Pubblicato su Politica Domani Num 30 - Novembre 2003

Nobel per la pace 2003
Shirin Ebadi, donna avvocato, un Nobel per i diritti
Le ragioni di un Nobel che ha sorpreso tutti, l'Iran per primo

di Roberto Palladino

Quando l'Accademia di Svezia ha pronunciato quel nome, Shirin Ebadi, i quotidiani di mezzo mondo hanno dovuto cambiare i titoli delle prime pagine già pronti da settimane. Sulle nove colonne vicino al Nobel per la pace era già scritto il nome di Giovanni Paolo II. Molto più di un semplice candidato, il Papa era indicato come il vincitore più ovvio di questa edizione del premio Nobel. Troppo ovvio, forse, dato il significato più politico che celebrativo che ogni anno viene assegnato al premio dall'Accademia di Svezia.
Ecco quindi che a vincere su tutti è stata questa piccola donna, che non mette lo chador, ma che è fiera di essere musulmana e che 20 anni fa, prima della rivoluzione islamica, era uno dei magistrati più famosi del suo paese. Tanto noto che il regime degli Ayatollah, che la costrinse a dimettersi da giudice, le offrì un altro incarico. Lei rifiutò, continuò con la carriera legale e andò a tutelare i diritti di coloro che nel nuovo corso dell'Iran sarebbero stati più svantaggiati: le donne ed i bambini. E così Shirin Ebadi scelse la via più difficile, quella che l'avrebbe portata in carcere, ma anche quella che, tra mille ostacoli, le avrebbe poi dato tante piccole, grandi soddisfazioni. Come la condanna di alcuni agenti segreti che avevano ucciso, nel 1998, il dissidente Dariush Forouhar e sua moglie. Nel processo Shirin, che era parte civile, tutelava ancora una volta i diritti dei più deboli.
La prima donna iraniana ha ricevuto il Nobel per la pace per "i suoi sforzi per la democrazia e i diritti umani", recita il comunicato ufficiale. Ed è proprio questo il punto centrale, la ragione e la speranza del premio di quest'anno. Mai come oggi l'Iran si presenta come un paese a più facce, in cui l'equilibrio tra democrazia e fondamentalismo islamico viene ridisegnato ogni giorno, nel tentavo di conciliare due realtà difficili da gestire insieme. A tentare di mantenere la barra al centro è il presidente Kathami, un volto quasi occidentale, con la sua barba curata e la montatura degli occhiali a vista, ma sempre vestito con gli abiti della tradizione. Kathami è la prova, anche nel suo aspetto, della difficoltà di dare all'Iran la forma di uno stato moderno senza alimentare il fuoco del fondamentalismo e scatenare l'ira degli Ayatollah che 24 anni fa decisero che sarebbe stato il Corano a dettare legge in Iran.
La prudenza ha fatto si che Kathami si complimentasse con la sua cittadina più famosa solo dopo quattro giorni dal Nobel, e con l'ammonimento a non perdere di vista le ragioni dell'Islam. Lei, il piccolo avvocato, non si illude che questo premio possa proteggerla o dare più forza alla sua azione, perché finire sotto i riflettori di tutto il mondo, quando gli equilibri sono fragili, può avere conseguenze terribili. I precedenti non mancano. Sia Sadat presidente egiziano che Rabin presidente Israeliano, furono uccisi poco dopo aver ricevuto il Nobel per la pace. Un premio scomodo, quindi, che Shirin Ebadi ha annunciato di voler condividere con tutti i difensori dei diritti umani nel mondo. Conscia del rischio che questo premia vada a suscitare tentazioni di intervento in Iran da parte di chi dall'esterno volesse affrettare a suo modo il lento processo riformista iraniano, il Nobel per la pace ha affermato: "Non ci appoggiamo a paesi stranieri, ci reggiamo sulle nostre gambe, non vogliamo che siano gli stranieri a imporre i diritti umani". George W. Bush e la democrazia esportata con l'esercito, sono avvisati.

 

Chi è Shirin Ebadi

L'avvocato iraniano ed attivista dei diritti umani, Shirin Ebadi, è nata nel 1947. Si è laureata all'università di Teheran in legge. Negli anni 1975-1979 è stata Presidente del Tribunale di Teheran, una delle prime donne giudice di tutto il paese. In seguito alla rivoluzione del 1979, è stata costretta a dimettersi. Attualmente esercita come avvocato ed insegna all'Università di Teheran.
Ebadi è un'attivista dei diritti dei rifugiati, delle donne e dei bambini. È la fondatrice e leader dell'Associazione per l'aiuto ai diritti dei bambini iraniani. Ha scritto alcuni libri ed articoli sui diritti umani. Ha lavorato attivamente per scoprire i responsabili dell'attacco contro il campus dell'università di Teheran che provocò la morte di numerosi studenti, durante le proteste del 1999. Per la sua attività pubblica è stata arrestata più volte.

[Fonte www.nobel.se]

 

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