Pubblicato su Politica Domani Num 30 - Novembre 2003

India
Dalla parte delle bambine
Dagli aborti selettivi alle morti per dote. La lotta per la sopravvivenza delle donne indiane

di Roberto Palladino

Tutta colpa di un piccolo spermatozoo, portatore del cromosoma X invece di quello Y, ed ecco che in India le speranze di venire al mondo si riducono, e molto. Sì perché nel continente indiano (difficile definire nazione un paese con un miliardo di abitanti) concepire una bambina vuol dire avere nel grembo una disgrazia. Un altro peso per chi già lotta dal mattino alla sera per mettere insieme un po' di cibo nel piatto. Un fardello che impegna la famiglia a dare alla nuova arrivata tutto, anche quello che non si ha. Il motivo è una tradizione che vuole che le ragazze portino al momento del matrimonio una dote molto ricca, che oggi, spesso, vuol dire un televisore ed un frigorifero. Un vero e proprio tesoro, che nell'India dei mendicanti e dell'arte di arrangiarsi significa, per una famiglia, essere condannata ad una vita di debiti e stenti, oppure anche, a volte, condannare a morte la sposa. Infatti, sono migliaia le giovani mogli indiane uccise ogni anno, spesso bruciate vive, dai propri mariti perché scontenti della consistenza della dote. Il fenomeno è talmente diffuso da essere previsto nel codice penale indiano con il nome di "dowry death", morte per dote. Un dramma tutto al femminile, che solo recentemente, grazie soprattutto al lavoro dell'associazione Vimochana, comincia ad emergere, così come stanno emergendo le terribili cifre delle selezioni prenatali. Nella sola Bombay - denuncia l'Unicef - su 8000 aborti praticati, 7999 riguardano feti di sesso femminile. Difficile calcolare il numero esatto delle interruzioni selettive che, secondo alcune stime, raggiungono in tutta l'India la cifra di cinque milioni di feti femminili ogni anno. Una strage, un vero e proprio "crimine contro l'umanità" secondo l'Unicef. La selezione è compiuta grazie ad ecografie e amniocentesi praticate da medici conniventi spesso illegalmente. Infatti, dal 1994 il Prenatal Diagnostic Techniques Bill, vieta ai medici indiani di comunicare in anticipo il sesso del nascituro. Il provvedimento, nato proprio per contenere le interruzioni di gravidanza selettive, viene però spesso aggirato da medici che girano nei villaggi indiani muniti di apparecchi per le ecografie portatili e che praticano così indisturbati gli aborti clandestini. Dopo le denunce e le pressioni di molte Organizzazioni Non Governative, il problema è ora preso molto sul serio anche dal governo del premier indiano Atal Behari Vajpayee: non si vuole infatti che l'India possa perdere quell'immagine di paese tecnologicamente avanzato e in rapida fase di ammodernamento, costruita faticosamente negli ultimi anni. Il problema è però complesso da risolvere, perché nel paese, a causa di tradizioni vecchie di secoli, i diritti delle donne stentano ad affermarsi e perché tutto, poi, è drammaticamente complicato dalla fame e dalla povertà.

[Fonti: www.unicef.it - www.stringer.it - www.onuitalia.it - "In India, la dote letale" di Roland-Pierre Paringaux da Le Monde Diplomatique Ed. Italiana, Maggio 2001]

 

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Num 30 Novembre 2003 | politicadomani.it