Pubblicato su Politica Domani Num 32 - Gennaio 2004

Matematica
Emmy Noether
Hilbert, Einstein Weyl, Alexsandroff sono solo alcuni dei grandi che riconobbero in lei il genio matematico; eppure ancora oggi Emmy Noether è quasi sconosciuta

di Vittorio Alessandrelli

Nel 1935, l'anno della sua morte, Albert Einstein scrisse in una lettera sul New York Time, "Nel giudizio dei più competenti matematici viventi, Fraulein Noether è stata l'esempio più significativo di genio matematico creativo, che sia mai comparso da quando le donne hanno avuto accesso all'istruzione superiore".
Nata a Erlangen, in Germania nel 1882, figlia del matematico Max, Emmy Noether con una perseveranza ammirevole, superando una serie numerosa di difficoltà e ostacoli di ogni sorta che i pregiudizi e le leggi le mettevano continuamente davanti, riuscì a diventare uno dei più grandi algebristi del secolo.
Dapprima conosciuta per i suoi profondi Teoremi nella teoria degli anelli, che oggi in suo onore si chiamano 'noetheriani', Emmy si spinse nelle sue ricerche successive così in avanti, che dopo di lei il pensiero algebrico ne riuscì completamente rinnovato e mutato. Disse di lei il grande matematico sovietico P. S. Aleksandroff: "Ella ci ha insegnato a pensare con semplicità e in generale, attraverso concetti come le immagini omomorfe, i gruppi e gli anelli con operatori, gli ideali, … evitando complicati calcoli algebrici".
Emmy aprì ai matematici una via completamente nuova, illuminata dalla scoperta di fatti algebrici, che i metodi precedenti avevano reso tortuosa ed oscura.
Malgrado le sue straordinarie doti intellettuali e l'importanza delle sue scoperte, i riconoscimenti che grandissimi matematici come David Hilbert e Hermann Weyl le tributarono, Emmy condusse una vita grama e precaria a causa del trattamento miserabile e offensivo che le università tedesche le riservarono, dove per molti anni non poté tenere lezioni e corsi sotto il suo nome. Hermann Weyl scriverà più tardi, che anche quando le autorità della Germania nazista le impedirono di svolgere qualsiasi tipo di attività di insegnamento: "Il suo coraggio, la sua franchezza, la sua serenità di fronte al suo destino, furono in mezzo a tutti gli odi, le meschinità, la disperazione e il dolore un vero sollievo morale". Costretta ad abbandonare la Germania dalle autorità naziste nel 1933, Emmy si trasferì negli Stati Uniti dove morì soltanto due anni dopo il suo arrivo, all'età di cinquantatre anni.
La scelta di Emmy di dedicarsi alla matematica non fu una scelta precoce: pur essendo figlia di uno dei più illustri matematici del suo tempo, o forse proprio per questo, ella dapprima non si interessò affatto a questa scienza. Emmy studiò presso la scuola superiore femminile di Erlangen. Voleva diventare insegnante di lingue: approfondì lo studio dell'inglese e del francese per sostenere l'esame di abilitazione all'insegnamento di queste lingue, e nel 1900, prese ad insegnare nelle scuole per ragazze della Baviera.
Emmy però non diventerà mai insegnante di lingue: dopo aver conseguito l'abilitazione, esplode improvviso il suo interesse per la Matematica, e allora ella decise di intraprendere una strada difficile per tutte le donne del suo tempo, quella di studiare all'Università.
Allora le donne in Germania, e non soltanto, erano autorizzate a studiare all'università soltanto in modo non ufficiale, e ciascun professore doveva dare il suo consenso perché delle ragazze potessero frequentare i suoi corsi.
Emmy ottenne il permesso di frequentare dei corsi presso l'Università di Erlangen dal 1900 al 1902.
Successivamente, dopo aver superato un esame presso l'università di Norimberga, nel 1903 giunse presso quella che era la più prestigiosa Università della Germania, a Göttingen, dove nel biennio 1903-1904 seguì le lezioni di Hilbert, Klein, Minkowski. Nel 1904 Emmy ottenne il permesso di immatricolarsi presso l'università di Erlangen e nel 1907 ottenne un dottorato dopo aver lavorato sotto la guida di Paul Gordon. Completato il dottorato, la normale progressione accademica prevedeva l'abilitazione, ma questa strada era preclusa alle donne, e così Emmy rimase ad Erlangen aiutando il padre a portare avanti il suo lavoro e proseguendo nelle sue ricerche, influenzate dai lavori di Hilbert.
