Pubblicato su Politica Domani Num 32 - Gennaio 2004

Oro blu
L'acqua non è una merce, è un diritto
L'acqua è un diritto universale. È tuttavia anche una ricchezza
su cui si stende minacciosa l'ombra delle multinazionali

di Maria Mezzina

16 aprile 2001, New York Times, "Per il Texas, oggi, l'oro liquido è l'acqua, non il petrolio". Il commento è a proposito della crisi idrica in Texas. Nulla di nuovo. Già nel 1995 il Vice Presidente della Banca Mondiale, Ismail Serageldin, aveva previsto: "Se le guerre delVentesimo secolo sono state combattute per il petrolio, quelle del Ventunesimo avranno come oggetto del contendere l'acqua". La guerra in Iraq allora (1991 e 2003) assume una luce diversa e un po' malinconica: è l'ultima guerra del secolo per il dominio sul petrolio, e chi l'ha così fortemente voluta sembra persino demodé e un po' patetico.
Alcune grandi multinazionali si stanno adoperando per accaparrarsi il diritto di proprietà e di distribuzione delle acque potabili. La francese Vivendi Universal è una multinazionale del settore dei media e delle comunicazioni: cinema, editoria, televisione, musica, internet e telecomunicazioni. La Vivendi Environment è il ramo della multinazionale che si occupa di acqua (17,5 miliardi di dollari) e, con la Suez Lyonnaise des Eaux, altro gigante francese, domina un impero che si estende su 120 paesi. La Vivendi Environment si occupa di acqua, trattamento dei rifiuti, energia e trasporti. Ora sta tentando la scalata all'enorme mercato americano (90 miliardi di dollari) nel quale però incontra come concorrente l'americana General Electric che con la Banca Mondiale sta creando un fondo di investimento per privatizzare l'acqua e l'energia elettrica in tutto il mondo.
Come tutte le merci che hanno un valore e quindi un prezzo, anche l'acqua ha un valore e pertanto ha un prezzo. Il prezzo lo fa la legge del mercato della domanda e dell'offerta. In condizioni di scarsità di acqua potabile aumenta la domanda e quindi aumenta il prezzo. Questo il concetto - semplice - che WTO, Banca Mondiale e multinazionali intendono far passare. E poiché l'acqua sta diventando sempre più scarsa è logico che il prezzo aumenti. Così, tanto per rimanere in Europa, in Francia le bollette dell'acqua sono aumentate del 150% e in Inghilterra del 450%. Mentre i profitti delle compagnie inglesi sono aumentati del 692% e gli stipendi dei top manager sono cresciuti del 700%. All'aumento delle bollette si è accompagnato, paradossalmente, un peggioramento della qualità dell'acqua: in Francia 5,2 milioni di persone ricevono acqua batteriologicamente inaccettabile. In Inghilterra i casi di dissenteria sono diventati sei volte più frequenti.
Esiste un modo per spezzare questo maleficio? Ci hanno provato in Argentina: quando una sussidiaria della Suez Lyonnaise ha acquistato l'azienda idrica statale, i prezzi sono raddoppiati e la qualità dell'acqua peggiorata; allora la gente ha bloccato il pagamento delle bollette costringendo la società a lasciare il paese. A Cochabamba, in Bolivia, ci sono state lotte sanguinose durate vari mesi: i cittadini avevano bloccato la città per quattro giorni, uno sciopero generale e una marcia di milioni di dimostranti aveva interrotto i trasporti, era stata formalmente avanzata la richiesta del "diritto universale all'acqua". Nonostante il Governo avesse imposto la legge marziale per domare la rivolta, la Aguas del Tunari e la Bechtel, subentrate all'azienda idrica municipale, sono state costrette ad andarsene e a riconsegnare l'azienda alla comunità.
C'è sempre qualcosa di profondamente falso e ingannevole nell'affermazione che il bene di una comunità è meglio garantito da una "joint venture", un potente gruppo privato, piuttosto che dalla comunità stessa, direttamente - come è accaduto e accade in molte piccole realtà - o attraverso i suoi amministratori democraticamente eletti. Come se l'abilità e il successo negli interessi privati fossero automaticamente una garanzia per l'interesse della comunità.
Nel caso delle risorse idriche e dell'acqua potabile è interessante (e opportuno) riflettere su un paio di frasi che appaiono in uno dei rapporti annuali della Coca Cola: "Noi tutti della famiglia della Coca-Cola ci svegliamo ogni mattina sapendo che ognuno dei 5,6 miliardi di abitanti della terra quel giorno avrà sete. Se riusciremo a rendere impossibile a quei 5,6 miliardi di persone di sfuggire alla Coca-Cola, avremo assicurato il nostro successo futuro per molti anni. Qualsiasi altra opzione non è da prendere neppure in considerazione". In Messico, nelle maquiladoras, l'acqua potabile è così scarsa che i bambini bevono Coca-Cola o Pepsi.
Se questo non è cannibalismo...

 

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Num 32 Gennaio 2004 | politicadomani.it