Pubblicato su Politica Domani Num 30 - Novembre 2003

Giovanni Paolo II
Testimone di Dio e dei poveri
La sua malattia e la sua debolezza fisica per dar voce agli ultimi

di Simona Ottaviani

Mi pare un grosso privilegio aver ricevuto due benedizioni dal Papa nell'arco di pochi giorni. Quattro, per l'esattezza. La prima in occasione del 25° anniversario di pontificato, l'altra per la Beatificazione di Madre Teresa di Calcutta. Durante le celebrazioni non facevo altro che ripetermi "Speriamo che non si arrenda, che riesca a tenere duro ancora per tanto tempo".
Non c'è che dire, è un grande comunicatore, un carismatico come ce ne sono pochi, si è fatto portavoce di tante necessità, ha girato il mondo seguendo l'invito di Cristo ad annunciarlo fino agli estremi confini della terra.
Quella voce tremante ma decisa suscitava tenerezza: di un'omelia ha letto le prime e le ultime dieci righe, la seconda non l'ha neppure iniziata.
Di quest'uomo colpisce la forza di volontà, ma soprattutto il modo in cui testimonia che la grandezza e la forza di carattere possono andare d'accordo anche con la malattia e la debolezza del corpo.
E della malattia che lo rende debole ha fatto quasi un vessillo. È come se avesse deciso di rappresentare in questo modo tutti i poveri, gli ammalati, i deboli del mondo, quegli ultimi che il Vangelo raccomanda sempre alla nostra attenzione, alla nostra accoglienza e al nostro cuore.
La malattia e la stanchezza che non nasconde, anzi, che mostra senza riserve alle telecamere e agli obiettivi di tutto il mondo gli danno la possibilità di dare voce a quei milioni di uomini stanchi, malati, poveri che sono la stragrande maggioranza della popolazione mondiale e che altrimenti nessuno ascolterebbe.
Sono gli stessi poveri e sofferenti che la Teresa appena beatificata aveva deciso di servire e che lui sembra voler portare davanti agli occhi di tutti.
L'omelia dell'anniversario diceva che tanti dei giovani di oggi, quelli con meno di 25 anni, hanno conosciuto un solo Papa, soltanto Wojtyla. Sarà per questo che gli siamo così affezionati.

 

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