La reputazione internazionale di Emmy cresceva rapidamente, con l'apparire delle sue pubblicazioni. Nel 1908 fu eletta membro del prestigioso Circolo Matematico di Palermo e, nel 1909, divenne socia di altre importanti Istituzioni Scientifiche. Nel 1913, terrà delle lezioni a Vienna.
Nel 1915, Hilbert e Klein invitarono Emmy a tornare a Göttingen, e la persuasero a rimanervi mentre essi combattevano un'aspra battaglia con le autorità accademiche, per averla ufficialmente nella Facoltà. Soltanto nel 1919, forse anche per il cambiato clima politico, fu accordato a Emmy il permesso di accedere all'abilitazione: durante questi quattro anni Hilbert aveva potuto far lavorare Emmy in corsi e lezioni che ufficialmente comparivano sotto il suo nome ("Seminario di Fisica-Matematica: Professor Hilbert con l'assistenza della Dottoressa Emmy Noether, tutti i lunedì dalle 16 alle 18: nessuna tassa è dovuta").
Quando Emmy giunse a Göttingen lo fece accompagnata da uno dei suoi capolavori, un risultato di Fisica Teorica, al quale ci si riferisce appunto come al 'Teorema di Noether', in cui si dimostra la stretta relazione esistente tra le simmetrie in fisica e i principi di conservazione. Questo risultato, basilare tra l'altro per la Teoria della Relatività, fu encomiato da Albert Einstein in una lettera a Hilbert.
Dal 1919 cominciano i suoi studi di algebra, in particolare intorno alla teoria degli ideali che nelle sue mani diede nuova forma e nuova vita all'intera Algebra, tanto che ella si meritò di essere chiamata la mamma dell'algebra astratta.
Nel 1924, B. L. van der Waerden, un grande matematico olandese, allora suo allievo, scrisse il libro Moderne Algebra, in due volumi, considerato la Bibbia degli algebristi, il secondo volume del quale è interamente basato sulle idee e i risultati della Noether. Il libro si intitola oggi semplicemente Algebra, perché con questo termine si intende proprio la nuova disciplina fondata dalla Noether.
Emmy contribuì alle edizioni dei Mathematische Annalen, sui quali molti dei suoi lavori comparvero non sotto il suo nome, ma sotto quello di suoi allievi, in particolare quello del grande matematico austriaco Emil Artin.
A riconoscimento degli eccezionali contributi da lei dati allo sviluppo della matematica, nel 1928 venne l'invito al Congresso Internazionale di Matematica a Bologna, e a quello di Zurigo del 1932, anno in cui con Artin ricevette il Teubner Memorial Prize for the Advancement of Mathematical Knowledge.
Nel 1933 il governo nazista appena insediato in Germania la costrinse alle dimissioni, in quanto di origine ebraica. Emigrò negli Stati Uniti, dove insegnò nel Bryn Mawr College e l'Institute for Advanced Study di Princeton, una delle più prestigiose Università del mondo, lo stesso che vedrà ospiti Einstein ed Hermann Weyl. Quest'ultimo nella commemorazione di Emmy in occasione della sua morte disse: "Quanto ella ha significato per l'Algebra non può essere letto interamente nelle sue memorie; ella ha esercitato un formidabile stimolo alla ricerca, e molte delle sue idee hanno preso corpo soltanto nell'opera dei suoi allievi e coautori".
E van der Waerden scrive :
"Con Emmy Noether, le relazioni tra i numeri, le funzioni, e le operazioni acquistarono trasparenza, suscettibili di generalizzazione e infine veramente produttive soltanto quando furono sganciate da ogni particolare oggetto concreto e ridotte alle pure relazioni concettuali".
Ed è questo propriamente il significato generale dell'Algebra Astratta.
Nella storia dell'emancipazione femminile, fuori da contesti matematici, molte donne preferiscono Virginia Woolf a questa donna gentile e riservata, ma con una volontà pari soltanto alla sua straordinaria intelligenza. È giunto invece il tempo di assegnare ad Emmy Noether il posto che le spetta, alla quale essa ha contribuito senza clamori e senza proclami.

 

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