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Israele
Caro Generale, scusa se disobbedisco Chi sono i Refusenicks e perché fanno paura ad Israele di Roberto Palladino In Italia, fino al 1972, chi rifiutava di fare la naja finiva in galera. Qualche mese dietro le sbarre e la fedina penale sporca per quei (pochi) anarchici, Testimoni di Geova, pacifisti, socialisti e cattolici che, per ragioni diverse, non volevano passare due anni della propria vita a fare la guardia a caserme e confini. In Israele per lo stesso motivo in galera ci si finisce ancora oggi. Lo sanno bene Haggai Matar, Noam Bahat, Shimri Tsameret, Adam Maor e Matan Kaminer, i cinque ragazzi israeliani condannati il 4 gennaio, dopo un anno di carcere preventivo, a scontare un altro anno di prigione per aver detto no al servizio militare. I cinque fanno parte dello "Shministim", un gruppo di studenti delle scuole superiori contrari all'occupazione da parte di Israele dei territori palestinesi e che per questo rifiutano di prestare servizio militare. Un diniego che le alte sfere dell'esercito non hanno voluto tollerare. Secondo la sentenza della Corte Militare di Jaffa : "concedere l'esenzione ai cinque avrebbe significato mettere in pericolo l'intero paese". Parole da cui emerge chiaramente il timore che possa diffondersi il malcontento dei giovani nei confronti delle rigide norme che regolano il servizio militare in Israele. La sentenza vuole essere un esempio, per i più, dell'inevitabile prezzo da pagare per avere un po' di sicurezza. Eppure qualcosa sta cambiando. Sono molti, infatti, in Israele a non condivider la politica del governo. Nel 2001 venne resa pubblica la "lista dei 62", una petizione fatta da 62 giovani che avvertivano il governo che non avrebbero servito nell'esercito. Il colonnello israeliano Eytan Ronel si è dimesso per protesta dallo Stato Maggiore. Il 24 gennaio si svolgerà a Tel Aviv una manifestazione di sostegno al piano di pace di Ginevra. I movimenti a favore della pace e di una soluzione equa del problema palestinese stanno diventando sempre più radicati fra la gente. Probabilmente anche Sharon se ne rende conto, visto che al congresso del Likud non ha esitato a sfidare il suo partito dicendo di essere favorevole alla creazione di uno stato palestinese e allo smantellamento di alcuni insediamenti ebraici nei Territori. Il Primo Ministro israeliano è stato sonoramente fischiato e l'annuncio ha scatenato episodi di violenza, ma Sharon non si è fatto intimidire.
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Num 32 Gennaio 2004 | politicadomani.it
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