadomani.it